Bergamo e Milano, dai fronti di lotta del Si Cobas: battere la paura!

Riceviamo e pubblichiamo:

Torre Boldone (Bergamo)

Il pensiero di tutto il si cobas va alla famiglia di  Adam (lavoratore SDA di Torre Boldone) morto dopo due settimane  in una sala di rianimazione dell’ospedale di Seriate in seguito all’annuncio da parte del padrone di casa dello sfratto.  Dopo aver lottato per difendere la sua dignità e i suoi diritti nella lotta alla SDA ha lottato contro il male estremo ma purtroppo ha dovuto soccombere.

Il responsabile della sua morte non ha un nome e cognome di un individuo, ma quello del  sistema economico capitalista che non lascia scampo ai proletari che devono vivere del loro salario, come non ha lasciato scampo a Mohamed morto per un malore nei campi di Nardò a raccogliere pomodori per padroni già inquisiti ma che restano liberi di sfruttare e far morire i nuovi schiavi nel più completo disinteresse delle cosiddette istituzioni.

Cosi come il mare non ha lasciato scampo a migliaia di esseri umani proletari, provenienti da tutto il mondo, morti nella ricerca di pezzo di pane che questo sistema economico capitalista gli ha negato.

La nostra lotta, per migliori condizioni salariali e lavorative, continuerà anche nel nome di Adam,  per dare un minimo di dignità ai lavoratori e alle loro famiglie, contro i padroni che sfruttano e si arricchiscono sulla pelle di milioni di proletari di tutto il mondo.

Una promessa siamo in grado di farla. Parafrasando una canzone di P. Bertoli: “Non vincono, non vinceranno, non hanno domani, perché la forza è il puntello  impugnato da oneste fortissime mani”.

 Il puntello che impugnano i lavoratori contro i padroni è la forza dell’unità con cui vinciamo le battaglie contro le coop e committenti, come quella che Adam ha vinto a Torre Boldone contro SDA, BATTENDO LA PAURA, con la solidarietà di tutti i lavoratori. Dobbiamo solo vincere la battaglia finale contro il capitale.

Questo è quello che stiamo costruendo ed in questa direzione vanno le nostre lotte e la nostra organizzazione: la liberazione dal salario e dai parassiti del capitale.

Siccome la vita è fatta di materialità e non solo di parole, Attiveremo, sia come si cobas che come lavoratori, un minimo di sostegno economico di cui si faranno carico tutti i coordinamenti provinciali per sostenere inizialmente la famiglia di Adam affinché nel frattempo possa trovare una soluzione dignitosa.

Da San Giuliano (Milano)

Dopo lo sciopero di martedì mattina, che facendo seguito allo stop nazionale della settimana precedente, ha paralizzato le attività del magazzino Gls di S. Giuliano …. i nodi sono venuti al pettine.

Lo sciopero infatti ha messo in moto un’onda tellurica palese, riducendo nell’immediato, le commesse Amazon (uno dei clienti attuali più importanti della Gls e non solo) generando una sorta di terrore nella direzione padronale e, allo stesso tempo, scatenando la sua furbizia reazionaria.

Facendo leva sulla diffusa “incoscienza proletaria di classe”, che spinge ogni singolo operaio a pensare esclusivamente alla propria “esistenza famigliare”, la Youlog organizza oggi, a fine servizio, un’assemblea degli operai, aizzandoli contro gli iscritti al cobas, colpevoli di aver minacciato, coi loro scioperi, la fonte di sopravvivenza collettiva, vale a dire….un’esistenza legata al movimento delle merci, fino a divenire merce essa stessa.

Gli operai iscritti al Si.cobas, si trovano così prima assediati, poi minacciati, infine a rischio concreto di linciaggio, da parte di una sessantina di colleghi  (potenziali canaglie fascistoidi figlie della crisi)

L’obiettivo padronale è esplicito: “uscite dal si.cobas!”. Il metodo altrettanto: “se non lo fate rischiate la pelle”

Di fronte a tale quadro, contesto socio-politica concreto dentro il quale prende forma e vita il movimento degli operai della logistica, diventa sempre più pressante l’esigenza di scatenare la giusta battaglia anche fra le fila del movimento operaio stesso, affrontando apertamente tutte le sue deviazioni opportuniste e filo padronali, espressione diretta della miseria materiale a cui é costretto.

Mentre scriviamo non sono affatto chiari gli esiti della vicenda qui descritta e denunciata.

Non c’è quindi nessun senso di vergogna nell’affermare che tra i militanti del cobas c’è anche una concreta paura di tornare al lavoro.

E nessun senso di sudditanza nel dire che cercheremo, con ogni nostra forza disponibile, di combattere la guerra voluta dal padrone.

La sua estinzione come classe è l’unica nostra vera strategia. Una strategia che si nutre della resistenza operaia quotidiana.

Una cosa é certa: l’istigazione al linciaggio di oggi non resterà impunita!

Facebook

YouTube