BLACK PANTHER PARTY
Organizzazione politica o gang criminale?
Terroristi o Soldati politici?
Paradossalmente è possibile leggere la storia delle Pantere Nere in un modo o nell’altro, modificando la prospettiva con cui si guarda alle fonti: rapporti di polizia vs letteratura di movimento, giornali conservatori vs controinformazione.
Nate nel 1966, le Pantere divennero la più nota organizzazione rivoluzionaria degli afroamericani negli USA, un mito vero e proprio. La primigenia sezione di Oakland rappresentò il proverbiale cerino pronto ad incendiare le sterminate praterie stelle e strisce e, nel giro di pochi anni, l’organizzazione si stutturò attraverso decine di chapters dislocati in ogni parte del mondo.
Un’Avanguardia militante, un fiero cuneo nero, conficcato nel ventre molle dell’indolente America, panciona e razzista. In breve, le Pantere cominciarono ad essere considerate dal Potere costituito alla stregua di una minaccia da estirpare “con ogni mezzo necessario”.
Tutto in loro sembrava eccessivo: armati, troppo giovani, troppo arroganti, troppo determinati, troppo riconoscibili.
Il Mito delle Pantere, il loro “Ethos” militante, hanno catturato l’immaginario di svariate generazione di ribelli in epoche e contesti geografici diversi, dagli anni ’60 del secolo scorso fino a giorni nostri.
Non sono state sufficienti Repressione polizesca, da un lato, e tentativi postumi di trasformazione dell’esperienza in innocua icona Pop, ad opera della cultura liberal (bianca) della parte “benpensante” d’America, dall’altro, a cancellare dalla memoria il piglio guerriero e rivoluzionario delle Pantere.
Tra le fila degli Antagonisti, negli avamposti degli avversari irriducibili della società divisa in classi e razze, il Mito delle Pantere continua, tutt’ora, a riverberarsi.
Nella foto (del 2010), il feretro di un giovane militante ucciso dalla polizia viene salutato col pugno chiuso dai compagni del New Black Panther Party nel South Carolina.