pubblicato il 27.05.13
Europa nera - Spagna ·
Ultradestra a ritmo di rock un mondo anonimo in cerca di seguaci
(Samuel Aranda/Corbis)
Da Madrid a Barcellona è nelle curve ultrà che prospera il neonazismo. Gruppi musicali, radio e siti servono per aggregare giovani. un fenomeno rimasto abbastanza sotto traccia finché un giovane militante di sinistra non è stato ucciso in una metropolitana. Dimenticato il franchismo, l'esempio da seguire è quello di CasaPound
di NOELIA VIZCARRA NIR
MADRID - Il giovane spagnolo Carlos Palomino, di 16 anni, prende la metropolitana per andare con un gruppo di amici "antisistema" a manifestare contro un evento xenofobo organizzato dai ragazzi della "Democracia Nacional" in un quartiere popolato da immigrati a Madrid. Carlos è l'ultimo del gruppo a salire nel vagone e si trova di fronte Josué Estébanez. Josué indossa una maglia di Three Stroke, una sorta di divisa neonazista in Spagna, e nasconde un pugnale nella mano destra. I due scambiano poche parole e, all'improvviso, Josué sferra una coltellata a Carlos. All'altezza del ventricolo sinistro. Una ferita profonda sette centimetri. Carlos cerca di difendersi ma è tardi e non riesce neanche ad evitare la spinta che lo butta giù dal vagone. Il treno non parte, qualcuno cerca di bloccare Josué, che ferisce un altro ragazzo e a scappa in strada. Gli amici di Carlos lo raggiungono e solo la polizia lo salva dal linciaggio. Carlos, a pochi metri di distanza, muore. Tutta la sequenza è registrata dalle telecamere di sicurezza della metropolitana di Madrid. E' l'undici novembre del 2007. Lo stesso giorno viene arrestato un soldato spagnolo che frequenta gli ambienti di estrema destra, Josué Estébanez. L'opinione pubblica spagnola, quel giorno, apre gli occhi sull'estremismo di destra.
Josué Estébanez viene condannato a 26 anni di prigione, ma la sua condanna non ferma l'attività dei suoi camerati. Anzi. Come spiega Esteban Ibarra, presidente dell'Ong Movimiento contra la Intolerancia, da quel giorno diminuiscono gli episodi di aggressione fisica, ma aumenta la capacità di mobilitazione politica, ideologica e di propaganda attraverso internet. E' attraverso la comunicazione digitale che i gruppi e i blogger possono incitare all'odio e possono fare apologia al nazismo, vietata dalla legislazione spagnola. Nella rete non esiste nessun controllo. Ibarra stesso ha ricevuto attacchi online e si è trovato di fronte a una pagina Facebook che chiedeva la sua morte. Dal Movimiento contra la Intolerancia dicono che ci sono più di 400 luoghi digitali di questo tipo, in spagnolo, fra blog, canali di Youtube, profili di Facebook e pagine html generiche.
Questi gruppi estremisti hanno una strategia molto simile "tanti di loro reclutano ragazzi nei campi di calcio, compiono un indottrinamento via internet e poi cercano di creare il senso di gruppo attraverso i loro concerti razzisti - racconta Ibarra - dove arrivano ai livelli massimi di esaltazione e d'identificazione con la loro ideologia". Tutto avviene attraverso il cosiddetto "RAC" (Rock Against Communism) o l'haterock. Avere accesso a questa musica attraverso internet è facile, per esempio attraverso il link "Radio Bandiera Nera" che compare in tanti blog spagnoli, ma è praticamente impossibile avere un biglietto per un concerto. Per quelli bisogna affiliarsi. Ma la rete offre loro un'altra cosa molto importante: l'anonimato. I loro materiali si possono leggere da qualsiasi luogo al mondo, ma è difficile sapere chi si trovi realmente dietro a questi blog. Niente e-mail, niente nomi. E tutto senza grandi investimenti economici.
