Russia – Imperialismo e lotta di classe
Il 19 e 20 Ottobre presso l’Expocentre di Mosca si è tenuto Atomex 2016, forum e mostra internazionale dei fornitori dell’industria nucleare, giunto all’ottava edizione. Il forum e l’esposizione “Atomex” sono una piattaforma di business per fornitori e clienti nel settore dell’industria nucleare. L’organizzatore è la società statale “ROSATOM”, mentre “Atomexpo” agisce in qualità di operatore. L’industria nucleare russa opera come forza trainante per lo sviluppo di diversi settori industriali.
Negli ultimi tre anni “ROSATOM” ha raddoppiato il volume del proprio portafoglio internazionale di ordini, con 34 centrali nucleari in costruzione all’estero, mentre in Russia si sta lavorando su larga scala a otto nuove centrali. Al momento le imprese della società statale “ROSATOM” hanno realizzato trentamilaseicentosettantasette(30.677) acquisti per un ammontare di oltre settecentoventumila (721.000) miliardi di rubli (1 RUB = 0,0145 €) di spese. Gli acquisti sono stati fatti sia da grandi, sia da medie e piccole imprese. Nel 2015, il costo dei prodotti forniti da medie imprese per l’industria nucleare è stato pari a oltre 28 miliardi di rubli. Mentre nel 2016 gli acquisti da parte di medie e piccole imprese sono stati programmati per un importo complessivo di oltre 50 miliardi di rubli.
Obiettivo di “Atomex 2016″ è quello di espandere la serie di fornitori per la costruzione in Russia e all’estero di centrali nucleari, secondo le tecnologie russe.Le esposizioni al Forum saranno presentate da imprese di “ROSATOM” e da aziende fornitrici. La partecipazione alla mostra consentirà loro di ottenere un quadro delle esigenze del mercato nel settore nucleare in Russia, e di allargare la cerchia di clienti internazionali. Ogni anno i reattori producono tonnellate di scorie radioattive, alcune delle quali restano pericolose per più di 500.000 (cinquecentomila) anni; malgrado le ingenti somme spese in lunghissimi anni di ricerche, non è stato ancora escogitato un metodo sicuro per smaltirle e immagazzinarle. Ogni reattore nucleare commerciale produce annualmente circa 200-250 chili di plutonio. Il plutonio è una sostanza tossica e rappresenta una grande minaccia per la salute pubblica. Il plutonio allo stato grezzo è la materia prima per la fabbricazione di bombe atomiche: ogni reattore ne produce abbastanza ogni anno da poter costruire 40 bombe. La produzione “pacifica” di energia nucleare è sinonimo di proliferazione di armi nucleari. Dal 2015 la Russia è entrata in un periodo di recessione, oggi si trova in una situazione di crisi economica gravissima. Secondo i dati ufficiali pubblicati a fine Agosto, il Pil russo è in calo del 4,6% rispetto all’anno scorso.
La produzione industriale è scesa di oltre il 3% anno su anno; il saldo commerciale con l’estero è ancora positivo (+8,5 miliardi di dollari), ma si è quasi dimezzato (-47,5%) rispetto all’anno scorso. I salari reali sono calati del 9% nel giro di un solo anno, a causa anche dell’inflazione, che viaggia oltre il 10% ed è prevista in ulteriore ascesa. In questa situazione il commercio al dettaglio ha registrato una flessione superiore all’8% rispetto all’anno scorso.
Il regime di Putin sta ricorrendo sempre più di frequente alla guerra come strumento della propria politica internazionale. Dopo l’intervento in Georgia nel 2008, negli anni più recenti tre interventi militari (Crimea,Ucraina orientale e Siria). Attuali sono i feroci bombardamenti aerei a sostegno dell’esercito siriano alleato, in uno scenario che non è più il “cortile di casa”, bensì quello affollato del Medio Oriente, dove con i Paesi imperialisti c’è pure l’Italia. Oggi in Russia il latte e il formaggio costano tre volte di più rispetto al 2006. I prezzi di quasi tutti i prodotti sono aumentati; è più cara la benzina, nonostante il calo del prezzo del petrolio: dieci anni fa un litro di carburante costava 23 rubli, oggi 38. Putin, presente al WORLD ENERGY CONGRESS del 10 Ottobre a Istanbul, ha dichiarato che la Russia sta valutando di aderire all’offerta presentata dall’Opec di congelare o tagliare la produzione di petrolio per preservare la stabilità del mercato petrolifero, e che la Russia rimarrà un fornitore di energia affidabile per i mercati globali. Dopo queste dichiarazioni il prezzo del petrolio è schizzato verso l’alto. Putin ha anche detto che la Russia “è intenzionata a realizzare il gasdotto Turkish Stream e ad espandere il suo export in campo energetico verso oriente, verso Cina, Giappone e India”.
