Napoli – Se il capitalismo è malato non saranno gli infermieri a curarlo
Ricostruire una mappatura delle diverse tipologie contrattuali presenti oggi in quell’ospedale è per ora impossibile, il dato certo è che le assunzioni interne all’azienda sanitaria tramite bando nazionale sono bloccate da 14 anni circa, e da allora sulle modalità di assunzione dei lavoratori sono state applicate le peggiori armi che il capitalismo ha a disposizione.
Quindi sul piatto abbiamo lavoratori da anni assunti con co.co.co e co.co.pro., lavoratori con contratti a tempo determinato subordinato all’azienda in attesa di essere stabilizzati, e poi, un vero e proprio esercito di lavoratori e lavoratrici assunti attraverso un’agenzia di collocamento, la Lavorint, che da decenni ormai prestano servizio lì al Monaldi ed in altri ospedali dell’azienda dei colli. Anche all’interno di questo esercito sono presenti ulteriori diversificazioni: sono presenti contratti a tempo determinato prorogati e /o rinnovati all’infinito (cioè contratti che hanno già maturato da un po’ i 36 mesi necessari per poter accedere ad un contratto indeterminato), trattamento di favore invece è quello destinato ai lavoratori under 30 per i quali è stato stipulato un contratto a tempo indeterminato, ma solo per quelli che lavoravano da più tempo, gli altri, assunti da gennaio 2015 in poi hanno avuto solo un rinnovo del contratto a tempo determinato .
Questo degli abusi dei contratti atipici e a tempo determinato non è la punta dell’iceberg, ma è sicuramente il tassello da cui partire per spiegare le ragioni di perché questi lavoratori vedono i propri diritti quotidianamente calpestati; vengono calpestati ogni volta che vengono negati i ticket per i buoni pasto, ogni volta che non si ricevono retribuzioni per le ore di reperibilità, ogni volta che qualcuno non può godere di un giorno di riposo anche se precedentemente ha fatto il turno di notte ecc. ecc.
Forse è anche a causa delle mille tipologie di contratti che la rabbia di questi lavoratori è esplosa in modo individuale attraverso singoli momenti di lotta e di protesta con i propri capi, perché appunto in questo esercito di lavoratori assunti tramite agenzia c’è chi può pretendere, per esempio, la propria giornata di riposo e chi invece è perennemente sotto al ricatto del mancato rinnovo contrattuale ( che poi altro non è che dire “licenziamento”!).
In questo quadro è andata ad inserirsi l’assemblea di venerdì con i rappresentati sindacali dell’azienda dei colli, erano presenti al tavolo la CIGL, CISL, UIL, FIAS,FSI. Oltre alla passerella di presentazione il dato più significativo della giornata è stato che tutti i sindacati, con parole più o meno dolci, hanno affermato l’obiettivo di giungere ad una stabilizzazione di tutti i lavoratori, attraverso: la trasformazione dei contratti a tempo determinato subordinati in tempo indeterminato, la trasformazione dei contratti atipici in contratti a tempo determinato, e l’assunzione interna da parte dell’azienda ospedaliera di tutto l’esercito di lavoratori ora in attività tramite l’agenzia di collocamento sempre attraverso una prima formula di contratto a tempo determinato che poi dovrebbe passare a contratto a tempo indeterminato.
Stando a quanto rilasciato dai sindacalisti il futuro sembra roseo e fantastico per tutti, peccato che però nei fatti non sia stato minimamente accennato in base a quali certezze l’azienda ospedaliera, maturati i 36 mesi lavorativi, dovrebbe passare alle assunzioni a tempo indeterminato. Inoltre non c’è stato nessun accenno al fatto che con il passaggio da contratti atipici a contratti a tempo determinato ai lavoratori non vengono riconosciuti gli scatti di anzianità già maturati.
Certo passare da lavoratore occasionale, da lavoratore perennemente alle dipendenze di una agenzia interinale a vedere finalmente riconosciuta la propria professione all’interno dell’azienda ospedaliera e dunque venir assunti da questa è un grandissimo passo in avanti, ma non certo si può considerare una vittoria!
Se riuscire ad ottenere la normalità è sinonimo di vittoria, vuol dire che jo so’ pazzo!