ENI, la “scoperta” di gas del secolo
Un giacimento “da record” di gas scoperto in Mediterraneo dall’ENI. Una buona notizia per l’Italia.
Ma forse non è poi così grande.
E non è detto sia per forza una buona notizia.
Di Dario Faccini
Al solito, i primi a dare la notizia sono i giornalisti di Bloomberg.
L’ENI ha scoperto un giacimento di gas naturale nelle acque territoriali Egiziane, in una concessione chiamata “blocco Shorouk” che copre un’area di 3700kmq a largo del delta del Nilo. E’ il più grande giacimento mai scoperto nel Mediterraneo e i diritti di sfruttamento sono assegnati in toto ad una controllata dell’ENI.
L’ENI dichiara che questa scoperta dimostra la bontà di perseguire la sua strategia di esplorazione in aree “mature”.
Già. Mature. Si dice così quando il giacimento si trova in acque profonde, dove il fondale è a 1450 m dal pelo dell’acqua. Non certo una passeggiata. Era decisamente meno problematico quando le scoperte si facevano sulla terraferma.
Vediamo quanto gas naturale dovrebbe contenere. L’ENI afferma nella sua nota stampa che:
il giacimento “supergiant” presenta un potenziale di risorse fino a 850 miliardi di metri cubi di gas in posto (5,5 miliardi di barili di olio equivalente) e un’estensione di circa 100 chilometri quadrati […] Questo successo esplorativo offrirà un contributo fondamentale nel soddisfare la domanda egiziana di gas naturale per decenni.
Eni svolgerà nell’immediato le attività di delineazione del giacimento…
Da notare che la scoperta, come sempre capita in questi casi, è stata permessa da un primo pozzo esplorativo che ha incontrato uno strato sedimentario ricco di gas. Le dimensioni reali del giacimento sono ancora sconosciute, per questo verranno attuate “attività di delineazione”, benché la geologia e le indagini sismiche permettano di azzardare il quantitativo massimo (“fino a”) indicato.
Nel merito, se nei prossimi anni verranno confermate le dimensioni della scoperta, si tratta sicuramente di un bel colpo sia per l’ENI (che ieri in controtendenza ai listi di Borsa, ha aperto con un +4%), sia per l’Egitto.
Ma le dimensioni presunte del giacimento non devono trarre in inganno. A livello globale il panorama non cambia. Come ha commentato il prof. Bardi:
850 miliardi di metri cubi rappresenterebbero l’aggiunta dello 0,4% ai 187.000 miliardi di metri cubi delle riserve mondiali conosciute di gas (secondo la BP). E ciò assumendo che questi quantitativi “possibili” di gas Egiziano si rivelino reali.
Siamo salvi, vero? Mai più preccupazioni sul picco del gas…
In effetti il mondo brucierebbe quel giacimento in tre mesi e gli USA in poco più di un anno. Nella figura successiva sono riportati, per il gas naturale mondiale, gli incrementi apparenti, anno per anno, delle riserve mondiali di gas (in blu), insieme all’aumento di consumo e alla dimensione della scoperta ENI nell’offshore egiziano.
Figura 1. In blu l’aumento lordo delle riserve mondiali di gas anno per anno (differenza delle riserve con l’anno precedente, più la produzione di gas di quell’anno), in rosso il consumo annuo di gas. La scala è in migliaia di miliardi di metri cubi di gas. In evidenza anche gli 850 miliardi di gas presunti della scoperta di gas offshore dell’ENI a largo del delta del Nilo. Elaborazione su fonte BP statistical review 2015.
Va detto subito che l’impennata delle riserve nel 2008, 2010 e 2011 sono avvenute quasi completamente in Turkmenistan che da solo ha incrementato le riserve mondiali di gas di quasi l’8%, arrivando a coprirne ben il 10%. Tolto questo exploit, si osserva allora come il continuo aumento dei consumi globali di gas naturale sia ormai paragonabile agli incrementi delle riserve, dovuti a nuove scoperte, valutazioni più esatte dei giacimenti conosciuti e all’applicazione di nuove tecniche estrattive. E questo utilizzando dati sull’incremento delle riserve molto grezzi e ottimistici [1]. Insomma, il trend per il gas sembra sempre più simile a quello del petrolio.
Un altro punto di vista sulla faccenda è il suo peso geopolitico locale. L’Egitto è il paese arabo con la popolazione che cresce più rapidamente ed ha quindi un bisogno cronico di energia che le vicende convulse degli ultimi anni hanno ulteriormente acuito. Per il gas naturale, nonostante le riserve dichiarate, la produzione nazionale di gas è fortemente calata tanto che le esportazioni verso Israele sono state dirottate a coprire i consumi interni (Israele comunque ha messo in produzione il giacimento a gas di Tamar). La possibilità di ottenere lo sviluppo parallelo di un nuovo grande giacimento è quindi una possibilità concreta per coprire il deficit dei consumi interni. E forse una parte di quel gas potrebbe arrivare in Europa. L’ENI è infatti comproprietaria del vicino impianto di liquefazione di gas di SEGAS LNG (vicino a Damietta) che ha permesso l’export di gas naturale liquefatto via nave, principalmente verso la Spagna, solo dal 2005 al 2013, per poi chiudere, appunto, per mancanza di gas.
Ma tutto questo non si verificherà domani. Ci vorranno comunque almeno 4-5 anni per vedere i primi metri cubi di gas estratti, e solo se le operazioni procederanno molto rapidamente e senza intoppi.
Infine, c’è una considerazione generale sempre valida sull’incremento dei consumi globali di gas naturale. Il metano, il suo principale costituente, è un gas ad effetto serra ben più potente del CO2. Minime perdite durante l’intera filiera, dal pozzo al luogo di utilizzo, sono in grado di contribuire al riscaldamento globale in misura pericolosa, tanto che il suo utilizzo per una transizione energetica che non impatti sul clima deve essere attentamente considerato. Insomma, siamo sicuri di dover festeggiare per ogni nuovo giacimento di gas scoperto?
Note
[1] Purtroppo è noto che le riserve ufficiali di gas siano ancora meno affidabili di quelle petrolifere (lo afferma ad es. Campbell nel suo “Atlas of Oil and Gas Deplation”,seconda edizione, a pag 17). Inoltre le riserve indicate, a causa dei ritorni decrescenti, sono ben più problematiche e costose da estrarre rispetto a quelle già prodotte.
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