Sanità toscana, tra spending review e ipocrisia

Tratto da Senzasoste.it

Tra spending review e ipocrisia istituzionalizzata, il sistema sanitario toscano vive di se’ stesso distogliendo enormi risorse della difesa e dalla promozione della salute

sanitFinalmente, grazie alle lotte delle lavoratrici della Sodexo dell’Ospedale Cisanello di Pisa, dei sindacati di base  e di numerosi comitati ripartono lotte unitarie contro i tagli alla sanità dei governi centrali e contro le politiche  aziendalistiche ed ipocrite della Regione Toscana.

Finora le lotte erano frammentate sul territorio: ricordiamo quelle della Versilia, di Portoferraio, di Volterra, di Cecina, di San Marcello e tante altre, contro il ridimensionamento o la chiusura degli ospedali medio-piccoli.

Con i tagli  della Spending Review (Revisione della spesa di Monti-Bondi), diventa sempre più chiaro a tutti che l’attacco alla sanità pubblica è strutturale e generalizzato, andrà avanti per anni, e ci consegnerà un’altra sanità, sempre meno solidaristica, autoritaria, basata sul censo e sulla capacità di spesa  dei cittadini.

Già oggi la sanità è lo specchio della società divisa in classi: lavoratori di serie A – ancorchè divisi e con differenze salariali abissali – e lavoratori di serie B, quelli delle cooperative e delle aziende private, sottopagati e sempre sotto ricatto degli appalti al ribasso e a scadenza.

Sottosalari da 800 euro al mese, una sorta di lavoro nero istituzionalizzato, senza il quale la sanità toscana non sopravviverebbe due giorni: sono i modelli Marchionne e Colaninno, trasferiti ed applicati nel settore cruciale della sanità.

Ma la sanità è privatizzata anche  con la cosidetta “Finanza di progetto”, introdotta dai governi D’Alema nel 1998/99 (legge Merloni
ter n. 415 del  18.11.98 e smi): in cambio di un parzialissimo finanziamento da parte dei privati di ospedali ed altre strutture, ai privati stessi  viene affidata per decenni  la gestione di servizi profittevoli, che si allargano sempre più.

In questo sistema  trovano spazio anche cooperative “rosse” e “bianche”, controllate dai partiti del centrosinistra, che  erogano sottosalari.

In generale la sanità toscana è una grande macchina di consenso, di clientele, di  gestione  di  fondi pubblici non finalizzata alla salute, quanto al profitto privato e al mantenimento del potere da parte dei partiti.

La regìa e la valutazione delle prestazioni sanitarie è affidata alla Scuola superiore Sant’Anna, la più neoliberista delle Università toscane, che stende i piani sanitari ispirandosi a criteri economici e manageriali, con il suo “Laboratorio Management e sanità”.

Per controprova, l’interfaccia  della  Scuola Sant’Anna, l’ex assessore Daniela Scaramuccia – ingegnere nucleare – era una presunta manager, poi travolta dallo scandaloso buco da 300 milioni di euro all’ASL di Massa nel maggio 2012.

Ma è sul punto cruciale della PREVENZIONE che Medicina democratica vuole richiamare l’attenzione.

La prevenzione primaria, che dovrebbe essere la  linea guida generale ed inderogabile, consiste nel non esporre i cittadini e i lavoratori
all’inquinamento e alle nocività. Scriveva Giulio Maccacaro, scienziato e militante, fondatore di MD:

“LA MEDICINA DEVE ESSERE  PREVENTIVA NEL SENSO PIÙ GENUINO ED INTREPIDO … DIFENDENDO LA SALUTE UMANA DA TUTTE LE OFFESE DELL’AMBIENTE DI LAVORO E DI VITA; SOCIALE ….; COLLETTIVA ….; UMANA… (CHE) RESTITUISCA AL MALATO E AL MEDICO LA LORO INTEGRITÀ CHE LI FACCIA ESSERE DALLA STESSA PARTE: QUELLA DELL’UOMO CONTRO IL POTERE, QUELLA DEL LAVORO CONTRO IL CAPITALE.”

La macchina capitalistica della sanità in Toscana non ha bisogno della prevenzione, anzi è antitetica ad essa. LA MALATTIA DI MASSA È UN  BUSINESS ENORME per l’appartato sanitario e i poteri forti che gli girano intorno: costruttori, impiantistica, farmaceutica, banche.

Questo concetto è dimostrato e ribadito da dati di bilancio oggettivi:

Nel Bilancio regionale 2009 si spendevano 6,7 miliardi di euro per la sanità e solo 6,5 milioni per il risanamento della qualità dell’aria. Meno di un millesimo.

Nel bilancio 2012 si spendevano 7,9 miliardi di euro per la sanità e solo 20 milioni  per il risanamento del servizio idrico al collasso. Un
quattrocentesimo. Nel bilancio 2013 si prevede di  spendere 7,2 miliardi di euro per la sanità e solo 135 milioni  per tutti gli interventi sull’ambiente di vita. Un cinquantatreesimo.

Afferma la Giunta regionale :”

IL TEMA DELLA PREVENZIONE È STATO AFFRONTATO SOTTO VARI ASPETTI: DALL’ALIMENTAZIONE, AGLI STILI DI VITA, AGLI INCIDENTI STRADALI E ALL’USO DI TESTIMONIAL PER PROMUOVERE COMPORTAMENTI CORRETTI.”

(Piano sanitario e sociale 2012/2015, informativa preliminare Luglio 2011, pagina 23)

Ogni volta che rare indagini epidemiologiche mettono in evidenza centinaia di morti in più, e migliaia di malattie in più, legati all’esposizione ad inquinanti letali di provenienza accertata, si tira fuori truffaldinamente  la favola degli stili di vita inappropriati, per deviare l’attenzione pubblica dalle vere responsabilità: inquinamenti di massa ai  quali la Regione risponde  a danno avvenuto, con la sua costosa ed inefficacie macchina sanitaria.

13 febbraio 2013

Maurizio Marchi

www.medicinademocraticalivorno.it

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