Sgomberati i Girasoli nell’area di San Salvi

La svendita di San Salvi peggiora, il Comune intende svuotarlo definitivamente per facilitarne la vendita a privati. Anni fa i soldi ricavati dalla vendita sarebbero stati destinati a S. Maria Nuova, più di recente alla ricostruzione di Torregalli, le idee non sono molto chiare. L’intenzione è di vendere lo spazio insieme all’edificio dell’ex Bice Cammeo in Via Aldini e parte del complesso di Santa Rosa, il cui presidio sanitario sarebbe trasferito all’IOT sul Viale Michelangelo. Lo strumento di cui si avvale il Comune è il Project Financing, per il quale se c’è bisogno di un ospedale il pubblico mette metà delle risorse, l’altra metà la mette il privato che in cambio gestisce una serie di servizi. In cambio si paga un canone per una durata che va da 15 a 30 anni. Da quando i 17 miliardi di euro destinati alla costruzione di nuovi ospedali e alla ristrutturazione di quelli che ne necessitavano stanziati con l’articolo 20 della legge 67/1988 sono finiti, non ci sono stati altri provvedimenti che stanziassero fondi sufficienti a garantire una buona assistenza sanitaria pubblica. Nel caso specifico di San Salvi non si tratta solo di ospitare servizi sanitari efficienti su scala fiorentina, ma anche e soprattutto di riorganizzare lo spazio attraverso un lavoro di edilizia sociale e di autorecupero. “Si potrebbero coinvolgere i cittadini nelle proposte affidando loro anche la gestione o la manutenzione del sistema del verde e degli spazi pubblici. Insomma San Salvi come Laboratorio di sperimentazione urbana a livello europeo con grande vantaggio sul quartiere e sulla città. Una riqualificazione vera e non la solita litania della svendita e delle nuove abitazioni inutili che degrada la zona, la strangola nel traffico e nell’inquinamento.  Di seguito la risposta del  comitato San Salvi chi può alla linea dell’assessore Saccardi (“nessuna sfrenata speculazione sull’area, ma solo riqualificazione per farla vivere dai cittadini…”).

Apprendiamo che l’ASL fiorentina ha sgomberato i Girasoli, residenza socio sanitaria per pazienti psichiatrici. Le è così riuscita l’operazione che aveva tentato l’anno scorso con la RSA Le Civette, lì in parte fallita per l’opposizione dei parenti, degli operatori e degli stessi ospiti. L’Azienda infatti tende a “liberare” gli edifici dai pazienti, per rendere più appetibile ai privati l’acquisto dell’area di San Salvi” così riporta la nota diramata dal comitato San Salvi chi può.
“Le Civette risultano essere una struttura d’eccellenza, per essa l’ASL ha speso soldi pubblici con ottimi risultati. Ha abbandonato invece al progressivo degrado i Girasoli. La responsabilità delle loro condizioni indecenti non ricade certo né sui pazienti né sugli operatori, ma su chi doveva curarne la manutenzione, con spese certamente minori quando il deterioramento strutturale era agli inizi: cioè sulla dirigenza ASL (nel recente passato l’ing. Marroni, quando era assessore alla Sanità regionale Rossi e presidente della Regione Martini; attualmente Marroni è stato promosso ad assessore alla Sanità e Rossi a presidente della Regione).
La deportazione dei degenti è avvenuta in modi che non è eccessivo definire barbari: da un giorno all’altro, senza alcuna preparazione né tanto meno partecipazione degli interessati né dei lavoratori della cooperativa lì occupati. Non c’è stato alcun progetto che implichi cura, rispetto o semplicemente attenzione per pazienti il cui delicato equilibrio è molto legato alla relazione stabile con gli operatori che li assistono, con i compagni, con l’ambiente che li accoglie. Alcuni abitavano lì da una ventina d’anni! Per loro non è valso quel “principio di territorialità” con cui Marroni aveva difeso l’acquisto da parte dell’ASL di Villa Iris – costato 3 milioni più 1 di ristrutturazione – per sistemarvi 9 pazienti 9, principio per cui non potevano essere spostati dal territorio dove si erano integrati. Si ricorda che su Villa Iris così come sulla struttura acquistata nel 2010 in via Ponte di Mezzo per lo spostamento dei Girasoli, è in corso un’indagine della Procura della Repubblica. I “residenti” ai Girasoli sono stati divisi e sbattuti parte all’Antella, parte al Guarlone, perdendo i loro riferimenti strutturali, ambientali e, in parte, le relazioni fra loro e con gli operatori che conoscevano da anni”.

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