pubblicato il 17.11.14
Milano "Manifestazioni fasciste" per saluti e croci celtiche in 16 rischiano il processo ·
La Procura: «Violazione della legge Scelba»
Milano, 17 novembre 2014 - C'erano “Skoll”, rockettaro di destra autore di libri su foibe e Che Guevara e il “Kassa”, già leader della curva milanista passato dalla Fossa dei leoni ai Guerrieri ultras. E poi il bodybuilder di Cernusco e altri ragazze e ragazze che hanno già debuttato nella politica “ufficiale”, in lista per Forza Nuova alle amministrative in vari comuni dell’hinterland. E pure una loro amica che ha corso pochi mesi fa alle comunali di Novate per la lista CasaPound. Era variegata, insomma, la platea di giovani che a fine aprile 2013 commemorò pubblicamente il consigliere provinciale missino Enrico Pedenovi, lo studente Sergio Ramelli e il repubblichino Carlo Borsani, tre martiri della destra radicale. Si ritroveranno la prossima settimana davanti al gup Elisabetta Meyer imputati (sedici in tutto) di aver violato la legge Scelba - che punisce le “manifestazioni usuali del disciolto partito fascista” - nel corso della manifestazione promossa quella sera “da alcuni appartenenti al partito Fratelli d’Italia”.
Stando alle accuse del pm Piero Basilone - che ha chiesto per tutti il rinvio a giudizio - Federico Goglio in arte Skoll, in particolare, in piazzale Susa al momento di deporre i fiori per Borsani per tre volte “chiamava il presente”, al quale “numerosi manifestanti rispondevano con il saluto romano”. Stessa imputazione per Luca Cassani “Kassa” in via Paladini, dove lo studente Ramelli negli anni ’70 venne sprangato a morte da assassini di sinistra, e per Alessandro Albuzzi Agogeri per aver fatto lo stesso in viale Lombardia sotto la lapide per Pedenovi.
Tra i numerosi a rischio processo per aver risposto all’esortazione con il saluto romano, spiccano vari esponenti di Forza nuova come Ermanno Durantini, Edoardo Bertolotti, le ragazze Valentina Asuni e Stefania Araldi di Casapound. Oltre a salutare, secondo l’accusa “partecipavano al corteo esibendo bandiere raffiguranti la croce celtica” . L’inchiesta era nata da un esposto presentato dai partigiani dell’Anpi. Anche una seconda indagine sulla serata di aprile di quest’anno è ormai chiusa (10 indagati) in attesa della prevedibile richiesta di giudizio. La Cassazione ha ribadito da poco che il “saluto romano” resta un reato poiché “nulla autorizza a ritenere che il decorso di ormai molti anni dall’entrata in vigore della Costituzione renda scarsamente attuale il rischio di ricostituzione di organismi politico-ideologici aventi comune patrimonio ideale con il disciolto partito fascista o altre formazioni politiche analoghe”.
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