Alla borsa di Tokyo è successo qualcosa di “strano”: un errore da 617 miliardi di $

“«…è possibile che un broker abbia scambiato il numero di azioni per il valore».” Così ci dice il Sole 24 ore.

Sarà, ma a noi sembra proprio che il capitale la stia “accusando” notevolmente, facendo scontare la propria ubriachezza molesta all’umanità intera. Broker compresi.

Di seguito l’articolo, i neretti sono nostri.

(Ap)

Un vero bombardamento di ordini ha colpito ieri la Borsa di Tokyo nelle contrattazioni over the counter: sono stati immessi nei computer comandi di trading di acquisto e vendita di azioni per un controvalore di 617 miliardi di dollari. Ma si è trattato di un maxi-errore e gli ordini sono stati cancellati prima di essere eseguiti, evitando una catastrofe finanziaria per gli operatori.

La Japan securities dealers association (Jsda) ha infatti ricevuto una segnalazione di errore da un membro che ha chiesto di non essere identificato.

Nel dettaglio sono state inserite 40 richieste di transazioni per un controvalore superiore al Pil della Svezia alle ore 9.25 di mattina a Tokyo (cinque minuti prima dell’apertura). L’ordine più grande riguardava 1,96 miliardi di azioni Toyota, pari al 57% della capitalizzazione del più grande produttore di auto al mondo. Altri “ordini pazzi” i hanno “colpito” Honda Motor, Canon, Sony e Nomura.

«Non ho mai sentito che ordini di queste dimensioni siano stati cancellati prima d’ora», dice alla Bloomberg Ayako Sera, un market strategist della Sumitomo Mitsui bank. «Deve essere stato senz’altro un errore».

Secondo Gavin Parry, ceo della società di intermediazione Parry international trading con sede a Hong Kong «è possibile che un broker abbia scambiato il numero di azioni per il valore».

Quello che è successo sul listino di Tokyo riaccende il dibattito sulla responsabilità degli intermediari finanziari.

La storia odierna si è conclusa a lieto fine (gli “ordini pazzi” sono stati cancellati prima dell’esecuzione) ma fa luce sui potenziali danni che ogni giorno possono verificarsi attraverso gli scambi elettronici. Emblematico il caso di Knight Capital, uno dei più grandi market maker americani, che nel 2012 sfiorò la bancarotta quando dai suoi computer partirono ordini errati che non furono cancellati in tempo. Nel 2009 Ubs accidentalmente ordinò 3 trilioni di yen in bond convertibili emessi da Canon. Nel 2005 Mizuho Financial non riuscì a cancellare in tempo un ordine errato su J-Com: sbaglio che costò caro alla banca (27 miliardi di yen).

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