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REFUSENIK IN ISRAELE |
23/01/2004 |
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Israele contro Israele
Resistenza alla leva, obiezione di
coscienza, rifiuto a
combattere nei territori occupati, ma anche proteste contro la
limitazione della libertà di
parola, per una indagine effettuata dalla polizia su Indymedia Israele.
In uno stato sempre piu' militarizzato e che a oggi ancora si basa su una carta militare in assenza di una costituzione, molti si stanno ribellando: in questi giorni (il 14 gennaio a Roma) sono previste una serie
di mobilitazioni in appoggio a cinque giovani che si
sono rifiutati
di svolgere il servizio militare obbligatorio e sono stati appena
condannati a un anno di carcere. Sono ormai oltre mille invece i refusenik, i riservisti civili che vengono richiamati ogni anno per prestare un servizio obbligatorio di circa quaranta giorni e che si sono rifiutati di prestare servizio nei Territori Occupati. Israele non può vivere senza esercito. La sua sopravvivenza è stata fin dall'inizio basata
sull'uso della forza militare. In 500 hanno firmato un documento in cui dichiarano
di non voler combattere oltre i confini sanciti nel 1967. E il rifiuto a
continuare la distruzione e l'occupazione viene proprio da chi ha ritenuto
finora importante difendere lo Stato di Israele e rafforzarlo, ha creduto
nell'IDF e ora ha deciso di imporre un limite alla violenza e alla sopraffazione di uno stato (quello di Israele) che ora e' persino arrivato a imporre alle frontiere la firma e il permesso per entrare nei territori sotto la sovranità dell'Autorità Nazionale Palestinese.
Aggiornamenti:
16 gennaio: Gaza: manifestazione riservisti
Approfondimenti: New Profile | Yesh Gvul | Courage to refuse | Shministim | Refusers Parents’ Forum
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ARGENTINA |
30/11/2003 |
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Effetti dell'effetto K
Nella mattinata di martedì 25 novembre la polizia ha attaccato violentemente il Movimiento de Trabajadores Desocupados di Neuquén, che si trovava in assemblea per contrastare il sistema di pagamento dei salari, quello delle schede magnetiche prepagate, utilizzabili solo nei negozi abilitati e per il pagamento di servizi. Per piu' di tre ore la polizia ha represso con pallottole di gomma, di piombo e con lacrimogeni i piqueteros e i cittadini del quartiere, che hanno cercato di resistere con pietre e barricate.
Il bilancio: 19 persone ferite e soccorse in ospedale, tra cui cinque colpite da pallottole di piombo, e l'arresto di Pepe, uno studente lavoratore della fabbrica della Zanon, che, dopo essere stato colpito da oltre 60 pallottole di gomma è rimasto in gravi condizioni all'interno di un commissariato di polizia per diverse ore. Per le mancate cure e a causa della gravita' della ferita, Pepe ha perso l'occhio sinistro.
Dopo Salta e Jujuy, ora Neuquén: i governatori provinciali, con la complicità del governo nazionale, continuano a reprimere i movimenti sociali attraverso la violenza della polizia e le politiche affamatrici.
Il cosiddetto "effetto k ", che con il nuovo presidente Kirchner avrebbe dovuto portare alla rinuncia definitiva della criminalizzazione della protesta, ha invece generato l'ennesima violenta azione repressiva ai danni di chi lotta per una vera "trasformazione sociale".
immagini sulla repressione [ 1 | 2 ]
approfondimenti:
Indymedia Argentina |
dossier Argentina |
fabbrica Zanon
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ELEZIONI IN GUATEMALA |
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Guatemala: elezioni senza speranza.
La popolazione guatemalteca si trova, per la seconda volta dopo gli Accordi
di Pace, di fronte alle urne per votare il nuovo
Presidente del Congresso
oltre a deputati, sindaci e membri del Parlamento Centroamericano.
Il Guatemala è un Paese che è stato stravolto
dalle
dittature militari che si
sono insediate dopo il 1954, anno del Colpo di Stato ideato, finanziato,
appoggiato e realizzato (come ammettono documenti ormai resi pubblici della
CIA) dagli Stati Uniti con l'appoggio di vertici militari e grandi
proprietari terrieri del paese centroamericano.
Da allora si è aspettato il 1996 per siglare gli Accordi di Pace tra
Esercito e
Guerriglia con la mediazione dell'ONU. I governi che da allora si sono
succeduti (Arzù 96-00 e Portillo 00-03) non hanno rispettato gli impegni
per
costruire una vera pace nel
paese. Il clima
pre-elettorale non consente di avere speranze. Rios Montt, ex dittatore ed
uno
dei maggiori responsabili del genocidio in
Guatemala, concorre democraticamente, sebbene la Costituzione della Repubblica affermi che gli ex dittatori non possono candidarsi alle
elezioni presidenziali.
Negli ultimi sondaggi
Montt è
fermo all'11% dei consensi ,ma c’è comunque il rischio che vinca
le
elezioni. Altri due candidati si contendono la poltrona di Presidente. Il
primo
è Berger al 33%, il candidato della destra ultraliberista, il secondo,
invece è
Colom, con il
30% (alle scorse presidenziali ha ottenuto il 13% con la sinistra) sempre di
destra ma più moderato.
In una popolazione dalla stragrande maggioranza di etnia indigena non c'è
un candidato indigeno ed è significativa la testimonianza di un indigeno, in
una comunità dell'altopiano che afferma: per noi la guerra continua, gli
eserciti non sparano piú, ma continua la guerra della violenza e della
miseria nella nostra comunitá
Approfondimenti
visione generale sulla situazione (in inglese) | sondaggi e informazione(in inglese)
audio da radio Gap
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