Povertà’: emergenza mondiale per gli umani, non per il capitale

(20 Marzo 2017)

Editoriale del n. 51 di “Alternativa di Classe”

Da poco si sa che in Italia il 30% della popolazione, considerato tutto insieme, possiede “ricchezza” pari a quanto sono arrivati a possedere i primi sette miliardari nostrani (e cioè, tanto per fare i nomi, Rosa Anna Magno Garavoglia + Giorgio Armani + Gianfelice Rocca + Silvio Berlusconi + Giuseppe De Longhi + Augusto Perfetti + Giorgio Perfetti) e che, sempre secondo Oxfam (nota ed accreditata ong britannica), l’1% della popolazione possiede un quarto della ricchezza nazionale.

Mentre, poi, i media più audaci, in contrasto con l’esperienza diretta di milioni di proletari, si affannano a far passare il concetto che la crisi “ormai” sarebbe stata superata, è filtrata la notizia delle dichiarazioni fatte Venerdì 10 dal Sottosegretario ONU per gli Affari umanitari (affari di cui normalmente si occupa l’Agenzia OCHA), S. O’Brien. Egli ha affermato, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza, che “Il mondo si trova di fronte alla più grande crisi umanitaria dal 1945, con oltre 20 milioni di persone colpite da fame e carestia”. Si tratta di una cifra impressionante, terribile, e della quale è anche difficile farsi un’idea concreta…
I Paesi più colpiti sono tutti africani, ad eccezione dello Yemen, martoriato dai bombardamenti di una coalizione guidata dall’Arabia Saudita (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno IV n. 47 a pag. 3), e dove quasi 19 milioni di persone sono ormai ridotte alla fame; gli altri Paesi sono il Sud Sudan, dove alla guerra civile per il controllo del petrolio si è aggiunta la carestia, la Somalia, dove sono arrivate a quasi tre milioni le persone che non riescono ad avere sufficienti quantità di cibo, e la Nigeria, dove nelle aree del nord-est continuano le stragi jihadiste di Boko Haram, e gli sfollati sono in 2,6 milioni. In particolare, in poco più di un mese in Yemen per altri tre milioni di esseri umani la fame si è cronicizzata!
Le guerre civili che insanguinano questi Paesi non fanno che favorire gli effetti della siccità, che colpisce, ovviamente, anche gli animali; in conseguenza della situazione, aumentano fame e sete. E ciò significherà di certo più diffusione di malattie e di morte. La richiesta di S. O’Brien ai principali Paesi imperialisti che compongono il Consiglio di Sicurezza dell’ONU è urgente per l’evidente emergenza; oltre tutto, la richiesta è precisa: entro Luglio occorre uno stanziamento di 4,4 miliardi di dollari, per “sforzi globali collettivi e coordinati”. I Commissari ONU hanno visto anche di persona quanto sta succedendo in quei Paesi, e questo spiega il tenore del suo intervento!

Per quanto riguarda la Somalia, in guerra civile da ben 26 anni, O’Brien, che fida nel nuovo governo locale, dato che è arrivato a dichiarare lo “stato di disastro nazionale” per la siccità sopravvenuta, ha affermato che è più della metà della popolazione ad avere oggi bisogno di protezione ed assistenza. Un milione di bambini con meno di cinque anni di età sta rischiando la malnutrizione acuta! In Sud Sudan, invece, un altro milione di bambini sta già soffrendo la malnutrizione acuta, e 270mila di loro rischiano letteralmente di morire di fame! Come se non bastasse, dal Giugno scorso è anche arrivato il colera. Nei villaggi del nord-est della Nigeria i bambini più piccoli sono morti per fame, e gli adulti, malnutriti, non riescono nemmeno più a camminare!
E’ per lo Yemen, però, che occorrerebbe la metà degli stanziamenti richiesti, visto anche che, degli aiuti già inviati, solo il 6% è finora giunto a destinazione. Lo stesso O’Brien, infatti, ha clamorosamente rivelato che è ormai divenuta normalità il fatto che gli stessi aiuti ONU vengano strumentalizzati dalle “parti in conflitto”, direttamente sostenute dalle potenze di area, l’Arabia Saudita e l’Iran (ma non solo… – ndr): esse, nelle rispettive zone controllate, impediscono un “accesso agli aiuti umanitari” a chi non dimostra di stare dalla loro parte!…
Non è l’unico ostacolo quello coraggiosamente denunciato da O’Brien. Il 23 e 24 Febbraio ad Oslo si è tenuta una Conferenza per l’emergenza nel bacino del Lago Ciad, che riguardava la condizione di Nigeria, Niger, Ciad e Camerun, colpite da siccità e carestia: a fronte del miliardo e mezzo di dollari, richiesti dal Coordinatore regionale di OCHA, lo stanziamento complesivo, promesso dai 14 Paesi ricchi presenti, è stato solo di un terzo (484 milioni di dollari)… Un altro dato è il fatto che oggi le “emergenze” si presentano sì nei quattro Paesi indicati da O’Brien, ma in condizioni non dissimili da essi si trovano anche altri Paesi africani, come, ad esempio, Eritrea, Etiopia, Kenya, Malawi e Tanzania. 
In tutti i citati Paesi africani e nello Yemen sicuramente la grande maggioranza della popolazione fa parte della metà della popolazione mondiale (3,6 miliardi di persone) che, tutta insieme, secondo dati Oxfam, possiede la stessa ricchezza degli otto uomini più ricchi del mondo!… Si tratta di diseguaglianze mostruose e rivoltanti, rispetto alle quali le istituzioni borghesi, se non tacciono, propongono “rimedi” certamente non negativi, ma risibili negli effetti, come tassazioni più progressive o, appunto, aiuti umanitari. Eppure non è difficile capire che più povertà c’è, a parità di risorse prodotte, più ricchezza c’è per qualcuno.

