pubblicato il 17.11.14
Milano La politica delle bastonate. I militanti di Forza Nuova a un passo dal processo ·
Botte, fumogeni, violenze: indagini chiuse per 19
di Marinella Rossi
Milano, 15 novembre 2014 - La politica a colpi di nerbo, la campagna elettorale innaffiata dallo champagne di fumogeni e irruzioni. E i candidati consiglieri vestono double face: dialettica e manganello. Campagna elettorale dell’aprile 2011, quella che portò all’elezione di Giuliano Pisapia, e a cui partecipò, ben spiegato, anche il gruppo di destra radicale Forza Nuova con un nugolo di candidati al consiglio. Di questi, l’aspirante sindaco e ben undici aspiranti agli scranni di Palazzo Marino, che non ottennero (come lista) più dello 0,35% alla verifica delle urne, sono ora più appropriatamente candidati a una richiesta di rinvio a giudizio. Per lesioni personali aggravate, violenza privata aggravata, esplosioni pericolose, porto di armi e oggetti atti a offendere. Traduzione, in titoli di reato, dell’aggressione a un gruppo di ragazzi del Blocco Studentesco di CasaPound (una lite fra estreme destre), dell’irruzione negli uffici Aler di viale Romagna e nel centro Pime di via Mosè Bianchi dove circa seicento scouts partecipavano a un dibattito con i candidati Letizia Moratti, Manfredi Palmeri e Pisapia.
Dell'accezione fascistoide di politica rispondono ora in diciannove di quegli esponenti di Forza Nuova: dodici dei quali presenti in lista alle amministrative. Il capolista e candidato sindaco Marco Mantovani (milanese, classe 1959), che alle elezioni conquistò lo 0,36%, cui seguono Angelo Balletta, Antonino Spinella, Lorenzo Falconi, Loris ed Enrico Molteni, Edoardo Pricca, Edoardo Bertolotti, Daniel Biavaschi, Duilio Canu, Massimiliano Sala ed Ermanno Durantini. L’avviso di chiusura indagini, rispetto a fatti che vanno dal primo al 18 aprile 2011, è firmato dal sostituto procuratore Grazia Pradella (appena trasferitasi come aggiunto alla Procura di Imperia) e vistato dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli. E’ un lavoro d’indagine che parte da un’ipotesi di associazione per delinquere, poi caduta, e che lascia passare nel filtro solo i fatti concreti.
Si parte il primo aprile quando sei esponenti di Forza Nuova si armano di bastoni e nerbi e preparano un agguato contro cinque rivali del Blocco studentesco, e ne feriscono uno («lesioni personali... e diagnosi di contusione della faccia, del cuoio capelluto e del collo»). Si prosegue il 2 aprile con il lancio di fumogeni durante una manifestazione di Forza Nuova. Il 14 aprile, Mantovani e altri undici identificati (più quindici rimasti senza nome) irrompono nell’Aler di viale Romagna con bandiere per protestare contro la gestione delle case popolari, bloccano gli ascensori e costringono il «personale dipendente a tollerare la loro presenza, le loro manifestazioni di protesta e l’affissione di striscioni», impedendo loro di uscire. Il 18 aprile, in tredici, e sempre con Mantovani, irrompono nel Pime e interrompono il dibattito fra Moratti, Pisapia e Palmeri e almeno seicento scouts, che invece di parlare del futuro della città sono costretti allo spettacolo del lancio di volantini e alla musica degli slogan di Forza Nuova. Rieducazione da arancia meccanica.
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