Controllo Sociale

Telecamere, schedatura, repressione legata al controllo dell'individuo.

Pillole di miseria dai social network

In queste giornate successive all'attacco subito da Berlusconi, il cui volto ha raccolto qualche goccia del sangue di migranti, detenuti, studenti e compagni di cui sono lorde le sue mani, nel tempio della schedatura volontaria e altare sacrificale del controllo sociale, Facebook, si inseguono le fazioni di "facebucchini" alla ricerca di una sublimazione del proprio odio o del proprio amore per il vulnerabile e umanizzato Cavaliere. Un lettore di informa-azione ci informa che in questo conflitto di utenti-numero, alcune strategie stanno gonfiando le fila dei solidali con il premier gonfiato: pare infatti che alcuni gruppi accalappia iscritti tipo "no facebook a pagamento", stiano cambiando titolo in favore di appoggio e consolazione di Berlusconi, spostando quindi migliaia e migliaia di pedine tra le fila dei sostenitori del primo ministro.
Miseria, impotenza, sia tra chi tifa tirannicidio senza mai agire per liberarsi e liberare in alcun modo al di là del monitor, sia tra chi servilmente procaccia solidarietà al tiranno. Nulla più che l'agire politico e la democrazia diretta dei social network.

Mar, 15/12/2009 – 18:55

Torino - Un corteo che c’è

fonte macerie

È il primo pomeriggio di sabato, in corso Giulio Cesare. Improvvisamente si materializzano una cinquantina di manifestanti, armati di striscioni, volantini, megafono, manifesti e vernice. Bloccano l’incrocio e cominciano a parlare, a spiegare perché sono lì e perché protestano; intanto qualcuno oscura una telecamera di sorveglianza e si prepara ad accecare tutte quelle che troverà sul suo cammino. Poi partono per un lungo giro tra Borgo Dora e Porta Palazzo: è un vero e proprio piccolo corteo. La Celere non c’è, e neanche la Digos: per questo corteo nessuno ha chiesto l’autorizzazione, né è circolato alcun appello. Un corteo che c’è e basta, blocca il traffico e gira industurbato a Porta Palazzo fino nel centro del mercato e poi dentro a Borgo Dora. L’aria si riempie di discorsi e slogan, i muri di manifesti e scritte: contro le espulsioni, contro la violenza della polizia («Zelante come uno sbirro che uccide», recita uno degli striscioni), contro gli sgomberi, contro i razzisti della Lega e contro la “sorveglianza speciale”. Si parla molto dell’espulsione di Adel, ma anche della morte di Stefano Cucchi e dell’arresto in Grecia di Alfredo Bonanno e Christos Stratigopoulos. Dopo un’oretta di strada, i manifestanti si disperdono. La volante che aveva seguito il corteo – lasciandosi depistare varie volte e senza mai osare avvicinarsi – rimane da sola. Solo dopo un po’ arriverà la Digos e si apposterà a sorvegliare il niente, tentando di digerire l’ennesimo smacco.

Mar, 17/11/2009 – 17:22

It's Jesus time

fonte lombroso.noblogs.org

"Cristo, s'è fatto tardi!" – oppure – "Gesù, come vola il tempo!". Che belle espressioni… e quanto saranno vere nel momento in cui tutte le nostre scuole avranno appeso alla parete il Cristorologio, la risposta veronese alla mamme finlandesi e ai giudici europei che vogliono togliere il crocifisso dalle aule. Vorremo proprio vedere se avranno il coraggio di vietare nelle nostre scuole anche un innocente orologio da parete. Il nuovo Cristolorologio è frutto dell'ingegno padano cristiano di un'équipe (anzi, un squadròn) di alcuni artigiani di Mazzantica con il patrocinio del comune di Oppeano, dell’assessorato alla cultura della provincia di Verona, della regione Veneto, dell’associazione “principe Eugenio”, della fondazione “Moretto torna a casa tua” e di altre associazioni padano cattoliche moderate come Ludwig, “Comitato benefico del bacanàl del gnoco” eccetera.
Trattasi di un orologio da parete di manifattura veneta dove le lancette sono rappresentate dalle braccia del Cristo (una però leggermente più corta, quella delle ore). Il Nazareno assume la sua posizione iconografica solo alle 9,15 e alle 2,45 mentre negli altri momenti del giorno si muove come un vigile urbano che dirige il traffico. È simpatico alle 6,30 quando si gratta un piccolo prurito o alle 12 in punto quando ricorda Klaus di Biasi sul trampolino che si vuole tuffare nei nostri cuori, oppure alle 9,45 e alle 3,15 quando si muove con l’eleganza di Don Lurio. I nostri ragazzi avranno così il loro Gesù che li accompagnerà per tutte le ore del giorno, che li seguirà in ogni minuto. Il Cristorologio potrà essere tranquillamente appeso anche nelle classi differenziali, quelle per i mussulmani, atei e indù, ma anche fuori dalla scuola, negli ospedali, nei tribunali, negli uffici postali e nelle caserme. Su richiesta è disponibile anche la versione a cucù.
(a cura dell'ufficio stampa della Cristotime s.r.l.)

