Modena, 24 gennaio 2012. 4 persone agli arresti domiciliari e 10 con l’obbligo di firma, accusati di aver preso parte agli scontri con la polizia avvenuti a Modena in occasione del convegno di Fiamma Tricolore tenutosi il 28 ottobre scorso.
Torino, 26 gennaio 2012. 24 persone sotto custodia cautelare, 2 ai domiciliari, 15 con obbligo di dimora, 11 indagati a piede libero, innumerevoli perquisizioni, per gli scontri avvenuti in Val di Susa il 27 giugno e il 3 luglio. Le accuse da violenza privata, a lesioni, a danneggiamento e resistenza aggravata in concorso.
Esprimiamo piena solidarietà per tutti coloro che tra il 24 e il 26 gennaio, in diverse città italiane (Torino, Genova, Modena, Perugia, Roma), sono stati trattati come semplici numeri e spiattellati sulla cronache dell’intera penisola a dimostrazione, secondo l’opinione dei ben pensanti, di un Paese che punisce chi trasgredisce, che ha polso e sa gestire le situazioni.
Esprimiamo piena solidarietà per coloro che a Modena il 28 ottobre, data non del tutto casuale, si sono opposti alla presenza autorizzata e massicciamente tutelata nella loro città di alcuni nostalgici del periodo fascista, intenzionati a commemorare quanto avvenuto nel 1922. Esprimiamo quindi solidarietà per chi è stato costretto a difendere la propria realtà da un qualcosa che non dovrebbe più essere tollerato, accettato e minimamente condiviso.
Esprimiamo piena solidarietà per coloro che ormai da tempo si oppongono alla costruzione di una nuova ferrovia del tutto inutile, in quanto non giustificata da ragionevoli previsioni di traffico merci e passeggeri, dal costo insostenibile, che andrebbe a gravare interamente sulla spesa pubblica e quindi a proiettarsi sulle generazioni future erodendo ulteriormente risorse dedicabili a scuola, sanità, pensioni e stato sociale, e dall’impatto devastante e irreversibile sul territorio.
Esprimiamo il più totale disprezzo per uno Stato che ancora oggi permette ai nuovi fascismi di circolare per le strade in maniera indisturbata ed anzi protetta, per uno Stato che non ascolta le ragioni motivate della sua gente, per uno Stato che decide nel quotidiano di utilizzare la repressione come unica risposta al dissenso.