Il Tar boccia il pirorigassificatore di Rossi. I legami fra amministratori Pd e aziende di energia e rifiuti

Un articolo di ItaliaOggi che svela i legami e gli interessi che ci sono fra amministratori del Pd, ex amministratori e aziende che si occupano di energia e rifiuti. E Intanto Rossi perde la causa al Tar sul pirorigassificatore del Valdarno. red. 22 dicembre 2012

Un pirogassificatore contro Rossi

La sentenza, a poche ore dall’accensione dell’impianto

«Lui pensa a Roma, e intanto qui gli fanno la festa»: battuta cattiva, nel più tipico spirito pisano, per l’esattezza del Valdarno Inferiore. Quello che fa progetti romani e non si accorge di come lo si metta nel sacco, da quelle parti è un personaggio: Enrico Rossi, governatore toscano del Pd, in procinto, secondo molti rumors, di diventare ministro della Sanità del Bersani o, in subordine, nuovo segretario nazionale del partito.

A dargli la fregatura, attraverso le vie della giustizia amministrativa, è un gruppo di sindaci più o meno piddini (qualcuno guida civiche di centrosinistra) delle cittadine a lui care: Castelfranco di Sotto, Santa Croce, Montopoli, San Miniato e S.Maria a Monte. Non c’è la «sua» Pontedera, amministrata per nove anni, forse per un piccolo scrupolo dei democrat locali: sarebbe stato davvero troppo. Quei primi cittadini, insieme ad alcuni comitati civici in cui spiccano i grillini, hanno dato al governatore un dispiacere: grazie al loro vittorioso ricorso, l’altro ieri, al Tar della Toscana, hanno fermato un inceneritore, per l’esattezza un pirogassificatore, che è sorto a Castelfranco e il cui iter lo stesso Rossi aveva accelerato, inserendolo fra le opere strategiche che ricadono sotto la legge regionale 35/2011.

Nei giorni scorsi, proprio a poche ore dall’accensione dell’impianto, con le contestazione dei comitati e del M5s di Castelfranco, i giudici amministrativi, da Firenze, davano ragione ai ricorrenti: trattandosi di un impianto sperimentale le autorizzazioni concesso dalla Provincia di Pisa sono illegittime: dove essere la stessa Regione a fornirle. Ora la società costruttrice, la Weste Reciclyng di Empoli, dovrà ricorrere al Consiglio di Stato per cercare di averla vinta. La vicenda è tortuosa ma anche emblematica: mostra un Pd toscano, che una volta era, nella sua anima sinistra, la quintessenza del centralismo, dove nessun sindaco avrebbe potuto neppure alzare un sopracciglio alla decisione dei «compagni della Regione», un Pd toscano, si diceva, diviso fra gruppi di interesse, personalismi, localismi e molto altro ancora.

La storia, di cui ItaliaOggi s’è occupata in più d’una occasione, comincia, un paio d’anni fa con l’idea di una giovane azienda dell’Empolese del settore energetico di costruire a Castelfranco un pirogassificatore, impianto che incenirisce i rifiuti a basse temperature e che è presentato come a ridotto impatto ambientale.

L’azienda è speciale: è fatta da ex-politici anche di primo piano dei Ds. Il vicepresidente è Maurizio Signorini, già sindaco Pd di S.Croce sull’Arno (Pi), mentre il responsabile dei rapporti istituzionali è l’ex assessore regionale diessino Agostino Fragai, già segretario regionale di quel partito.

Una tradizione, in Toscana. Brillanti politici sono transitati dal partito e dalle amministrazioni locali ai consigli d’amministrazione. Nel settore dell’energia, quello liberalizzato da Pierluigi Bersani negli anni del Prodi I, ce ne sono molti: l’ex-segretario fiorentino, Lorenzo Becattini, oggi guida Toscana Energia Spa, supermultiutily dei comuni toscani, mentre l’ex-assessore regionale del Pci degli anni’80, Moreno Perriccioli, presiede Scarlino Energia, azienda legata a Legacoop che ha un inceneritore nei pressi di Follonica (Grosseto).

Malgrado il Dna politico comune, i sindaci dell’area di Castelfranco, siamo nel comprensorio del cuoio (che qualche problema di inquinamento l’ha avuto), l’idea del pirogassificatore non era piaciuta, da subito.

Da Firenze, la Regione, annusando la malaparata, aveva avviato un processo partecipativo, quei bei percorsi assembleari, gestiti da società specializzate, che informavano i cittadini per arrivare a una scelta consapevole. Gran lavorio di riunioni, di incontri, gran messe di dati ma poi, alla fine, la gente di Castelfranco non s’era convinta.

Era stato allora che Rossi aveva rotto gli indugi e usato il jolly della legge regionale. Decisione non priva di costi. A parte i 100mila e passa del processo partecipativo, anche quelli in termini di popolarità personale. Nell’aprile scorso, un gruppo di contestatori l’aveva atteso nella «sua» Pontedera, e gliene aveva chiesto conto a brutto muso. E il governatore, aveva risposto per le rime. «Se Asl e l’agenzia per l’ambiente hanno dato parere favorevole, un imprenditore che abbia investito ha diritto di lavorare», aveva detto, con la strozza alla gola, al drappello dei contestatori.

Nel frattempo l’impianto era andato avanti e così la battaglia giudiziaria. Con grillini e piddini riottosi ad avere la meglio. Per ora. Ma al prossimo round, Rossi potrebbe essere altrove.

Goffredo Pistelli

tratto da http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1804240&codiciTestate=1

Facebook

YouTube