Gio, 12/11/2009 – 17:31

Genova - Trovata microspia al centro di documentazione Doppiofondo

riceviamo e diffondiamo:

Venerdì 23 ottobre in serata al DOPPIOFONDO a Genova, a causa di un malfunzionamento dell' impianto elettrico, abbiamo trovato all'interno di una presa elettrica una microspia.
Ci sembra evidente l'interesse che la questura di Genova nutre nei confronti dei compagni,questo è solo l'ennesimo gesto di controllo dopo 7 avvisi orali,1 foglio di via e minacce varie.Ribadiamo che i nostri desideri non si fermeranno di fronte a queste subdole manovre.

 

Mer, 28/10/2009 – 15:06

Emilia Romagna - Pericoloso precedente a Bologna

A due ragazzi leccesi è stato notificato dall’Anticrimine di Bologna un Foglio di via dalla città per tre anni, per uno di loro, e per un tempo che ancora non conosciamo (perché l’atto deve ancora essere ritirato), per l’altro.

Ven, 23/10/2009 – 15:34

Genova - Fogli di via

Mi è successa una cosa strana (ma normale). Insieme ad alcuni amici ho incontrato Sergio Cofferati per la strada e, avendo visto coi miei occhi come ha ridotto la città di Bologna, gli ho urlato qualche insulto. Immediatamente sono spuntate le forze dell'ordine e mi hanno portato in questura. Dopo un'attesa di alcune ore mi è stato consegnato un foglio di via da Genova valido per 3 anni (articolo del codice Rocco, biennio fascista, rivisto nel '56). Se vogliamo sforzarci di prendere seriamente quanto scritto su quel pezzo di carta (igienica) dobbiamo credere che la motivazione principale sia stata proprio... l'insulto a Coffee.

In realtà in questi giorni una pioggia di “avvisi orali” (sempre codice Rocco) è caduta sugli anarchici genovesi; se a me non è arrivato l'avviso orale è perché mi sono trasferito in questa città da pochissimo tempo e mancavano delle motivazioni (anche ridicole) per affibbiarmi tale provvedimento. E' dunque ovvio che il mio foglio di via era già pronto sui computer della questura, le uniche righe lasciate in bianco erano quelle riguardanti la causa del provvedimento. Mi sento ferito nell'orgoglio: l'unica ragione che ho saputo fornire loro fino ad ora è una “aggressione verbale a una personalità pubblica”. Se lo avessi saputo prima prima avrei almeno... beh, meglio non scriverlo quello che avrei fatto.

