Category: News dai media

Giappone: nuovo allarme fusione a Fukushima, si abbatte bestiame

11:11 12 MAG 2011

(AGI) – Tokyo, 12 mag. – La Tepco ha annunciato una nuova, consistente perdita di acqua radioattiva dal reattore n. 1 della centrale di Fukushima, che potrebbe essersi parzialmente fuso. Tuttavia, la temperatura relativamente bassa del contenitore esterno lascerebbe pensare che il materiale combustibile sia scivolato sul fondo e continui dunque ad essere raffreddato dal liquido rimanente.

Intanto, il governo ha deciso di abbattere tutti capi di bestiame presenti entro il raggio di venti chilometri dall’impianto nucleare. “Ci scusiamo per il dolore che questo causera’ a coloro che li hanno allevati, a prescindere dall’indennizzo economico che riceveranno”, ha dichiarato il portavoce Yukio Edano. Ma e’ soprattutto la situazione della centrale che continua a preoccupare. Dalle nuove misure effettuate, e malgrado le sette tonnellate di acqua all’ora iniettate, il liquido nel reattore n. 1 e’ sceso sotto il fondo delle barre di combustibile, che sono lunghe quattro metri.

Nel reattore, dunque, si e’ verificata una consistente perdita d’acqua radioattiva. La Tepco ha tuttavia precisato che la temperatura del contenitore esterno e’ di 100-120 gradi, un livello che dovrebbe garantire in “modo relativamente stabile” il raffreddamento delle barre. Il reattore n. 1 e’ il piu’ instabile, avendo subito un danneggiamento del 55 per cento con parziale fusione del nocciolo.

 

Giappone: fuga radioattiva anche da centrale di Tsuruga

Tokio, 2 mag. (Adnkronos/Dpa) – Una fuga di radioattivita’ e’ stata scoperta anche alla centrale nucleare di Tsuruga, nella provincia giapponese di Fukui. Lo rende noto l’agenzia di stampa Jiji, citando fonti dell’amministrazione locale. I problemi di quest’impianto sarebbero stati provocati, come nel caso della centrale di Fukushuma Daiichi, dal terremoto dello scorso undici marzo. L’agenzia di stampa Kyodo spiega che tracce di sostanze radioattive sono state scoperte nell’acqua di raffreddamento delle barre di combustibile usata.

Giappone, probabile fuga radioattiva a Tsuruga
Si sospetta una fuga radioattiva dalla centrale nucleare di Tsuruga, nel Giappone occidentale.

Oggi, durante un controllo di routine, è stato rilevato un aumento della concentrazione di sostanze tossiche nell’acqua di raffreddamento del reattore numero 2. Si presume sia a causa di perdite di materiale radioattivo dalle barre di combustibile.

Secondo l’agenzia di stampa Jiji, che cita fonti dell’amministrazione locale, i problemi dell’impianto sono stati provocati dal sisma e dallo tsunami che ha colpito l’11 marzo la parte nord orientale del Giappone. Il caso, così presentato dalle agenzie di stampa Kyodo e Jiji, sembra analogo a ciò che è successo alla centrale di Fukushuma Daiichi.

Secondo quanto afferma l’Atomic Power Co., la società elettrica giapponese che gestisce l’impianto, non si è verificata alcuna fuga radioattiva e si tratterebbe di un problema tecnico che non ha alcun collegamento con il terremoto dell’11 marzo. La centrale di Tsuruga si trova nella prefettura di Fukui, circa 450 km a ovest di Tokyo, in una zona che non è stata colpita dal sisma e dal successivo tsunami.

La Atomic Power Co. ha ammesso di aver individuato una “possibile” perdita di iodio che si è depositata nel liquido di raffreddamento e proveniente dal combustibile nucleare del reattore “Tsuruga-2”. Questo, costruito nel 1987 e in grado di generare una potenza di circa 1160 MW, è il più recente dei 2 reattori della centrale.

