Quale Sviluppo?Quale progresso? Un contributo alla lotta contro le trivellazioni in Sicilia

Volantino scritto e distribuito x la manifestazione contro le trivellazioni gas-petrolifere a Noto il 17 marzo 07

Con 4 concessioni che riguardano migliaia di kmq e interessano 4 province, l’assessore regionale Noè agita un vecchio, spaventoso quanto controverso spauracchio siciliano: la possibilità di una Sicilia ricca di petrolio e gas, la possibilità di facili profitti, di posti di lavoro, di grossi investimenti stranieri, di una autosufficienza energetica o quantomeno di un abbassamento dei costi del carburante. Insieme a questi supposti benefici il petrolio porta lo spettro della devastazione ambientale, dello sfruttamento economico, della schiavitù e dell’umiliazione di fronte al potente straniero, per non parlare dell’orrore della guerra, che si rinnova costantemente in quei territori ricchi di risorse che diventano oggetto di contesa tra le varie potenze e producono infinite vittime, instabilità politica e terrorismo fratricida, come sotto gli occhi del mondo intero accade in Iraq.

Siamo fermamente convinti che briciole più o meno consistenti degli enormi guadagni dell’estrazione e coltivazione degli idrocarburi (gas, petrolio) non possono ripagare la devastazione ambientale che impianti come questi provocherebbero, perché il problema non risiede solo nelle trivellazioni della valle di Noto (stupendo sito di grande interesse naturalistico e artistico), ma in un quadro generale di produzione della ricchezza.

Non crediamo che il dualismo esistente tra la scelta di un modello industriale contrapposto alla valorizzazione del territorio a scopo turistico sciolga interamente il nodo della questione. Anche il turismo, soprattutto quando ha successo, non è esente da rischi di deturpazione ambientale o di sperequazioni sociali.

Coscienti che il presente modello di quello che viene comunemente chiamato “sviluppo” stia stravolgendo l’intero habitat terrestre, danneggiando in modo irrimediabile equilibri naturali provocando l’estinzione di intere specie di animali e vegetali arrivando perfino a minacciare la vita umana.

Crediamo che questa lotta appartenga a tutti e che non sia disgiunta dalla lotta contro il ponte sullo stretto o contro i Tav e neppure ad esempio dalla lotta degli islandesi contro le dighe.

Crediamo quindi che l’estrazione non vada fatta né a Noto ma nemmeno sui Nebrodi, altro sito di grosso interesse naturalistico, ma neanche nella dissestata piana di Catania, né da nessun’altra parte. Crediamo, provenendo da un ambiente ormai artificiale , come quello di una grande città, che questo progresso stia minando la nostra salute, alterando la nostra psiche e le nostre coscienze, crediamo che questa società sia ormai gravemente malata. Crediamo che la nostra stessa sopravvivenza sia attualmente in gioco, crediamo che solo tramite alcuni sacrifici del nostro prezioso quanto aleatorio benessere, possiamo assicurare a noi, a chi ci sta accanto e a quelli che verranno un futuro.

La strada è lunga ma inizia proprio da lotte come questa, lotte che se pretendono di ottenere l’autodeterminazione della nostra terra, se vertono sulle priorità e sulla sensibilità di una nuova società basata su diversi fondamenti, dovrebbero essere autorganizzate e autogestite dal basso. Atavicamente i siciliani hanno avuto un atteggiamento lamentoso, ma sostanzialmente poco costruttivo o spesso di totale inattività di fronte ai soprusi e alle prepotenze a cui frequentissimamente sono soggetti. L’egoismo, l’ignavia e l’ignoranza hanno permesso il perpetuarsi delle logiche mafiose che tuttoggi spadroneggiano nella nostra isola.

La cultura della delega, indispensabile strumento del dominio dell’uomo sull’uomo, è una delle maggiori responsabili dell’odierno disastro sociale, ma c’è ancora chi presta fede al politico di turno che difende a spada tratta le richieste della gente per poi dimenticarsene appena conquistata l’ambita poltrona. Facile esempio di questa politica spettacolo è Lombardo, dichiaratosi contrario alle trivellazioni ma in passato democristiano tra i più favorevoli al triangolo industriale (Priolo-Melilli-Augusta) e tuttora grande sostenitore del ponte sullo stretto, ma anche l’intero centro-sinistra, sensibile ad ogni richiesta prima delle elezioni, completamente sordo adesso ai vari No dal Molin e No Tav. Poiché l’esperienza dimostra che l’efficacia e i risultati delle lotte risiedono proprio nella loro autonomia da partiti, sindacati, media ed istituzioni, con questa ottica ci poniamo per impedire con ogni mezzo questo ulteriore scempio ambientale e vigliacco sopruso.

Irrequieti Anarchici CT

Mer, 21/03/2007 – 18:41
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