Comunicato sul pestaggio in S.Croce

Da circa un mese stiamo avviando un percorso di riflessione collettiva su tematiche riguardanti la cosidetta «questione di genere», ovvero le conseguenze e i limiti all’espressione della propria soggettività dovuti a generi costruiti socialmente, imposti dalla società sulla base dei modelli maschile/femminile in essa dominanti. Abbiamo sentito l’esigenza di trovare dei momenti di condivisione di esperienze, riflessioni e analisi sul tema, per adesso solo tra donne.

Nell’ultimo incontro è emersa la tematica della violenza sulle donne, banalizzata e strumentalizzata dai media mainstream, che da una parte presentano la figura della donna come vittima indifesa, favorendo un clima di paura atto a portare avanti politiche securitarie di ogni tipo, mentre dall’altra, proponendo una cultura machista, alimentano condizioni sociali per cui tale violenza trova la propria giustificazione.
Per noi è violenza la paura indotta che non ci fa sentire libere di camminare di notte, dimetterci i vestiti che vogliamo perché “offendono la sensibilità comune” o peggio ancora “provocano e inducono al sopruso”, l’inibizione che ci porta a non reagire alle parole di sconosciuti, apparentemente lusinghiere ma che celano un atto di prepotenza e sopraffazione.
Percepiamo come violenza anche ogni modello securitario, fatto di strade “protette” da telecamere e pattuglie che sorvegliano, controllano e puniscono svuotando sempre di più le strade e le piazze, per creare strategicamente un clima di paura che favorisce violenza e individualismo.

Ci ha quindi particolarmente colpito venire a conoscenza dell’episodio capitato a Anna, una compagna solidale con il Movimento di Lotta per la Casa da tanti anni, che la sera del 7 dicembre 2012 è stata aggredita in via Ghibellina, pieno centro, per aver protestato a causa di un SUV che ostruiva il passaggio pedonale. I proprietari dell’auto, notandola, l’hanno accerchiata, colpita, ingiuriata e minacciata. Era un gruppo di una decina di persone, composto da donne e uomini sui 40 anni. Quando Anna ha provato a rifugiarsi in un ristorante, accusandoli di starsi comportando da fascisti, la risposta di un uomo che aveva assistito al pestaggio è stata “Che cazzo c’hai contro i fascisti?”.
Tutto questo è avvenuto nella piena indifferenza dei passanti, fatta eccezione per una chiamata alla polizia che, una volta sopraggiunta, ha portato in questura Anna. Lì non è stata informata dei suoi diritti né sul motivo per cui era stata portata via. Dopo qualche ora, in cui era svenuta svariate volte, senza che le fosse dato neppure un bicchiere d’acqua, Anna è stata portata via da un’ambulanza. Le è stata diagnosticata una prognosi di 30 giorni, due costole fratturate e un ponte dentario rotto.

Non pensiamo che questo episodio sia solo un fatto privato o di pura cronaca, ma che rispecchi una situazione caratterizzata da indifferenza e controllo sociale, e da una cultura che istiga alla violenza e la giustifica quando è volta a difendere la proprietà di cose o persone, o il ruolo che la società assegna a ciascuno.

 alcune ragazze
-> genere@anche.no

Comunicato del collettivo Le Ribellule di Roma

Il racconto di Anna su Radio Onda Rossa

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