In ogni caso per questioni di sicurezza la società ha assicurato il blocco del reattore in modo da consentire dei controlli più approfonditi.

Nucleare: censurato il tema al concerto del primo maggio

http://www.ecologiae.com/nucleare-censurato-concerto-primo-maggio/39366/

Ha fatto scalpore la performance di Carmen Consoli nel concerto di due settimane fa in onore dell’Earth Day, in cui fece molta pubblicità, se così si può definire, ai referendum sul nucleare e l’acqua pubblica.

In quell’occasione la cantante siciliana ammise le sue perplessità sull’atomo, anche con immagini e parole forti, che nei due giorni successivi hanno fatto il giro d’Italia.

Per evitare che ciò accadesse di nuovo, peraltro di fronte ad un pubblico ancor maggiore (si parla di un picco di 3,7 milioni di spettatori), la Rai si è “cautelata”, e prima dell’ingresso sul palco degli artisti che si sono succeduti nel concerto del primo maggio, ha fatto firmare a tutti una dichiarazione in cui annunciavano che non avrebbero toccato gli argomenti del referendum.

Una vera e propria censura, peraltro perpetrata in malafede, visto che agli artisti non è stato detto cosa firmavano, tanto che molti di loro pensavano si trattasse di una semplice liberatoria sui diritti d’immagine. E’ stato solo appena prima di salire sul palco che gli è
stato comunicato il contenuto del testo firmato, e così molti di loro, che avevano in mente di seguire le orme della Consoli, si sono trovati imbavagliati.

Passo indietro del governo via le norme, salta il referendum

Palazzo Chigi ha deciso di andare oltre la moratoria di due anni stabilendo lo stop. Dietro la scelta i timori per il raggiungimento del quorum anche sul quesito per abrogare il legittimo impedimento di VALERIO GUALERZI

Lavori nella vecchia centrale nucleare di Montalto di Castro

ROMA - Il governo ha deciso di soprassedere sul programma nucleare ed ha inserito nella moratoria già prevista nel decreto legge omnibus, all’esame dell’aula del Senato, l’abrogazione di tutte le norme previste per la realizzazione di impianti nucleari nel Paese. Si tratta di un emendamento che recita: “Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare”.

Una scelta che avrà con ogni evidenza l’effetto di far decadere il quesito referendario 1per l’abrogazione della legge con cui si apriva la strada al ritorno dell’energia atomica in Italia.

Il provvedimento in questione era stato uno dei primi varati dal governo e risale al giugno del 2008. Un decreto legge, il n. 112, “convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133″ per la “realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”. Un’accelerazione che aveva convinto l’allora ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola ad annunciare incautamente che il governo avrebbe

ottenuto la posa della prima pietra 2di una nuova centrale nientemeno che entro la fine della legislatura.

La scelta dell’esecutivo di fare marcia indietro era stata in qualche modo anticipata da una serie di uscite degli ultimi giorni del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, molto critiche nei confronti dell’opportunità di massicci investimenti sul nucleare. Dichiarazioni culminate oggi con l’intervento davanti alla Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo. Tremonti in quella sede ha sostenuto l’opportunità di finanziare lo sviluppo delle energie alternative nel quadro di investimenti pubblici di interesse collettivo. “Questa fase – ha detto Tremonti – va utilizzata anche per sostenere investimenti pubblici destinati a operazioni di interesse collettivo. Il finanziamento delle energie alternative risponde a questa esigenza”.

Stando ad indiscrezioni, la scelta di cassare del tutto le ambizioni nucleari sarebbe stata dettata a palazzo Chigi da allarmanti indicazioni sulla possibilità che il referendum, anche sulla scia dell’allarme per la catastrofe giapponese raggiungesse il quorum necessario per la sua validità. Per questo motivo la decisione del governo è stata accolta con un certo fastidio dai comitati promotori e dalle forze politiche che più di tutte si erano impegnate per la loro realizzazione, Idv in testa. La scomparsa del quesito sul nucleare rischia infatti di produrre una smobilitazione in grado di mettere a repentaglio l’ottenimento del quorum, con il conseguente fallimento della battaglia contro la privatizzazione dell’acqua e – sopratttutto – contro la norma sul legittimo impedimento che rischiava di trasformarsi, in caso di successo, in un plebiscito contro Silvio Berlusconi.

