pubblicato il 11.12.08
Rigurgiti fascisti nel social network ·
Al di sotto della copertina lucente e patinata di facebook fatta di amicizie, amori, momenti di gioia e goliardia si nasconde un ventre nero di odio, razzismo e violenza verbale. A essere presi di mira principalmente rom ed ebrei, tanto da far intervenire il centro Weisenthal e il Parlamento europeo, che hanno chiesto al gigante dei social network di trovare una soluzione. E facebook ha prontamente ha provveduto, procedendo alla cancellazione forzata di tutti i contenuti a sfondo razzista e nazista.
Ma il noto social network purtroppo è un oceano e tenere tutto sotto controllo non è certo una cosa facile. Nascosti tra le maglie dei centinaia di gruppi presenti, violenza e rigurgiti nazisti non sono scomparsi e dietro facciate più sobrie si continuano a leggere in citazioni all'odio razziale. "Ebrei al rogo", "Bruciamo i campi rom" e migliaia di altre offese sono comparse, dopo la cancellazione da parte della società statunitense, in decine di altre discussioni.
Una settimana dopo la presa di posizione del centro Wiesenthal, sono ancora presenti nella Rete italiana ben 38 gruppi dal titolo "+rum -rom", per non sorvolare su "Fuori gli zingari dall'Italia" con commenti "gentili" del calibro di "raus", "vanno eliminati" e altre sconcezze varie. E non manca chi alla democrazia preferirebbe il ritorno degli squadristi di fascista memoria, o magari del duce stesso con annessi e connessi. Proprio Mussolini è una star nei meandri del social network con decine di gruppi dedicati, in cui si parla di rom, ebrei e odio politico. In "Benito Mussolini, il duce" tra le discussioni si può ancora leggere: «Se ci fosse ancora il duce quei cazzo di campi nomadi sarebbero cenere ... ma prima o poi gli italiani si faranno sentire»; oppure in "Quelli che pensano che Benito Mussolini sia un grande uomo", contro chi non è d'accordo con il tenore dei commenti, il tono è lapidario: «Bloccate questi avanzi di forno».
Ormai nello stesso facebook si ripropone il mondo del neofascismo con forti venature naziste. «I riferimenti - spiega Saverio Ferrari, responsabile dell'Osservatorio sulle nuove destre - non sono più rispetto alla storia del fascismo e della Rsi, ma anche rispetto al nazismo e ai suoi collaboratori europei. C'è una frattura rispetto alla storia incarnata dal Movimento sociale italiano, che era stato attento a non confondere i piani. Oggi c'è una tendenza a nazificare la propria identità e quindi i simboli che girano vengono presi dagli stemmi delle Waffen Ss. C'è l'esaltazione della croce celtica dimenticando che discende dalle mostrine della divisione Charlemagne dei volontari francesi nelle Ss».
Nel neofascismo italiano si sono persi tutti i freni inibitori e inneggiare al duce, e alla violenza è diventato motivo di vanto. A differenza però del mondo in Rete, su facebook i commenti sono scritti con nome e cognome e a volte anche con foto, informazioni personali e quant'altro. Il magistrato non può chiedere la chiusura di facebook ma può perseguire la persona o il gruppo, se abitano in Italia. «Le leggi per poter perseguire questi fenomeni ci sarebbero - spiega Ferrari - e non si tratta né di apologia di fascismo né della legge Scelba, ma di quella Mancino che condanna gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista e aventi per scopo l'incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali».
Nonostante le leggi, il problema purtroppo rimane di natura culturale. «In Francia queste cose non sono consentite, in Germania se fai un saluto romano vieni incarcerato. Il governo francese fece causa a Yahoo! perché attraverso il portale anche oltralpe si poteva partecipare ad aste di paccottiglie neonaziste e antisemite. In Italia, invece, si può presentare alle elezioni un partito come Fascismo e libertà che ha subito una quarantina di processi, tutti vinti. Questo perché c'è una giurisprudenza consolidata che ti permette di dire tutto quello che vuoi fino a quando non diventa pericolo concreto per la democrazia». Per assurdo, anche minacciare di morte i rom.
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