Un appello dalla Francia: costruire lo sciopero sociale transnazionale
Dalla mobilitazione del 15 settembre al meeting del 21-23 ottobre a Parigi
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Pubblichiamo l’appello lanciato dalla Francia verso la ripresa delle mobilitazioni contro la loi travail, i cui contenuti ci sembrano di assoluta rilevanza anche con uno sguardo all’Italia. Come indica chiaramente il testo, per superare lo stallo generato dall’approvazione della legge e l’isolamento nei confini nazionali, la ripresa della mobilitazione non può limitarsi a replicare uno scontro frontale con il governo che rischia di essere politicamente sterile nonostante le grandi mobilitazioni. È invece necessario affrontare seriamente la lotta contro «il mondo» della loi travail, un mondo il cui dominio si estende oltre la Francia in tutta Europa, approfondendo l’elaborazione sulle pratiche dello sciopero e la costruzione di un discorso comune in grado di essere all’altezza del nemico che si vuole sconfiggere. Per questo il testo invita alla più larga partecipazione alla giornata del 15 settembre, rilanciando al tempo stesso la necessità di costruire le condizioni per una mobilitazione transnazionale ed europea e indicando nel meeting in preparazione a Parigi il 21-22-23 ottobre una momento fondamentale di confronto e organizzazione verso uno sciopero sociale transnazionale.
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L’approvazione della loi travail e l’autoritarismo del governo non arrestano il movimento francese. Questo movimento punta in alto: non solo combattere la legge nazionale, ma tutto il suo «mondo», cioè la precarizzazione della vita e del lavoro e l’impotenza sul proprio futuro che essa impone a precarie, migranti, operai e studenti. La sfida attuale è quella di continuare rilanciando in avanti la lotta contro questo mondo. Dobbiamo riuscire a non disperdere il potenziale di rivolta che ha attraversato le piazze, i luoghi di lavoro, le scuole e i teatri. Dobbiamo dare continuità alla potenza che ha fatto sì che gli scioperi nei luoghi di lavoro diventassero scioperi sociali e di massa, con le manifestazioni, le occupazioni, il rifiuto diffuso della precarietà ovunque si manifesti. Dobbiamo continuare a mettere in comunicazione figure del lavoro altrimenti frammentate affinché questa connessione e questo rifiuto si estendano.
Noi crediamo che questo rilancio debba essere fatto anche oltrepassando i confini della Francia, costruendo connessioni transnazionali. Grazie all’imposizione della legge d’ora in poi le condizioni materiali che determinano lo sfruttamento e la precarizzazione ci renderanno sempre più uguali agli operai polacchi, alle lavoratrici spagnole, alle migranti che attraversano i Balcani, ai precari inglesi, italiani, tedeschi. Dobbiamo lottare contro l’imposizione di una logica precarizzante basata sulla divisione e sulla competizione. Ѐ arrivato il momento di costruire le condizioni affinché questa uguaglianza divenga una forza capace di attaccare chi ci precarizza. Non basta lottare su un piano nazionale, per mantenere quanto la loi travail ha scardinato. Dobbiamo ribaltare il meccanismo che fa sì che una piccola conquista per qualcuno diventi una perdita per molti altri.
Quanto sta accadendo in Francia è senza precedenti. Il rifiuto della subordinazione al salario e ai padroni è stato il punto di convergenza attorno al quale si sono concentrate le lotte per una democrazia materiale, contro la repressione poliziesca che ha colpito con forza la testa del corteo, così come i sindacati, contro il carattere repressivo dello stato d’emergenza. Delle connessioni inedite sono state possibili proprio perché è chiaro a tutti che una lotta per una democrazia reale deve attaccare la falsa alternativa tra precarietà e disoccupazione e l’idea stessa che a questa non vi sia alternativa.
Attorno allo sciopero come rifiuto della disponibilità allo sfruttamento si sono sperimentate connessioni tra migranti, precarie, operai, studenti e disoccupati che hanno cominciato a superare le divisioni esistenti. La lotta nelle fabbriche, nella piazze e nelle scuole ha saputo colpire la catene del valore e del profitto e investire nello stesso tempo intere città e l’organizzazione della produzione sociale: per colpire il mondo della loi travail lo sciopero è al contempo sociale, logistico e metropolitano. La sfida che ora abbiamo di fronte è rilanciare la potenza politica dello sciopero e la convergenza delle lotte su un piano transnazionale. La Transnational social strike Platform,un network europeo di lavoratori e lavoratrici, attivisti e sindacalisti che si sta organizzando per costruire un’opposizione transnazionale contro la costituzione neoliberale dell’Europa, è il luogo entro cui amplificare ed estendere gli esperimenti di convergenza tra le lotte che per mesi la piazza francese ha invocato. La TSS Platform deve divenire lo spazio comune di organizzazione dove differenti condizioni di precarietà possano costruire un discorso e delle rivendicazioni comuni che siano un punto di riferimento per milioni di donne e uomini che quotidianamente lottano contro la precarietà. La TSS Platform è la possibilità che abbiamo per portare la Francia in tutta Europa, ovvero puntare a mobilitazioni transnazionale, dentro e fuori i luoghi di lavoro, che ci permettano di fare insieme un passo avanti verso la sollevazione europea del lavoro vivo. Solo così il segnale di rivolta che dalle città francesi è arrivato a precarie, migranti e operai in tutta Europa può tradursi in un potere reale. Lo sciopero sociale francese può e deve diventare sciopero sociale transnazionale.
Per questo invitiamo tutte e tutti a partecipare alla manifestazione del 15 settembre a Parigi per affermare che il movimento non è ridotto al silenzio dall’arroganza del governo Valls e Hollande. Per questo pensiamo che l’assemblea del 21, 22, 23 Ottobre a Parigi, organizzata dalla TSS Platform, sia l’occasione per discutere insieme di come rilanciare su una scala più grande la nostra lotta contro il mondo della loi travail.
Transnational Social Strike Platform – France