“Sul nucleare – commenta Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd,
il governo terrorizzato dal giudizio degli italiani è costretto a fare marcia indietro. Il disastro che si è purtroppo verificato a Fukushima ha denudato la propaganda nucleare, ma chi è sempre stato contrario al ritorno al nucleare sa bene che si tratta di una scelta vecchia, sbagliata, impopolare e antieconomica per l’Italia. Dai dati in nostro possesso, di fatti, la maggior parte degli italiani, anche tra gli elettori del centro destra, è profondamente contraria ad un ritorno all’atomo”.

(19 aprile 2011)  http://www.repubblica.it/ambiente/2011/04/19/news/nucleare_governo-15134078/?ref=HREA-1

Proteste anti nucleari in India, polizia spara sulla folla

19-04-2011

Repressa nel sangue una manifestazione contro la più grande centrale nucleare del mondo (9.900 MW) che Areva sta costruendo nei pressi Jaitapur, nello stato centrale del Maharashtra. Le proteste erano già partite nei mesi scorsi. Il recente disastro di Fukushima ha aggravato ulteriormente la tensione.

Proteste anti nucleari in India, polizia spara sulla folla La tragedia nucleare giapponese di Fukushima riaccende la protesta contro l’atomo in tutto il mondo. Ieri è stata la volta dell’India, dove le manifestazioni si sono concentrate a Jaitapur, nello stato del Maharashtra, nei pressi del sito in cui il colosso francese Areva sta costruendo la più grande centrale del mondo con ben sei reattori Epr da 1.650 MW ciascuno, per un totale di 9.900 MW. Alla gente che protestava contro il mega impianto, la polizia ha risposto con cariche e proiettili veri reprimendo la manifestazione nel sangue. Secondo le ricostruzioni della stampa indiana, dopo una prima protesta in mattinata, le manifestazioni sono proseguite nel corso della giornata, sfociando in violenti scontri. Il corteo dei manifestanti si è diretto contro un commissariato di polizia. Sarebbe seguito un lancio di pietre contro gli agenti, che dopo aver tentato inutilmente di disperdere la folla a manganellate e sparando proiettili di gomma, hanno aperto il fuoco.

Per il capo della polizia dello stato, Gulabrao Pol, “non c’era altra scelta. Abbiamo fatto il possibile per controllare la situazione, ma una folla composta da centinaia di persone ha cercato di sopraffarci”, si è giustificato. “Abbiamo lanciato lacrimogeni, poi proiettili di gomma. Dopo non abbiamo avuto alternativa che quella di sparare.” Nella sparatoria è rimasto a terra un giovane trentenne. Molti altri sono rimasti feriti. Anche in questo caso viene così calpestato il diritto all’autodeterminazione delle popolazione locale, in questo caso composta da agricoltori e pescatori, che dovranno lasciare le loro case per far posto agli impianti previsti dalle intese siglate tra Areva e la società pubblica indiana NPCIL (Nuclear Power Corporation of India Limited), nel corso della visita in India del presidente francese Nicolas Sarkozy a dicembre: due accordi quadro per la costruzione di due centrali nucleari. La protesta era già partita nei mesi scorsi, il recente disastro di Fukushima, ha ulteriormente aggravato la tensione. (f.n.)