Entrambi i provvedimenti – foglio di via e avviso orale, articoli 1 e 2 – sono misure preventive che il questore può applicare arbitrariamente a persone che a suo parere turbano la pubblica sicurezza o la moralità. Entrambi gli articoli impongono all'interessato di mutare radicalmente il proprio stile di vita, le proprie frequentazioni, i propri affetti, la propria etica, le proprie opinioni, adeguandosi a quella che è considerata una Condotta Normale, cioè un modello comportamentale che non sia pericoloso per l'ordine costituito. L'avviso orale lo fa permettendo alla persona di restare nel luogo geografico dove si trova, ma sotto la minaccia di diventare un “sorvegliato speciale”, misura alquanto pesante, qualora non chini la testa; il foglio di via intima di togliersi materialmente dai coglioni, con la minaccia di arresto da uno a sei mesi per ogni infrazione. Come qualsiasi altra misura di prevenzione che non preveda la reclusione in un carcere o in altre simili istituzioni (leggi arresti domiciliari, obblighi di dimora, semilibertà, etc), questi provvedimenti ci chiedono addirittura di sorvegliare e reprimere noi stessi, divenendo per metà reclusi e per metà secondini. Non leoni chiusi in una gabbia d'acciaio, ma impiegati incravattati rinchiusi dalle sbarre della paura, che si comportano da bravi bambini senza nemmeno avere la scusa di essere costretti a farlo. Non corpi costretti non da mura e catene, ma menti rinchiuse dalle minacce di provvedimenti futuri. Il prigioniero non viene costretto a non agire, ma a scegliere di non farlo, forse perfino a non voler agire. Questo tipo di repressione, quando funziona, è la più fine e la più profonda che un potere possa attuare. Purtroppo per il potere, non è detto che funzioni. Ciò che i questori e i magistrati non sono in grado di comprendere è che l'etica di un individuo è si mutabile, ma deve nascere dalle nostre pulsioni e non dalla legge dello stato o da una morale esterna a noi.

I tutori dell'ordine hanno sempre represso tutti coloro che non si adeguano alle regole scritte e non scritte. Perché la macchina dello sfruttamento dell'uomo, di ogni specie vivente e dello stesso pianeta possa perpetrarsi indisturbato occorre che gli ingranaggi girino bene, fluidamente, nel verso giusto, che non gli salti in testa di spostarsi. Gli ingranaggi siamo noi. Tre ordini ipnotici risuonano nei nostri cervelli, tre mantra tesi al mantenimento della stabilità dell'esistente: Produci! Consuma! Crepa! Fortunatamente nelle menti di alcuni di noi echeggia pure un'accorata risposta: Ma vaffanculo! Chi ha ancora una volontà propria, dei sentimenti e una ragione si rifiuta di transitare in fila indiana sulle rotaie dell'obbedienza e del conformismo ciechi. Ecco un elenco di cose che mi rifiuto di fare: Chiudere gli occhi di fronte a qualsiasi merdata; Sacrificare il mio tempo e i miei interessi per arricchire un padrone in cambio di pochi spiccioli; Fare shopping per combattere la noia; Aver paura degli immigrati. E chi se ne frega se per questo non rientro – come sarebbe saggio fare – nelle schiere dei Normaloidi, i cui comportamenti non sono censurati e le cui “opinioni” sono certificate da un qualche partito o da un qualche personaggio televisivo. Preferisco starne fuori, anche se quel Fuori è temuto e represso. E' una massa di individui bollati con un'etichetta detestata, o accettata solo sulla carta: anarchici, ribelli vari, stranieri, omosessuali, barboni, cosiddetti pazzi... troppo lungo sarebbe l'elenco, che include chiunque per scelta o per impossibilità non rientri nei ranghi degli sfruttati pacifici. Individui costantemente sorvegliati, spiati, minacciati, giudicati, repressi con mezzi informali (droghe, incitazione alle guerre tra poveri...) e formali (carcere, CIE, comunità...). Non è una differenza da poco quella che divide gli esclusi da chi ha scelto liberamente di essere contro. I primi sono vittime dell'esistente, i secondi sono nemici. E' un passaggio che occorre compiere: prendere coscienza e combattere per la fine dell'oppressione, per cessare di essere esclusi o schiavi obbedienti.

Non scriverò qui se ho intenzione di adempiere o meno all'obbligo di lasciare Genova, ma sia chiaro che ovunque sarò non cesserò di lottare, coi mezzi che di volta in volta riterrò opportuni, perché si realizzi il peggior incubo delle forze dell'ordine e dei loro padroni: un mondo senza gabbie.

