I tempi del capitale e quelli dei lavoratori: il tempo di una vita nel tuo Tfr

http://www.inventati.org/cortocircuito/wp-content/uploads/2014/10/cambia-il-tempo.jpgCome svoltare la stagnazione economica? La risposta del governicchio sembrerebbe essere quella di versare il 50% del Tfr dei lavoratori in busta paga.

La svoltina dovrebbe entrare nella legge di stabilità del prossimo 10 ottobre.

Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore (più completa l’Ansa), la modifica durerebbe da uno a tre anni, cominciando dal settore privato. Il quotidiano economico riporta che « metà della quota del Tfr “maturando” accantonata mensilmente dal datore di lavoro potrebbe essere erogata direttamente al lavoratore » una volta l’anno, e non più alla fine della sua carriera di sfruttato.

La scelta, comunque, spetterebbe al salariato. Cos’è cambiato dal 2011, quando Monti posticipò il Tfr degli statali di 2 anni?

È passato del tempo. Il tempo di autonomia del rigore capitalistico si sta lentamente sgretolando: ci vuole liquidità.

Tanto nel vecchio e putrefatto continente quanto negli States, dove il mercato secondario dei debiti (lo “sbirro buono” del mercato finanziario) cerca di far girare due spiccioli, vista la potenziale incapacità dei giovani debitori (e delle proprie famiglie).

Qui la questione è forse ancora più sottile: i lavoratori italiani, che aspettano la buonuscita addirittura posticipata di due anni dopo la fine del lavoro, non hanno tempo di aspettare 5-10 anni ad andare in pensione, e poi altri 2 per fruire della buonauscita.

Come ci arrivano di qui ad allora? In quali condizioni? Il capitale italiano si può permettere il tempo di restare in stagnazione in attesa che i pensionati di domani rinviviscano l’economia? E se invece l’economia tra 10 anni sarà messa ancora peggio e i lavoratori smettessero di risparmiare fino all’osso per lasciare le briciole delle briciole, brandelli del tempo in cui sono stati sfruttati lavorando a gratis, ai propri figli?

Il tentativo di dare da un quindicino, un trentino massimo, di migliaia di euro ora (pensiamo ad una buonauscita di un dipendente statale)  è una rincorsa del tempo del capitale su se stesso: è il tempo del ringore che si sbriciola come un orologio in un quadro di Dalì di fronte al tempo della crisi, della storia.

Quello che si impone non è più il tempo fittizio della finanza, dei prestiti gonfiati, dei bot a 10-15 anni, tra 10-15 anni chissà cosa saranno i bot, chissà a cosa mai potrà servire una buonuscita.
Ma il lavoratore, ora, deve sopravvivere, ha passato una vita da sfruttato, non è che gli stiano regalando niente: gli stanno rendendo un po’ di tempo precedentemente rubato, un po’ di salario differito, qualche quarto d’ora restituito delle sveglie la mattina per arrivare puntuale a lavoro.

I nodi vengono al pettine, e il tempo, che non è denaro ma semmai “crea valore”, quello reale della vita di tutti i giorni, sta tornando ad imporsi sulle finzioni “creative” di un sistema sempre più pericolosamente isterico che non sa più a quale lancetta guardare.
L’ultima cosa che il capitale vedrà prima di essere abolito sarà lo smartwach al polso della storia.

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