Nucleare: Su Quesito Referendum Parola Passa a Cassazione (Il Punto)

ASCA) – Roma, 20 apr – Il governo ha deciso di disinnescare la mina del referendum sull’energia nucleare. Nel decreto legge omnibus, oggi all’esame dell’aula del Senato, la maggioranza ha infatti presentato un emendamento che prevede l’abrogazione di tutte le norme relative alla realizzazione di impianti nucleari in Italia. Il 12 e 13 giugno e’ fissata la scadenza referendaria su realizzazione delle centrali nucleari, privatizzazione dell’acqua e legge sul legittimo impedimento. Dopo quanto accaduto in Giappone alla centrale di Fukushima, si prevedeva una massiccia partecipazione al voto in grado di raggiungere il quorum del 50 piu’ uno degli aventi diritti al voto per renderlo valido. Ora tocchera’ alla Cassazione esprimersi sulla novita’ intervenuta a proposito del quesito referendario sul nucleare. La decisione potrebbe essere quella di ridurre a due i quesiti del pronunciamento referendario del 12 e 13 giugno in quanto il primo risulterebbe inutile, vista la decisione assunta dal governo. In tale eventualita’, si potrebbero ridurre le motivazioni della partecipazione al voto. Il testo dell’emendamento della maggioranza non lascia adito a dubbi: ”Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare”. Gia’ nel 1987 tre si’ referendari, sull’onda di quanto era accaduto alla centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina, bloccarono la via italiana al nucleare. La previsione era che anche in questo 2011 gli elettori potessero bocciare le centrali nucleari, anche se l’istituto del referendum e’ in crisi dal 1997 quando non si raggiunse il quorum su sette quesiti. La disaffezione dell’elettorato si e’ confermata anche nel 2000, 2005 e 2009 quando si e’ ripetuto quanto accaduto nel 1997. Palazzo Chigi, in un comunicato, ha ulteriormente precisato a proposito di nucleare: ”Con l’emendamento viene affidato al Consiglio dei ministri la definizione di una nuova strategia energetica nazionale. La strategia terra’ conto delle indicazioni stabilite dall’Unione europea e dai competenti organismi internazionali”. L’attenzione e gli investimenti si spostano sulle energie rinnovabili, come precisa Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico: ”E’ importante impiegare le migliori tecnologie disponibili sul mercato per la produzione di energia pulita, in particolar modo per quanto riguarda il comparto delle fonti rinnovabili e dell’energia verde”. Il caso vuole pero’ che proprio oggi, davanti alla sede del Ministero dello Sviluppo economico, sia prevista alle 11 una manifestazione indetta da tempo da Fiom, Film e Uilm contro il decreto sulle energie rinnovabili del 3 marzo scorso che, secondo i sindacati, ”ha bloccato l’intera filiera del fotovoltaico in Italia”. I tre sindacati metalmeccanici precisano: ”Dal varo del decreto sono stati ridimensionati i piani di investimento e in molti casi annunciati processi di delocalizzazione e avviato il ricorso ad ammortizzatori sociali”. Il decreto che riduceva le risorse destinate alle energie rinnovabili era stato criticato anche dall’Unione europea. Dopo la decisione del governo sul nucleare, potrebbe essere completamente riscritto. Gaetano Quagliariello, vice capogruppo dei senatori del Pdl, dichiara al Gr2 che bisogna dare atto al governo di aver assunto una decisione su cui si sta orientando la maggioranza della comunita’ internazionale prevedendo ”il tempo necessario” per riesaminare l’intera questione dell’energia nucleare. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani da’ un duplice giudizio: ”Il governo con ogni evidenza scappa dalle sue stesse decisioni. Credo che questa sia in ogni caso una vittoria nostra, di chi gia’ prima dell’incidente in Giappone aveva messo in luce l’assurdita’ del piano cosi’ come il governo lo aveva concepito”. Antonio Di Pietro, Idv, parla di ”ennesima truffa del governo agli italiani” perche’ ”se il governo avesse deciso di rinunciare al nucleare non potremmo che essere felici, invece con questo emendamento si dice soltanto che si posticipa l’individuazione delle localita’ in cui realizzare le centrali”. ”Lo stop e’ una vittoria di tutto il movimento contro il nucleare ma bisogna tenere alta la guardia. Per ora lo stop al nucleare e’ usato solo come trucco per far fallire un referendum che lo avrebbe definitivamente archiviato”, dichiara Angelo Bonelli, presidente dei Verdi.

