Mirafiori … quanto onore
“perché la rivoluzione possa essere più che una parola, perché la reazione non ci riporti domani alla situazione di ieri, la conquista di oggi deve comportare lo sforzo di essere difesa: il povero di ieri non può essere il povero di domani”
Alla fine, ha vinto il SI ma non importa, poco da gioire avranno, infatti, i campioni della “modernità” per una vittoria che è, e sempre resterà, una misera manciata di voti estorti con le armi della minaccia, della paura e della disperazione.
Nella Mirafiori in cui si sgobba duro, ai reparti del montaggio, gli operai hanno detto NO e tanto basta. Il “salvatore della Patria”, Marchionne, potrà ora congratularsi con gli impiegati e le gerarchie di fabbrica che compatte hanno votato per il SI (pari, pari i 400 voti di scarto) ad un referendum di cui non subiranno i nefasti esiti (bel coraggio!) gli operai, intanto, dalla prossima settimana se ne tornano a casa, cassa integrazione, in attesa del tanto chiacchierato, fantomatico piano di nuovi investimenti.
Al SI, la palma della vittoria numerica, al NO, invece, quella dell’onore e della dignità, principi evidentemente estranei ai politicanti, ai padroni e ai pennivendoli di questo paese. Il NO, infatti, ha prevalso tra le tute blu a dispetto di una martellante campagna propagandistica in favore di quel “futuro” e di quella “modernità” di cui il buon Marchionne dovrebbe essere campione indiscusso.
Le principali testate giornalistiche (destra e sinistra non fa differenza), politici in vista, coccolati da TV e telegiornali (destra e sinistra non fa differenza), opinionisti ed esperti di ogni specie (e sottospecie) per intere settimane ci hanno rincoglionito sull’utilità del SI e su una sua, ineluttabile, vittoria schiacciante. E invece no! i lavoratori non sono stati dello stesso avviso e, nonostante la minaccia della perdita del lavoro, hanno ricordato ai vigliacchi, a chi non ha mai il coraggio di schierarsi e prendere una posizione netta, ai profittatori di ogni ogni ordine e grado, cosa significhi, in questo Paese, Opposizione e Lotta. A loro, il nostro rispetto e gratitudine per averci mostrato, nella seconda volta in pochi mesi, come il futuro non sia, inevitabilmente, chinare il capo di fronte alle minacce del più forte.
Tutto il nostro sdegno, invece, ai signori della politica che è, sempre più, solo compromesso e genuflessione agli interessi dei vari Marchionne, della finanza e dei potentati economici transnazionali. Bel “futuro”, infatti, bella “modernità”, quelli che intendono regalarci i Marchionne d’Italia e del mondo, un salto all’indietro di due secoli, con la plebe sempre all’opra chine (o perennemente disoccupata come accade a chi è giovane) senza diritti, senza garanzie, senza prospettive. Veramente un maniera “moderna” di far pagare gli sfaceli sociali, prodotti dalla finanziarizzazione dell’economia che tanto piace al globalismo, a chi, da oltre un ventennio, assiste a un progressivo, costante, depauperamento delle proprie condizioni di vita.
Mirafiori, ieri, è stato un simbolo ma non di resa, chi si augurava un plebiscito (puntando la pistola del ricatto alla testa dei lavoratori) esce con le ossa rotte, non bastano televisioni, giornali, denaro, politici balbettanti e venduti, per fiaccare l’insopprimibile volontà di resistenza e riscossa di tutti coloro che lottano per un’idea invincibile: la giustizia sociale. Altrove, gli alfieri del regno dell’arbitrio non avranno gioco facile: Mirafiori, Pomigliano, e ancora, le lotte sociali, nei quartieri, al sud come a nord, nei territori, la meravigliosa piazza di Roma, il 14 dicembre, tutto questo è un monito per noi e per loro. Il futuro non è scritto!
Onore a chi non si piega!
Onore alle Avanguardie Sociali d’Italia!