Usa – Una linea invisibile attraversa Baton Rouge

Christopher J. Tyson, The New York Times, Stati Uniti (traduzione a cura di Internazionale)

Nella città dove è morto Alton Sterling c’è una separazione netta tra i quartieri neri poveri e quelli bianchi benestanti, scrive un professore e attivista locale

I neri cresciuti a Baton Rouge, in Louisiana, conoscono bene l’angolo di strada dove il 5 luglio è morto Alton B. Sterling. Io lo conosco perché è dalla parte opposta del quartiere dove mio padre aveva il suo studio legale prima di diventare giudice. È in fondo alla strada rispetto alla mia chiesa e in cima alla strada rispetto al palazzo dove ho aperto un programma di tutoraggio per i giovani. Ma d’ora in poi la mia idea di quei luoghi comprenderà anche l’immagine di un uomo che vendeva cd per strada immobilizzato a terra da due poliziotti, che gli sparano a bruciapelo e lo la- sciano morire dissanguato mentre lo perquisiscono alla ricerca di un’arma.

Questa non è l’unica immagine di Baton Rouge che il mondo vede in questo momento. Ce n’è anche un’altra, fatta di pace, resistenza e disobbedienza civile, quest’immagine racconta al mondo che, dopo una settimana in cui due uomini sono stati uccisi dai poliziotti e dopo il vigliacco attacco alle forze dell’ordine e ai manifestanti pacifici di Dallas, siamo pronti a fare quello che serve per cambiare la nostra comunità.

Le proteste scoppiate nell’ultima settimana a Baton Rouge hanno portato a centinaia di arresti, tra cui quello di DeRay McKesson, uno dei più noti esponenti del movimento Black lives matter. E ora molte persone vogliono sapere di più sulla città. Mi ritengo molto fortunato a essere nato e cresciuto a Baton Rouge e a poter crescere i miei figli qui. Ma, anche se ha tante qualità, la mia comunità ha un lungo e tormentato passato segnato dal razzismo. Buona parte di quello che succede oggi è la conseguenza diretta di quel passato. Baton Rouge è la città dove il movimento per i diritti civili organizzò il primo boicottaggio degli autobus, e anche quella che ha impiegato più tempo per mettere in atto la desegregazione nelle scuole. Questo tratto distintivo condiziona ancora profondamente la vita della città.

Baton Rouge è in realtà composta da due città. La prima è quella a sud: un labirinto di stradine private e lussuosi centri commerciali, elegante, piena di luoghi di divertimento e abitata prevalentemente dalla borghesia bianca. L’altra è a nord: uno squallido aggregato di vecchi quartieri e strutture abbandonate, perlopiù povera e abitata da neri. È lì che è morto Sterling.

Molti degli abitanti della zona sud di Baton Rouge passano lì tutta la loro vita senza mai avventurarsi nei quartieri a nord. Io sono cresciuto frequentando entrambe le zone della città, ma era prima che Baton Rouge diventasse così grande e così nettamente divisa. Qualche anno fa io e mia moglie abbiamo lasciato la nostra vecchia casa, a un isolato dalla linea immaginaria che separa le due città, e siamo andati a vivere a sud. Per motivi di famiglia, chiesa e impegno civile siamo costretti a varcare quella linea quasi ogni giorno. Quel viaggio aiuta a contestualizzare le deprimenti statistiche della città. Secondo i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc), nel 2013 Baton Rouge era al primo posto in tutto il paese per percentuale di casi di hiv e aids ogni centomila abitanti. Per molti anni è stata una delle capitali statali con il più alto tasso di omicidi del paese. Nell’anno scolastico 2011-2012 solo il 46 per cento dei neri di East Parish, una zona abitata soprattutto da afroamericani, aveva ottenuto un diploma di scuola superiore. Un terzo dei cittadini neri vive al di sotto della soglia di povertà. E la stragrande maggioranza è concentrata nella zona nord della città.

Troppe persone considerano le condizioni dei quartieri neri di Baton Rouge come il risultato di una serie di scelte di vita sbagliate. È un modo pigro di pensare e una menzogna che implica la cancellazione di tutta la storia della nostra città e di altre in tutto il paese. Come molte comunità urbane, Baton Rouge nord è il risultato di determinate scelte politiche, di schemi sociali precisi e del prezzo che finiscono per pagare i quartieri, le famiglie e gli individui. È una storia molto americana di come ai neri è stata sistematicamente negata l’opportunità di vivere in quartieri sicuri. E per cambia- re questo non bastano la “responsabilità individuale” e la “buona volontà”.

Lo scorso fine settimana i ragazzi della Baton Rouge youth coalition, un’organizzazione che prepara gli studenti all’università, ha organizzato una manifestazione a cui hanno partecipato più di mille persone. C’era gente di comunità diverse impegnata per la giustizia sociale e un futuro più equo. Ma la sofferenza aumenta ogni giorno, e non possiamo portare a termine da soli il lavoro. Questo è il contesto in cui un uomo arriva a vendere cd a mezzanotte per sfa- mare la sua famiglia. Questo è il contesto in cui matura la rabbia e la frustrazione che stanno esplodendo in tutta la città.

Una linea di separazione attraversa Baton Rouge. È determinata dal colore della pelle e dalla classe sociale. È una linea che è stata deliberatamente tracciata e che lascia indifferenti troppe persone. E vanifica qualsiasi nostra aspirazione a essere una grande città. Come i cittadini di Ferguson, di Baltimora e di St. Paul, stiamo cercando il modo di rimettere insieme i pezzi e di lavorare per risolvere i problemi. Non credo che questo lavoro finirà presto.

Christopher J. Tyson è docente di diritto alla Louisiana state university di Baton Rouge.

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