Proiettili di uranio impoverito (?)

L’Uranio si trova sotto forma di isotopi “diversamente abili” a produrre energia nelle centrali nucleari .

L’isotopo che serve  nelle centrali è l’isotopo U235 che si trova in percentuali medie dello 0,7 % nei minerali presenti in natura.

Il minerale viene perciò “arricchito” attraverso processi chimico-fisici per aumentare  la concentrazione di U235. Quello che resta viene comunemente chiamato Uranio “impoverito” dalla presenza di U235 ed è costituito quasi esclusivamente da

U238, un isotopo solo leggermente radioattivo ma molto pesante ( 1,7 volte il piombo) che viene utilizzato per questa sua proprietà in applicazioni civili ma anche in applicazioni militari (proiettili ad alta penetrazione).

 

Nel corpo di un militare francese deceduto viene rintracciato uranio ed il militare viene considerato ufficialmente contaminato ma la quantità non viene considerata sufficente ad averne determinato la morte, dunque un firma ma nessun colpevole. Nel corso dell’ inchiesta vengono rintracciati in Kossovo proiettili di uranio che analizzati non sono di uranio impoverito ma realizzati con scorie radioattive . Questo perché questi proiettili contengono anche l’isotopo U236 che non esiste in natura ma viene prodotto a seguito di una reazione nucleare. Sorge quindi il sospetto che le scorie delle centrali, molto radioattive, vengano criminalmente utilizzate per fabbricare queste armi che poi vengono “umanitariamente”  utilizzate in Paesi con problemi umanitari (Kossovo, Iraq, Libia).

Guarda l’inchiesta realizzata da RAI News :

http://www.rainews24.rai.it/it/canale-tv.php?id=22870

www.fermiamoilnucleareinsicilia.it

Chernobyl: sta cedendo il sarcofago del reattore 4

Secondo l’ex direttore della centrale, Michail Umanez, dopo 25 anni le condizioni del sarcofago che avvolge il reattore numero 4 sono estremamente deteriorate. La “coperta di cemento” giacciono circa 190 tonnellate di materiale altamente radioattivo

Roma, 9 aprile 2011 – A distanza di 25 anni dalla catastrofe nucleare, da Chernobyl si leva un nuovo allarme. Secondo l’ex direttore della centrale, Michail Umanez, le condizioni del sarcofago che avvolge il reattore numero 4 – quello che esplose il 26 aprile del 1986 – sono estremamente deteriorate: “Il rischio che crolli il sarcofago in metallo e cemento aumenta ogni giorno, perché la radioattività decompone i materiali”.

Secondo i dati raccolti da Greenpeace, che ha organizzato un convegno a Kiev, sotto la “coperta di cemento” giacciono circa 190 tonnellate di materiale altamente radioattivo: se la copertura dovesse cedere, potrebbero liberarsi nell’atmosfera circa cinque tonnellate di polvere radioattiva.

Fintanto che non verrà realizzato un nuovo “super-sarcofago” – quello attuale è stato progettato per durare fino al 2016 – “esiste concretamente il rischio – ha ribadito Umanez – che un’altra nube nucleare si sprigioni sull’Europa occidentale”. Ma per realizzare questo progetto, all’Ucraina mancano i soldi, ragione che ha indotto il Paese a rivolgere un appello alle Nazioni Unite.

10/04 La manifestazione anti-nucleare in Giappone

A occhio diecimila persone, quindicimila secondo gli organizzatori, hanno dato vita alla più grande manifestazione degli ultimi dieci anni in Giappone. Lo slogan più usato è stato “No al nucleare” ma il corteo ha mescolato sentimenti anti-nucleare alla rabbia contro la TEPCO e il governo giapponese, rei di avere informato a singhiozzo – e male, e chissà se veramente – la popolazione circa i rischi successivi al terremoto e allo tsunami che hanno colpito il nord del paese quasi un mese fa.

