Affinché la Storia insegni
30 luglio 1922: ha inizio la “Caporetto” dell’antifascismo italiano.
Voluto dai politici di sinistra e dai capi del sindacato, comincia, a decorrere del mattino seguente, il cosiddetto “sciopero legalitario“, uno sciopero generale di protesta contro le violenze fasciste, che già dal nome, secondo i suoi organizzatori, aveva l’obiettivo di appellarsi alla difesa del concetto astratto di “legalità”.
Ma chi erano i referenti di questa invocazione d’aiuto? Il Governo? La Magistratura? La Polizia? Su tutte queste forze pesava evidente la colpa di aver tutelato, protetto, se non adirittura avallato e promosso, le violenze fasciste nei mesi precedenti. La condotta, incerta ed esitante, dei vertici politici e sindacali della Sinistra aveva impedito una resistenza energica allo sviluppo dello squardismo ed ora, addirittura, gli porgeva su un piatto d’argento il tassello finale per la vittoria definitiva.
Lo sciopero andò male, privo di una chiara prospettiva, spaventò l’opinione pubblica che più che alla legalità temette un ritorno al clima parainsurrezionale del “biennio rosso”. I fascisti agirono da crumiri, sostituirono al lavoro gli scioperanti e si presentarono come i tutori dell’ordine e della pace sociale. Le spedizioni punitive si moltiplicarono, col benevolo placet delle autorità, l’abbaglio della “legalità” sarebbe risultato fatale ai capi del sindacato. Diversi bastioni rossi della penisola, come Civitavecchia (che fino ad allora aveva resistito eroicamente), caddero nelle mani degli squadristi e fu loro spianata la strada per una futura azione contro la capitale.
Esattamente un anno prima, agosto ’21, firmando il cosiddetto “patto di pacificazione”, il partito socialista aveva rinunciato all’autodifesa sconfessando l’azione degli Arditi del Popolo. 12 mesi dopo, ancora si cullava nell’illusione di un ritorno alla “legalità”. Sola resistette Parma:
“Fu Parma a salvare, allora, l’onore del proletariato italiano… Parma con il successo della sua resistenza, dovuto alla partecipazione unitaria di tutte le componenti del movimento operaio e popolare, costituì un luminoso punto di riferimento per la lotta contro il fascismo“.