Il “Coefficiente di Gini” misura la distribuzione della ricchezza in un Paese, e va dal valore “zero” (0), che corrisponde alla parità di ricchezza per tutti, al valore “uno” (1), che corrisponde ad una persona che ha tutto ed agli altri che non possiedono alcunchè. Ebbene, questo indicatore sta crescendo quasi dappertutto nel mondo!… Le contraddizioni che esistono fra Paesi ricchi e Paesi poveri, sono dello stesso tipo di quelle che esistono sia all’interno dei Paesi ricchi, che dei Paesi poveri (in Africa l’Indice di Gini è quasi sempre alto…); sommando le differenze, si ha, “a palmi”, ma con evidenza, che tra i poveri dei Paesi poveri ed i ricchi dei Paesi ricchi le differenze sono abissali! E’ così che le istituzioni più “illuminate” propongono allora la “soluzione” di mettere dei “tetti alle retribuzioni” più alte: non sarebbe un fatto negativo, ma non sarebbe certo risolutivo, dato che i redditi delle persone, in questo sistema sociale, di certo non derivano tutti dal lavoro personale di ognuno!…
Ai “ragionamenti” istituzionali manca qualcosa, e, precisamente, ciò che consegue dall’analisi del carattere della produzione in questo sistema sociale. L’obiettivo della produzione, infatti, non è certo il fabbisogno reale e concreto di beni e servizi (pressochè uguale per tutti, quantificabile e, perciò, tale da permettere una programmazione della produzione stessa), ma il profitto, che deriva dal modo di produzione in atto, e che non viene mai messo in discussione, perchè rappresenta la “molla” di questo tipo di sviluppo. Viene allora propinata dai fautori di questo sistema la logica che, aumentando le risorse prodotte, producendo merci “competitive”, aumenterebbero di numero i ricchi e diminuirebbero i poveri: la falsa “logica” del capitalismo! Ma non è così. Non lo è mai stato, e non lo è ora più che mai!

Il R.O.E. (“Return On Equity”) è un indice di redditività degli investimenti: la Redditività del Capitale proprio. Preso a riferimento un determinato tempo di “esercizio”, è dato dal rapporto fra utile netto (il profitto) di esercizio e capitale proprio medio, impiegato durante quell’esercizio. In epoca di capitale finanziario, come quella odierna, l’investimento è “appetibile” solo quando il R.O.E. supera i valori garantiti dagli investimenti finanziarii. Ebbene, negli ultimi tre anni “metà delle grandi multinazionali ha registrato un calo del R.O.E…”! …ed oggi “Il 40% delle multinazionali non arriva ad un R.O.E. del 10%…”. Si ha che “Nel 2016 gli investimenti all’estero delle multinazionali sono calati probabilmente del 10-15 %.” e che certamente “Dal 2007 il volume degli scambi commerciali attraverso le filiere internazionali ristagna.”. Così si sta manifestando la crisi strutturale del capitalismo, che è sempre ben lontano dal farsi problemi per il reale fabbisogno…
Ciò che causa il fenomeno della “emergenza povertà”, denunciato da O’Brien, ed il fatto che i poveri sono sempre di più e sempre più poveri, ed i ricchi sempre di meno e sempre più ricchi, dipende da mondializzazione e concentrazione del capitale. Uno dei meccanismi capitalistici che producono tale emergenza è rilevabile anche da un’osservazione della realtà africana, dove le elites al potere sono ben lontane dalle condizioni di miseria dei propri popoli: esse garantiscono al miglior offerente dei Paesi imperialisti la rapina delle proprie risorse naturali, in cambio della guerra che lo scontro interimperialista esporta nei loro Paesi. Non è un caso, infatti, che, in tutti i Paesi dell’emergenza denunciata, sia in corso una guerra, peraltro con armi provenienti dagli stessi Paesi imperialisti, come l’Italia per quanto riguarda lo Yemen (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno IV n. 47 a pag. 4), e non solo…
Oltre tutto, lo stesso meccanismo degli aiuti, anche se indispensabili sul piano umanitario, oltre a servire per tentare di coprire le indiscutibili responsabilità imperialiste, finisce per diventare, inevitabilmente, un modo per imporre anche a quelle popolazioni una asfissiante dipendenza dai meccanismi capitalistici internazionali. L’esportazione del capitalismo ormai ha coperto tutti, o quasi, i Paesi del mondo, e le guerre, lì esportate da esso, causano fra l’altro, oltre che morte e povertà, l’emigrazione. La ricerca di una vita migliore da parte degli oppressi degli “estremi Sud” del mondo è divenuta inevitabile, e va salutata, allora, come occasione per continuare ad ingrossare le fila del proletariato. L’unica chance per l’umanità futura, infatti, non è altro che la lotta di classe!

Alternativa di Classe

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