Giornata di sole, molte le famiglie e le persone per la prima volta in piazza a Koenji, quartiere fuori Tokyo, ma noto per la presenza di attivisti che vivacizzano da sempre la zona. Apertura punk del corteo (ma in testa a tutto una macchina della polizia, a controllare che tutto filasse liscio), chiusura più freak con soundsystem reggae: in mezzo c’era di tutto. La manifestazione è stata tagliata in più parti dai poliziotti, postisi come cuscinetto. Il corteo era quindi spezzato in sei o sette tronconi e in questo modo le persone hanno sfilato più raccolte a bordo della strada, consentendo di non bloccare il traffico.

La manifestazione fino a questo momento è stata ignorata dai media ufficiali giapponesi. Nel giorno della manifestazione, peraltro, gli schiaffi al governo democratico di Naoto Kan, non sembrano ancora finiti. Al premier, cui si rimprovera poca personalità nella gestione della crisi (qualche cartello oggi lo rappresentava marionetta nelle mani della TEPCO) potrebbe arrivare un altro brutto colpo dalle elezioni locali svoltesi oggi in alcune prefetture.

qui numerose foto del corteo: http://www.ilpost.it/2011/04/10/la-manifestazione-anti-nucleare-in-giappone/

Tokyo, primo corteo no nuke

di Diana Alice Santini da Tokyo

Per mezzo secolo nel Paese nessuno aveva osato mettere in discussione il dogma nucleare. Adesso arrivano le prime proteste
(21 marzo 2011)
Erano un migliaio, o giù di lì. Pochi, per i nostri parametri, ma in Giappone le manifestazioni di piazza sono rarissime, lontane da una cultura che ha come primo valore la coesione sociale. Ancora più “inedito” il fatto che si sia sfilato contro l’energia nucleare, quasi un dogma in questo paese dagli anni ’50 fino a oggi.

O fino a ieri, appunto: bandiere e tamburi hanno invaso la centralissima Shibuya, a Tokyo, per chiedere la chiusura di tutte le centrali atomiche, in una domenica pomeriggio di shopping rarefatto e di sole tiepido, con i manifestanti stretti tra i pesanti cordoni di polizia da un lato e gli sguardi sospettosi dei passanti dai marciapiedi.

Tra gli striscioni rossi e gialli fitti di ideogrammi, spunta qua e là anche qualche carattere latino: no nuke, no al nucleare. A organizzare la manifestazione è un piccolo sindacato di sinistra. Ma tra i partecipanti ci sono anche tanti cittadini comuni, alcuni venuti da molto lontano: Hiroshima, Osaka, Shimonoseki.

«Siamo pochi», spiega una delle organizzatrici, «perché molti credono che in questo momento la priorità sia occuparsi dell’aiuto ai profughi, anche sopperendo alle eventuali mancanze del governo nell’organizzazione degli aiuti. Ma finita l’emergenza, cambierà». Secondo un altro manifestante, figlio di un sopravvissuto alla bomba di Hiroshima, c’è anche un fattore disinformazione: «La televisione non fa che ripetere che il nucleare non è pericoloso, che le radiazioni non fanno male. Noi siamo qui per aprire gli occhi alla gente, per gridare la verità, costi quel che costi».

Insomma, il migliaio in piazza potrebbe rappresentare molti: non ho parlato con una sola persona da quando sono arrivata qui che non mi abbia spiegato come, in modo o nell’altro, col nucleare il Giappone debba decidersi a farla finita. E i sondaggi, anche prima dell’incidente di Fukushima, rivelano che all’atomo è contraria la maggioranza della popolazione.

