Russia 2015: l’anno della spirale discendente

 da http://www.communianet.org/

Il sistema costruito dal presidente russo Putin vuole apparire immodificabile: è infatti basato sulla “stabilità”, cioè l’illusione che non esista alternativa alla sua politica e autorità.
Le numerose profezie apocalittiche degli analisti che segnalano un crollo imminente sono il rovescio della medaglia di tale “stabilità”.
Lo scorso anno è stato testimone della fine della “stabilità”, ma non si è verificato alcun crollo. Ha prevalso invece una terza opzione tra la stasi e il disastro: un’accelerata oscillazione verso una spirale discendente.

I principali elementi del sistema Putin restano in vigore, ma è chiaramente evidente che questo sistema non è in grado di far fronte alla profonda ed estesa crisi. Si tratta di una crisi dei redditi della popolazione (con una caduta senza precedenti dagli anni ’90); di una crisi delle politiche sociali (le roboanti dichiarazioni populiste delle autorità non sono in grado di nascondere le mortifere politiche di austerità: la pervasiva politica di “ottimizzazione”, i tagli di bilancio, l’aumento della pressione sul settore pubblico, e il congelamento delle pensioni); di una crisi dei bilanci regionali, su cui il centro federale scarica l’onere principale della spesa sociale; e di una crisi dell’economia di Putin e della sua capacità di trovare nuovi motori per la crescita.

In un contesto di contrazione dei redditi, il sistema politico-economico di Putin non può più nascondere la sua natura predatoria. La novità dello scorso anno è stata il tentativo di risolvere le carenze di risorse finanziarie – e allo stesso tempo riempire le tasche di funzionari e uomini d’affari vicini al governo – attraverso nuove imposte e tasse. Non è stato solamente il sistema Platon (1) che ha provocato le più significative proteste sociali di quest’anno, ma anche l’aumento delle tasse sulle piccole imprese, l’introduzione di parcheggi a pagamento e rincari dei servizi. La popolazione pagherà, quella parte almeno che ha ancora qualcosa con cui pagare, il conto della crisi affinché le imprese statali e gli amici di Putin possano disporre di “una grande quantità di denaro”. Il conflitto è evidente: una minoranza di possidenti contro la maggioranza che non possiede nulla.

Questo conflitto si sta approfondendo. Non si tratta solo delle proteste dei camionisti. Il numero delle proteste in materia di lavoro è in rapida crescita. Secondo il «Centro per i diritti sociali e del lavoro» (TsSTP), il numero di proteste è aumentato di più di un terzo (37%) rispetto allo scorso anno, e più della metà (53%) rispetto agli anni precedenti (2008-2013). Petr Biziukov, analista di TsSTP, conclude che la quantità di proteste si è trasformata in qualità. “‘La protesta dei medici si è estesa a tutto il paese, così come quella dei camionisti in decine di regioni, mostrando in questo modo che il nuovo tipo di protesta sarà collegato da una rete piuttosto che caratterizzato da azioni locali. Già crescono proteste interregionali e multisettoriali così come azioni all’interno delle diverse regioni. Sembra che in questo caso, il passaggio da (isolate) proteste locali sorte in differenti imprese verso azioni collegate che uniscono lavoratori e organizzazioni di differenti aziende, città e regioni con le stesse parole d’ordine, rappresenti un significativo salto di qualità nel movimento di protesta russo”.

Il consolidamento “patriottico” nel corso degli ultimi due anni, il cui unico obiettivo è stato quello di mascherare il conflitto di fondo nella società russa – la minoranza di chi possiede contro la maggioranza che non possiede nulla – ha smesso di funzionare. Il “Crimea Consensus” lasciava presagire questa frattura; i sondaggi mostrano un calo di fiducia del pubblico nei confronti dei media, che per tutto il “terzo mandato” hanno svolto un ruolo importante nel mantenere l’illusione dell’unità nazionale contro i numerosi nemici interni ed esterni.

