Stefano, un altro ragazzo ucciso dallo Stato
Non mi uccise la morte
ma due guardie bigotte
mi cercarono l’anima
a forza di botte
La morte di Stefano, ragazzo di 31 anni, è l’ennesima dimostrazione della deriva di uno stato autoritario in ogni sua azione. E questo ci preme ribadire con forza fin da subito. Perchè 20grammi di fumo non sono prova di reato, ma anche perchè la vita delle merde che hanno stroncato l’esistenza di Stefano non vale un grammo davanti i nostri occhi. L’arresto e le torture, il ricovero e l’allontanamento forzato dalla famiglia in cerca di notizie. La storia surreale che si consuma nella capitale è la cartina di tornasole di un sistema securitario armato per uccidere, per reprimere, per scoraggiare. La sicurezza sbandierata da ogni scranno parlamentare, eccola. La sicurezza di essere pedine in mano ad infami sempre pronti a fare i leoni protetti da ombra, silenzio e cameratismo spicciolo. La loro sicurezza, quella che uccide. Per farci sentire sempre più sicuri. Sicuri, da morire.
STEFANO VIVE
SOLIDARIETA’ ALLA FAMIGLIA CUCCHI