Estate rovente e atroce nelle carceri: sei persone suicidate!

Estate molto calda. Nelle carceri si è fatta rovente. Quarantanni fa l’estate nelle carceri fu caratterizzata da durissime lotte per protestare contro la squallida conclusione del tentativo di riforma delle carceri italiane ancora ferme alle norme fasciste e che aveva prodotto la legge 354 del 26.07.1975 (vedi Post precedente qui), un serie di norme che non raccoglievano nemmeno un po’ le proposte del movimento dei detenuti.

carcerOggi nelle carceri italiane l’estate è stata caratterizzata da un’esplosione di suicidi: sei persone detenute si sono tolte la vita in un mese in altrettanti carceri italiane. Regina Coeli (Roma), Terni, Teramo, Pisa, Alba e Carinola (Caserta). Al 30 luglio, stipati nelle carceri italiane, risultavano 52.144 di cui 2.122 donne (lo scorso anno erano 54.414); oltre 8.000 sono in attesa di giudizio; la stragrande maggioranza della popolazione reclusa è dentro per reati contro il patrimonio (30.042). Al 31 luglio 2015, di detenuti/e in misura alternativa (ossia controllo penale esterno) se ne contavano 33.309 (nel 2014 erano 32.206), un incremento risibile nonostante che il ministro e tutto lo staff del Ministero della giustizia afferma di voler incrementare le misure alternative diminuendo le presenze in carcere. Pochi sono gli affidamenti in prova al servizio sociale 12.793; pochissimi in semilibertà 723; solo 9.936 gli arresti domiciliari; 5.990 i lavori di pubblica utilità; 3.673 in libertà vigilata; 189 in libertà controllata e cinque in semidetenzione.

Nonostante la diminuzione di presenze il carcere continua a uccidere. Il cosiddetto “sovraffollamento” è stato alleggerito, dopo la strigliata della Corte europea, ma non sono cambiate le condizioni di annichilimento e devastazione della personalità delle persone recluse.

Perché in carcere ci si suicida? Il suicidio è l’unica cosa che puoi fare in carcere senza dover compilare la perenne  “domandina”. Solo un’altra cosa puoi fare senza chiedere permesso, ed è l’evasione.

Ma le evasioni diminuiscono e aumentano i suicidi. Le due uscite senza permesso sono, tra loro, inversamente proporzionali: se aumentano i suicidi, diminuiscono le evasioni, se aumentano le evasioni diminuiscono i suicidi. Negli anni Settanta di evasioni se ne contavano diverse centinaia l’anno e numerose rivolte e i suicidi non superavano la decina. Oggi i suicidi superano la sessantina e le evasioni si sono ridotte a una cinquantina, rivolte: nessuna

Se fai rotolare lo sgabello, se ti suicidi, cancelli d’un colpo tutte le brutture e le sofferenze, spazzi via il marchio ripugnante che la legge ti ha stampato in fronte. È la stanchezza di lottare contro i mulini a vento, tanto nessuno ascolta le tue ragioni. Così pensa chi concepisce il suicidio.

Se invece fai lo sforzo di rimanere in vita, e ce ne vuole!, diventi un risultato per quelli che comandano: uno che non si è suicidato! Quelli che producono parole e numeri inutili sui giornali e in Tv non dovrebbero stupirsi quando qualcuno in carcere si suicida, dovrebbero domandarsi come fanno gli altri a non-suicidarsi.

Quando un detenuto vede un compagno di detenzione suicidato, la prima domanda che si fa è, perché non io? Se rimani in vita, quasi ti senti colpevole di sopravvivere. Come se il tuo restare in vita giustifichi in qualche modo quest’obbrobrio di carcere.

La morte è entrata prepotentemente in carcere da quando il carcere è stato pacificato: circa 200 morti l’anno di cui 50-60 per suicidio. Il cosiddetto carcere violento, quello delle rivolte non registrava una strage delle dimensioni del carcere pacificato che ha triplicato i suicidi.

Nel decennio 1960-69, con una presenza media di 32.754 detenuti, i suicidi sono stati 100 e i tentativi di suicidio 302, pari a un tasso rispettivamente di 3,01 e 9,24 su 10.000 presenze. Negli ultimi 9 anni il tasso di suicidi è stato di 10,3 e i tentati suicidi di 142,94 su 10.000 presenze.  Quarantanni fa i detenuti si uccidevano con una frequenza 6 volte superiore rispetto alla popolazione libera, oggi la frequenza è 20 volte superiore.

È urgente riprendere la critica feroce al carcere, al Cie, al controllo psichiatrico. È necessario accompagnare le lotte quotidiane contro lo sfruttamento, per l’ occupazioni di case e di spazi pubblici, per difendere il territorio dalla devastazione incalzante, dalla messa a profitto di spazi pubblici, ecc., ecc., con una lotta quotidiana contro il carcere. Sosteniamo le persone detenute con tutti i mezzi  e con il massimo di forza, quando alzano la testa e riprendono le proteste (come è avvenuto nei giorni scorsi nel carcere Santa Maria Maggiore a Venezia)

Chiamiamo Comunismo la società senza galere!!!

da http://contromaelstrom.com/

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