Tra i gruppi radicali più conosciuti in Spagna, ci sono sempre stati i tifosi delle squadre di calcio, ma la legge varata dal governo spagnolo nel 2007 "contro la violenza, il razzismo e la xenofobia nello sport" è riuscita ad arginare la violenza negli stadi costringendo i club a vietare bandiere con svastiche o simboili nazisti sotto la minaccia di multe salate. Ma i gruppi più radicali, come Ultras Sur del Real Madrid o Boixos Nois del Barcellona, riescono lo stesso a fare apologia aggirando le regole: cantando cori fascisti durante le partite, mostrando nomi e simboli di movimenti di altri paesi o portando la violenza fuori dello stadio. Carles Viñas che all'Università di Barcellona fa ricerca sul movimento degli skinheads e sulle frange violente dei tifosi, racconta le dinamiche attraverso le quali si è sviluppato il movimento degli ultras. "Per i gruppi politici di estrema destra - dice - il Mondiale del 1982 fu l'opportunità per aprirsi un nuovo spazio nel mondo del calcio, ma solo dopo gli anni '90 questi gruppi diventarono veramente pericolosi e famosi a livello nazionale, ricevendo spesso il sostegno economico dai propi club. I grandi episodi di violenza prodotti da questi gruppi e gli attacchi a danno di altri tifosi hanno poi fatto aumentare il controllo della polizia. Ora questi gruppi sono diventati meno politicizzati rispetto al passato, ma più chiusi in loro stessi attorno ai leader e molto attenti a tutto quello che fanno i propri membri. Sono pochi quelli che continuano a mostrare i segni esteriori dell'ideologia di estrema destra, perché ad essere vestiti come skinheads si rischia di essere sottoposti a più controlli".
Una delle persone che conosce meglio questi gruppi in Spagna è Antonio Salas. Il nome è di fantasia, perché si tratta di un giornalista spagnolo che si è infiltrato per due anni all'interno dei gruppi più radicali spagnoli, dagli skinheads al Ku Klux Klan, e ha raccontato questa esperienza nel libro "Diario de uno skin". Salas ha pagato molto cara la sua indagine e a quasi 10 di distanza è ancora minacciato di morte. La sua opera ha svelato l'organizzazione di diverse associazioni, i loro negozi, i loro nomi, i contatti, i bar e i luoghi di ritrovo, la violenza e l'odio che questi ragazzi hanno nei confronti degli immigrati, dei gay o dei gruppi comunisti.
Arrivare fino Salas non è facile, ma riusciamo a parlare con lui al telefono. Attraverso una voce distorta per precauzione, ci dice: "L'estrema destra esiste in Spagna. Ha una piccola tradizione franchista ma soprattutto è formata da ragazzi che si ispirano al nazionalsocialismo, quelli che vanno alle curve degli stadi e fanno concerti di musica patriottica. In molti provengono da famiglie con un passato franchista, ma una delle cose che mi ha colpito di più è vedere la quantità di ragazzi che studiano giurisprudenza affiliati a questi gruppi". Antonio Salas continua a fare inchieste giornalistiche e nel suo libro sul terrorismo islamico (pubblicato anche in Italia,"L'infiltrato. Una storia vera") racconta con stupore di come nel corso di questa inchiesta abbia dovuto spesso difendersi dalle minacce di "ex colleghi" neonazisti (che tuttavia non lo hanno riconosciuto) a causa della loro ideologia anti-islamica. Ha potuto così toccare con mano quanto gli estremisti di destra siano presenti in varie forme nella società spagnola e di quanta forza dispongano.
L'estrema destra spagnola in questi ultimi tempi prova ad omologare le sue strategie a quelle degli altri gruppi europei. Esistono rapporti stretti con i tedeschi, gli austriaci o i francesi, ma uno dei modelli che piace di più in Spagna è quello italiano di CasaPound. E' guardando ad esso che qualche mese fa a Barcellona si è cercato di costituire il Centro Social Militia propugnando la difesa della natura, il diritto alla casa, la promozione dello sport, l'antiglobalismo e la difesa dell'identità. Temi che non sono lontani da quelli dei gruppi "social nazionali" tedeschi ma con il modello dei centri occupati italiani. Per l'inaugurazione era previsto l'arrivo dall'italia di Gianluca Iannone, fondatore di CasaPound, ma alla fine Iannone non è venuto e il centro non è stato inaugurato per la pressione fatta dai media. Il progetto è stato trasformato nel "Casal Tramuntana", un centro con poca capacità di aggregazione sottomesso alla vigilanza delle organizzazioni contro il razzismo e la xenofobia.