Tokio intanto si va svuotando. Anche lunedì qui è vacanza, è l’equinozio di primavera, e molti ne hanno approfittato per scappare dalla città. Piazza Hachiko, tradizionale luogo di socializzazione durante i week end, era quasi deserta. Molti centri commerciali sono rimasti chiusi, anche se i negozi più colpiti sono quelli di frutta e verdura: la gente non si fida ad acquistare prodotti freschi, non si sa dove vengono e se sono radioattivi. Tutti gli appuntamenti internazionali previsti nella capitale sono stati cancellati, dalla celebre fiera del fumetto (il Tokyo Anime Fair che doveva iniziare il 24 marzo) ai campionati mondiali di pattinaggio che invece dovevano iniziare oggi. La Svizzera ha spostato la sua ambasciata dalla capitale a Osaka, per far star tranquilli i suoi diplomatici. Tutto esaurito negli alberghi del sud, il più lontano possibile dalla centrale in panne.

Chi è rimasto nella città, s’inventa dei piccoli rituali per esorcizzare a paura: un cucchiaino di alghe nori al giorno, si dice, protegge la tiroide, due docce al giorno lavano via potenziali contaminazioni. Anche la dimensione religiosa, da molti anni messa da parte in un paese fortemente secolarizzando, sta ritrovando il suo spazio nei tempi shintoisti, spesso nascosti dietro i grattacieli.

Ma a Tokyo il sentimento prevalente, in tutti, è l’attesa, unita a un certo fatalismo. E’ la filosofia del «shikata ga nai», del ‘non ci si può fare niente’, perché ci sono eventi a cui la volontà umana non può opporsi. Anche per questo, forse, mille persone in corteo a Shibuia, in forndo, non erano poi così poche.

Tokyo, manifestazione contro centrale nucleare Hamaoka

ROMA – Circa 300 persone, in prevalenza mamme con bimbi, hanno protestato oggi a Tokyo contro la centrale nucleare di Hamaoka, nella prefettura di Shizuoka. La manifestazione, a poco più di due settimane dal grave incidente ancora irrisolto della centrale di Fukushima causato dal sisma/tsunami dell’11 marzo, ha puntato dritto verso un altro impianto ritenuto «ad altissimo rischio», distante solo 200 km a sud di Tokyo e a 120 dalla popolosissima Nagoya, costruito sul punto di congiunzione delle placche tettoniche.

La stampa nipponica ha oggi recuperato, tra l’altro, la testimonianza di Katsuhiko Ishibashi, professore della Kobe University e uno dei massimi esperti sulle Scienze della Terra, tenuta dinanzi a una commissione parlamentare a febbraio 2005. Nell’occasione, Ishibashi aveva parlato di «terremoto e della sua potenza in grado di colpire un impianto nucleare in più parti e produrre diverse rotture» con danni a parti vitali come il sistema di raffreddamento. Una descrizione che rispecchia quanto accaduto a Fukushima, ma che se ripetuto a Hamaoka porterebbe a un «colpo fatale al Giappone» con pesanti effetti «per tutte le generazioni future».

Domenica 27 Marzo 2011 – 16:09

13:12 27/03/11
Giappone: manifestazioni contro il nucleare a Nagoya e Tokyo
Centinaia di persone hanno manifestato oggi a Nagoya (centro) e Tokyo per chiedere l’abbandono delle centrali nucleari dopo l’incidente all’impianto di Fukushima provocato dal sisma e dallo tsunami di due settimane fa. Lo hanno constatato giornalisti della France Presse sul posto.
In un Paese dove tradizionalmente i cortei anti-nucleari sono rari e hanno poca partecipazione, almeno 300 manifestanti si sono riuniti a Nagoya rispondendo all’invito di studenti preoccupati dalla situazione alla centrale di Fukushima 1, situata nel nord-est dell’arcipelago.

“Non vogliamo un’altra Fukushima”, hanno scandito i manifestanti chiedendo la chiusura della centrale di Hamaoka situata a 120 chilometri da Nagoya, sulla costa sud dell’isola di Honshu, e pure a rischio sisma. A Tokyo, infine, circa 300 persone hanno sfilato nel quartiere chic di Ginza scandendo slogan come “Non abbiamo bisogno del nucleare”.

(ats)

Dansette