Il reddito delle famiglie proletarie continua ad erodersi e quest’anno molte sono state costrette a ridurre drasticamente le spese per i generi alimentari. Otto milioni di russi sono scesi sotto la soglia di povertà. A Togliattigrad, la “città di Togliatti”, sorgono le fabbriche della casa automobilistica LADA. Negli anni ’50 qui fu costruita una diga sul fiume Volga e la vecchia città di Stavropol, durante un drammatico evento, fu inondata e fatta sparire sotto le acque. Al suo posto fu ricostruita una nuova città, chiamata “Togliatti” nel 1964, in onore del segretario del Partito “comunista” italiano, compagno di Stalin nella pratica controrivoluzionaria. E’ una delle tante “monocittà” della Russia, nata per fabbricare un determinato prodotto: acciaio, carbone, automobili. Nella città dell’azienda automobilistica Lada arriveranno presto licenziamenti, per ora il Governo russo si “limita” a tagliare i salari. Il malcontento è diffuso, ma non si smette di credere a Putin, quando promette un posto di lavoro sicuro ed un salario versato puntualmente.
Il patriottismo è un’iniezione di energia per i capitalisti russi, da usare nei momenti difficili. Artisti e giornalisti esaltano Putin, definendolo il prototipo dell’uomo perfetto: è sportivo, non beve e cura l’aspetto fisico. Il leader che si batte contro la crisi, l’uomo che restituirà alla Russia lo status di superpotenza. La storia – diceva Marx ne “Il diciotto brumaio” – si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia , la seconda come farsa. Con Stalin una turba di funzionari grandi e piccoli, di accademici, di falsi scienziati e di artisti mettevano in versi o nelle forme di “memorie scientifiche” tutto ciò che i latini chiamavano gesti servili (ruere servitium): “STALIN E LA LINGUISTICA”, STALIN E LA CHIMICA, STALIN e LA FISICA. La Pravda dell’epoca dedicava a Stalin poesie deliranti.
Ora i sindacati di regime sono favorevoli all’espansione del nucleare civile e militare, voluta da Putin. Ma i lavoratori russi dell’industria nucleare cominciano a preoccuparsi degli effetti dell’esposizione alle radiazioni. Non esistono livelli di radiazioni che siano completamente sicuri e non vogliono trovarsi a essere vittime di errori. I lavoratori del settore nucleare sono colpiti da cancro ad un tasso che è il doppio di quello in mestieri affini. Fuori dall’industria nucleare il numero di proteste dei lavoratori aumenta: azioni spontanee od organizzate da sindacati indipendenti contro la riduzione di posti di lavoro, i tagli o i ritardi nel pagamento dei salari. Fra i partecipanti agli scioperi vi sono lavoratori di grandi industrie di produzione, settori pubblici (soprattutto ospedali), lavoratori dei servizi e di fabbriche del settore armiero. Non esiste purtroppo un’organizzazione di classe forte a coordinare e a guidare i lavoratori in lotta. Lotte quindi che finiscono per essere disorientate da mestieranti e mediatori politici inseriti nel sistema. Il totalitarismo di Putin, il capitalismo di stato, il fallimento della rivoluzione socialista in Russia sono fenomeni storici reali che hanno spezzato le reni al movimento proletario.
La crisi del tipo di produzione capitalistico è in atto, la borghesia ha sperimentato tutte le fasi possibili del suo corso storico, il capitalismo di stato e l’imperialismo sono il limite della sua evoluzione, ma le contraddizioni del sistema permangono e si acutizzano. La crisi del capitalismo non si trasforma in crisi rivoluzionaria della società, perchè il movimento operaio è ancora schiacciato sotto il peso delle sconfitte subite e per gli errori strategici commessi. Le recenti elezioni in Russia hanno visto il successo del partito vicino a Putin, “Russia unita”, che ha ottenuto il 54,7% dei voti e 343 seggi, si tratta di 105 seggi in più rispetto alle precedenti elezioni: nel 2011 ne aveva ottenuti 238. Una maggioranza in Parlamento per il partito di Putin, che gli consentirà di approvare leggi senza particolari intoppi. Ben prima delle elezioni del 18 Settembre il Governo aveva dichiarato che non avrebbe voluto nuove proteste di massa, così come avvenuto nel 2011 a seguito di presunti brogli elettorali. Il politologo Gleb Paulovskij, presidente della “Fondazione politica effettiva” sostiene che “in ogni tappa di elezioni ci siano state manipolazioni”. Paulovskij assicura che non solo potrebbe essere stato manipolato il risultato di “Russia unita”, ma anche il livello di affluenza alle urne (sceso al 47,8%). Nessuno dei partiti non parlamentari è entrato nella nuova Duma, e non hanno nemmeno superato lo sbarramento del 3%, una percentuale che consente di poter contare su finanziamenti statali.
Oltre a “Russia unita”, nella Duma sono entrati altri tre partiti che già facevano parte della legislazione precedente: il partito “comunista” (42 seggi), il partito liberale democratico (39) e Russia giusta (23). Esiste oggi una situazione negativa per i proletari, la quasi totalità dei lavoratori non può sottrarsi alla forza attrattiva del partito di Putin, del partito dell’imperialismo, ma è anche certo che pure in simili condizioni ci sono quelle premesse di ordine economico, sociale e politico, che giustificano la costruzione in Russia di un vero partito comunista internazionalista, che sappia portare avanti le posizioni non falsificate del marxismo rivoluzionario ed il conseguente obbligo dei proletari degli altri Paesi di sostenerlo.