Casapound: la lotta studentesca trampolino per la carriera parlamentare

Quando sembrano aprirsi le prospettive di una poltrona in parlamento, si sa, c’è chi è disposto a tutto pur di arrivarci. Non stupisce quindi che a tentare di cavalcare l’ondata di protesta che ha coinvolto studentesse e studenti ci sia ora persino la sezione giovanile di Casapound, il Blocco Studentesco. Del resto mica potevano bastare gli (inutili) tentativi di strumentalizzazone da parte di sinistre istituzioni. Così dopo l’infruttosa campagna “groupound“, toccato con mano il timore di essere scavalcanti a destra da Beppe Grillo (quello che l’antifascismo non lo riguarda) e Berlusconi (secondo cui Mussolini ha fatto tante belle cose), ai fascisti del terzo millennio non è rimasto che il tentativo di azzardare un repentino cambio di campo, riprendendo alcune parole chiave delle lotte studentesche. Peccato che i nuovi paladini della scuola pubblica non abbiano capito che la battaglia per la scuola è naturalmente inscritta in un percorso di emancipazione individuale (o addirittura di classe) e non segua affatto il loro “interesse della Nazione” (nazione che materialmente non esiste, tutt’al più è una maschera che nasconde gli interessi delle classi dominanti, di cui essi aspirarno a diventare membri). Forse sperano che gli studenti siano abbastanza sprovveduti da delegare a loro il compito della difesa dell’istruzione pubblica, peccato che il movimento studentesco li abbia già cacciati con forza quando, rispondendo al loro (paraculo) Nè rossi nè neri ma liberi pensieri, gli aveva risposto che in effetti su un punto concordavano: che fascisti non ne volevano. Allora la reazione dei camerati fu caricare ragazzine indifese in corteo, strategia che portò però all’energica reazione dei/lle compagn* a Piazza Navona, culminata solo col celere soccorso della questura. Da quel momento la lotta per l’istruzione del Blocco Studentesco si è limitata ad azioni dimostrative per minimizzare i rischi e aumentare la visibilità (come l’attacchinaggio di striscioni), cercando di cavalcare quei concetti per cui tante e tanti lottano davvero, nelle piazze e nelle scuole, autorganizzandosi per non essere il bacino elettorale dei partiti, ma attiv* protagonist* di un cambiamento dell’esistente.

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