La visita che era stata organizzata per Iannone dimostra come l'estrema destra si stia allontanando da Madrid: dopo l'inagurazione di Barcellona infatti, l'italiano avrebbe dovuto visitare Siviglia, dove era stata autorizzata una riunione di gruppi di estrema destra portoghesi, francesi e spagnoli. Il professor Xavier Casals ritiene che questi fatti dimostrino come l'ultadestra spagnola stia tagliando i collegamenti con la vecchia destra franchista: "Nel 1979 l'estrema destra politica spagnola aveva un deputato nel Parlamento nazionale, Blas Piñar, ma dopo la sconfitta nelle elezione del 1983, non ci fu più alcuna rappresentanza parlamentare a Madrid. Invece nella Catalogna, dove il sistema politico ha sofferto un'erosione più grande, la destra politica si è reinventata attraverso un discorso populista anti-islamico e razzista riuscendo a eleggere consiglieri in diversi comuni della regione a partire dal 2003".
Il partito al quale si riferisce Casals è "Plataforma per Catalunya" che con lo slogan "prima la gente di qui e non gli immigati" ha raccolto più di 75.000 voti nella Catalogna. Questo partito vede nella Lega Nord un modello da imitare e a fine marzo il presidente del partito Josep Anglada è andato a Venezia per spiegare la strategia di Plataforma: presentarsi alle prossime elezione spagnole con il nome "Plataforma por España" cercando così di estendersi in tutte le altre regioni. Un altro partito vicino ai movimenti di estrema destra è "España 2000", nato a Valencia, che sin dall'inizio ha avuto l'appoggio di Jean-Marie Le Pen. A Valencia il partito ha organizzato grandi manifestazioni xenofobe e, nonostante la denuncia di organizzazioni non governative come "SOS Razzismo", nelle ultime elezioni amministrative è riuscito a eleggere diversi consiglieri nella regione di Valencia e uno ad Alcalá de Henares, vicino Madrid.
Rafael Ripoll, eletto nel comune di Alcalá spiega che "España 2000" non è un gruppo di ultradestra. "Noi per i temi sociali siamo di sinistra - ci dice- ma in temi nazionali siamo di destra. Difendiamo l'unità nazionale e i diritti degli spagnoli in Spagna. Ci accusano di essere skinheads, di essere razzisti, ma noi non vogliamo nessun tipo di conflitto né politico né economico". In realtà nessun gruppo, neanche quelli giovanili radicali con cui siamo riusciti ad entrare in contatto, si definisce di estrema destra. Sebbene per il momento questi gruppi in Spagna siano molto lontani dalla aggressività mostrata dagli estremisti in altri Paesi europei, secondo gli esperti l'attuale crisi economica, con una disoccupazione al 23,6%, porterà a un aumento del numero dei loro affiliati e simpatizzanti.
27 giugno 2012
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2012/06/27/news/neonazismo_in_europa_-_spagna-35109834/
IL VIDEO
La destra che uccide: omicidio a sangue freddo nella metro
11 novembre 2007, Madrid. Le telecamere della metro di Legazpi riprendono la follia dell'estremismo. Il video viene pubblicato dal quotidiano El País. Democracia Nacional ha organizzato una manifestazione xenofoba. Carlos Palomino, 16 anni, e i suoi amici stanno andando a protestare. Salgono sullo stesso vagone dove Josué Estébanez, 23 anni, passeggia nervoso nascondendo un coltello. Ha una maglietta della Three Stroke, marca di ispirazione nazista. Carlos entra, i due si scambiano poche parole. Per Josué bastano ad accoltellarlo al cuore e ammazzarlo
servizio di GLORIA BAGNARIOL
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/neonazismoeuropeo/2012/06/28/news/vento_di_destra_-_spagna-38102476/
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