Mer, 14/10/2009 – 14:33

Internet Eyes - Un gioco, telecamere di sorveglianza e lo spione per gli sbirri diventi tu

Il link del sito ufficiale di Internet Eyes:

http://interneteyes.co.uk/


fonte: wired

La polizia britannica ha trovato un modo per levarsi di torno un po’ di lavoro e… darlo ai cittadini. Si tratta di un gioco web, che sarà lanciato a breve, nel quale gli utenti sfruttano il circuito di telecamere pubbliche per individuare crimini e criminali, denunciandoli. Internet Eyes, questo il nome del progetto, è una vera e propria caccia al ladro in formato hitech, che ogni mese mette in palio premi di circa 1100 euro.

Ogni giocatore accede al circuito pubblico di videosorveglianza, che raggiunge strade, vicoli, negozi, locali e via dicendo; e si mette a controllare se è tutto regolare. In caso contrario, dopo opportuna verifica, lo segnala alle Autorità tramite i facili comandi del servizio, e attende l’esito dei suoi sforzi. Se si tratta di una buona “soffiata”, il malvivente è messo in una gogna pubblica virtuale, con tanto di fotogallery che lo inquadra mentre perpetra il crimine. E il premio è consegnato al giocatore.

Ovviamente, si sono scatenati i gruppi di difesa dei diritti civili, che condannano il gioco e le sue dinamiche, trovandolo un tantinello invadente per la privacy e “pericoloso”, perché si rischia di spacciare per criminale chi magari non lo è. Tony Morgan, uno degli ideatori di Internet Eyes, nonché imprenditore con un passato legato alla ristorazione (quando si dice “versatilità”), assicura che la sua creatura è sicura e, anzi, nasce per prevenire i crimini. Perché ladri e affini, stando a Morgan, a breve temeranno l’occhio vigile e virtuale di Internet Eyes. “Volevo combinare una cosa seria come fermare il crimine con l’incentivo di vincere del denaro”, afferma il buon Tony in un’intervista al Daily Mail.

E niente paura per la privacy, visto che dei quattro milioni di videocamere già installate nel Regno Unito, ne saranno sfruttate solo una ogni mille. Che ridendo e scherzando fanno circa 4000, ma perché tarpare l’entusiasmo dei creatori di Internet Eye! E poi ci sono le parole rilasciate da James Woodward, a capo del team tecnico che gestisce Internet Eye, a calmare le acque: “per questioni di privacy gli utenti non sapranno la locazione delle videocamere. Per loro sarà davvero difficile trovare dove si trovano”.

Ma come funziona, nella fattispecie, questo gioco? Dall’interfaccia si selezionano le videocamere desiderate, e si inizia la caccia al criminale. Quando si nota qualcosa di sospetto, si clicca su un apposito comando e, istantaneamente, è inviato un SMS o una e-mail, con in allegato uno scatto di ciò che è puntato dalla videocamera, a un addetto. Il quale valuto se si tratta effettivamente di un crimine. Per ogni segnalazione il giocatore guadagna un punto, mentre ne guadagna tre se si tratta di un crimine. Se invece è un falso allarme, si perde un punto.

Internet Eye sarà lanciato, a breve, sfruttando le telecamere in negozi e locali pubblici di Statford, ma sarà esteso a tutti il Regno Unito entro Dicembre, per poi toccare un po’ tutto il mondo il prossimo anno.  Quindi state bene attenti a non sbagliare cassonetto dell’immondizia…

Mar, 13/10/2009 – 16:49

Genova - A proposito di avvisi orali e sorveglianza speciale: lettera aperta alla Genova ribelle.

Genova, 2 ottobre 2009

Ai genovesi, a coloro che vi sono nati o che vi sono giunti, agli arrabbiati.

Nella mattinata del primo ottobre, presso la questura di Genova, mi è stato “ingiunto” (verbalizzato) un “avviso orale”. Per chi non lo sapesse, l'avviso orale è una “diffida” che viene data – a discrezione del questore – a persone che “abitualmente sono dedite alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo la sicurezza e la tranquillità pubblica”. La persona in oggetto è invitata a cambiare il proprio modo di comportarsi e viene tenuta sotto osservazione (per un periodo massimo di tre anni). Se gli inquirenti valutano che il “soggetto pericoloso” non muta e non ha intenzione di mutare atteggiamento gli viene applicata la sorveglianza speciale.

Mer, 07/10/2009 – 11:30
Mer, 04/06/2008 – 14:16
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