L’omicidio di Boris Nemtsov e il permanente “processo Bolotnaya” ha completamente demoralizzato il movimento urbano del “Nastro bianco” (3). Tuttavia, benché alle classi medie urbane oggi siano con forza negati i diritti politici, non significa che non cercheranno di tornare per le strade. Questo ritorno, però, non sarà una semplice replica del 2011-2012, ma sarà legato alla crisi attuale. Solo il tempo dirà quale forma prenderà, se ci sarà una coalizione sociale ampia contro l’austerità o un tentativo di mobilitare intorno al ciclo elettorale 2016-2018.

Il potenziale crollo della “maggioranza di Putin” contribuisce sorprendentemente alla politica estera cinica e senza principi della Russia che gli esperti prudentemente chiamano “la predominanza della tattica sulla strategia”. Di fronte a una situazione di stallo nel Donbass, la Russia “ha spostato il teatro di guerra” e si è precipitata in Siria per ripristinare i rapporti con l’Occidente. Per il Cremlino, il bombardamento della Siria è una carta vincente nel “Grande Gioco”, ma non è affatto un gioco per i siriani: si tratta di una guerra civile terribile, che viene solamente ritardata dalla partecipazione della Russia, i cui bombardamenti provocano morti tra i civili. Le bombe russe non sono meno letali di quelle di Stati Uniti, Inghilterra e Francia.

Non si sa per quanto tempo le autorità saranno in grado di imbastire il loro rischioso imperialismo per “ristabilire il posto della Russia nel mondo”. Per mantenere lo sguardo dei propri cittadini sull’illusione che l’avventura siriana sia “una guerra senza conseguenze”, l’élite dominante si è ridotta a falsificare regolarmente il numero delle vittime militari.
Un altro esempio lampante di questa strategia di informazione sono state le due settimane di inganno deliberato sulla vera causa delle morti dei passeggeri dell’aereo di linea russo A321 sul Sinai.
Nella stessa Russia, la produzione di massa di nemici esterni ha acquisito i tratti di una farsa meschina e spregevole. Le molestie verso cittadini turchi nelle ultime settimane dell’anno sono una pagina particolarmente vergognosa in questa storia.

L’accelerata crisi economica e sociale mette in luce i limiti esistenti per le manovre del regime e la sua sbalorditiva mancanza di flessibilità. Nel momento attuale è praticamente incapace di riformarsi, o almeno, frenare significativamente gli appetiti dell’èlite. Il regime, e il paese al suo seguito, non può che precipitare e quindi amaramente difende sé stesso dalle critiche dell’opinione pubblica, intensificando la repressione, rifiutando con aria di sfida di fare concessioni alle richieste dal basso, tagliando ogni possibilità di partecipazione politica non autorizzata dall’alto.

Il paese entra in un nuovo anno timoroso del futuro ancora nascosto, ma i “frutti del rancore” stanno chiaramente maturando.

Note della redazione

(1) Il sistema “Platon” è una imposta sui chilometri percorsi dai mezzi pesanti, che colpisce in particolare i piccoli proprietari del mezzo. La tassa serviva, dichiaratamente, a finanziare investimenti nel miglioramento della rete stradale – attraverso la società Rt-Invest, che appartiene a Igor Rotemberg, figlio dell’oligarca amico di Putin Arkady Rotemberg, considerato uno dei più ricchi uomini russi. Per questo è scoppiata la protesta dei camionisti, contro un balzello che colpiva loro per “aiutare” una delle tante imprese del sistema oligarchico vicino al presidente russo.

(2) Il processo per “Piazza Bolotnaya” nasce dagli scontri (cioè dalle violenze della polizia) avvenuti nel maggio 2012 sulla piazza omonima, in seguito ad una delle più grandi manifestazioni di protesta in Russia dagli anni 90. Un processo politico contro manifestanti e leader delle proteste, riconosciuti come prigionieri di coscienza da Amnesty International che va avanti da oltre tre anni, con numerose violazioni delle stesse norme del diritto russo oltre che dei diritti internazionali.

(3) Il «Nastro bianco» ha caratterizzato una parte del movimento di opinione pubblica dall’ottobre 2011 in Russia, dichiaratamente contro la propaganda e successivamente contro i risultati delle elezioni legislative, considerati falsati da brogli.

*Traduzione dall’inglese di Piero Maestri
Fonte originale: http://openleft.ru/?p=7624
Fonte inglese: http://www.criticatac.ro/lefteast/2015-the-year-of-the-downward-spiral/

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