Piana: il Pd vuole ampliare l’aeroporto e costruire un altro inceneritore

Alcune preziose considerazioni per comprendere cosa si sta muovendo in città, fra interessi convergenti e contrastanti nel Pd fiorentino e Toscano. Dall’ultima variante al PIT (piano di indirizzo territoriale) emerge chiaramente un fatto: l’ampliamento dell’aeroporto, anzi la “qualificazione”, nonostante la schizofrenia generale, e l’inceneritore di Case Passerini, chiamato astutamente “termovalorizzatore”, non sono in discussione.

Dal blog Mentelocale della piana:

CHE COSA CAMBIA NEL PIT

Come sapete, la Giunta regionale nello scorso febbraio ha fatto propria la variante al PIT che contiene il famoso (più famigerato che famoso) progetto di pista parallela dell’aeroporto di Peretola. In attesa del voto del Consiglio regionale, si è compattato (senza dubbio sapete anche questo) un ampio fronte politico, che vede la confluenza di comuni amministrati dalla destra e comuni e amministrazioni guidate dal PD, in un modo che forse ha sorpreso lo stesso presidente della Regione Rossi, che si è affrettato a recitare il ruolo del pompiere: l’operazione sull’aeroporto servirà a diminuire le emissioni di CO2; la medesima operazione servirà a diminuire il numero dei cittadini su cui impatterà l’inquinamento acustico rispetto all’attuale assetto dell’infrastruttura; la Regione ha lavorato bene tanto che il nuovo aeroporto non solo sarà perfettamente compatibile con l’ambiente, ma anzi migliorerà le cose: con il nuovo aeroporto, a detta di Rossi, vinceranno tutti e non perderà nessuno. Non solo le rassicurazioni di Rossi non hanno rassicurato nessuno, ma sono ampiamente smentite dalle carte stesse della variante al PIT oggetto della valutazione della Giunta regionale. Insomma, il PD nostrano, di fronte a una scelta non solo ampiamente controversa ma difficilmente giustificabile, ricade nei vecchi comportamenti, con conforti ai cittadini che assomigliano più a maldestri tentativi di prendere tempo. I cittadini, però, non sono più disposti a essere trattati come bambini e a pazientare, e alle scorse elezioni politiche si è visto a iosa. Val dunque meglio dare un’occhiata più ravvicinata alle carte per vedere che cosa diavolo ha in testa la Regione e per meglio valutare le affermazioni del suo presidente.

Che cosa c’è nella variante al PIT

In primo luogo, c’è una cosa ben precisa: l’inceneritore di Case Passerini. Nel Rapporto Ambientale allegato alla variante al PIT si afferma chiaramente (pagina 12) che tra gli elementi non negoziabili del piano si trova “la realizzazione del termovalorizzatore”. In ciò, la Regione è chiarissima; l’inceneritore lo vuole e farà di tutto per realizzarlo, e su questo punto non ha intenzione di negoziare con nessuno. Ciò se non altro ha il merito di fare chiarezza in vista della prossima tornata amministrativa: il PD punta tutta la sua politica di gestione dei rifiuti sugli impianti di incenerimento. Non ci saranno scambi con la vicenda dell’aeroporto; chi è convinto di ciò (ce ne sono parecchi anche a Campi) è bene che si convinca del contrario. Non c’è alternativa tra aeroporto e inceneritore; il PD metropolitano li vuole entrambi, il PD della Piana vuole solo l’inceneritore, non c’è trattativa possibile. Questo è il campo della partita, almeno fino a che il PD rimarrà al governo, sia al centro che nei comuni periferici della Piana. Ma la prossima tornata elettorale amministrativa potrebbe scompaginare questo sfondo.

Ciò detto, vediamo quanto valgano le rassicurazioni di Rossi. Tenere insieme la costruzione di infrastrutture inquinantissime come inceneritore e aeroporto con la “salvaguardia della natura, del paesaggio e della biodiversità” (pagina 12 del Rapporto Ambientale), sembra infatti un’impresa ai limiti del possibile, non ci riuscirebbe manco Harry Potter con tutto che è un mago. Ma con un po’ di aiuto da parte del Rapporto Ambientale (che tra l’altro rappresenta parte della VAS, ossia della Valutazione Ambientale Strategica, che dovrebbe costituire lo strumento per valutare la sostenibilità ambientale della nuova infrastruttura aeroportuale) ci si può fare. E infatti il Rapporto Ambientale valuta una diminuzione delle emissioni di CO2 dovuta “in larga parte alla diminuzione delle emissioni del traffico derivante principalmente dal rinnovo dei mezzi circolanti” (pagina 174).

Il ragionamento è questo: l’aeroporto inquina, ma al contempo diminuiranno le emissioni di altre fonti di inquinamento, sia perché entrerà in funzione la linea 2 della tranvia; sia perché diminuiranno i limiti autostradali di velocità (da 130 a 100 km/h) nel tratto fiorentino; sia perché i cittadini compreranno nuove auto meno inquinanti rottamando le vecchie. Ora, a parte il fatto che la Regione non ha competenze sui limiti della velocità autostradale, per cui non può diminuirli lei, chi l’ha detto che l’entrata in funzione della linea 2 farà diminuire il traffico? Perché gli aeroporti sono formidabili attrattori di traffico e la linea 2 coprirà solo il tragitto dal centro di Firenze all’aeroporto. E tutti i passeggeri che arriveranno da altre parti? Il che chiarisce due cose: 1) il Comune di Firenze, come al solito, pensa solo per sé e per i suoi preziosi turisti, e poco gli importa degli altri Comuni; 2) alla costruzione di una fonte certa di inquinamento si contrappone la speranza che diminuiscano le altre. In altri termini, la diminuzione annunciata il 28 febbraio 2013 da Rossi nelle emissioni di CO2 (ne abbiamo parlato anche noi nel post Prima dello tsunami) è fondata solo sulla possibilità (fortemente auspicata) che il traffico diminuisca mentre i nuovi modelli di vettura inquinino meno. E se invece il parco circolante non si rinnova, perché la crisi persiste e i cittadini non solo non cambiano auto ma si tengono quella vecchia? Si tratta solo di quello che gli anglosassoni chiamano wishful thinking; le cifre enunciate da Rossi enunciano solo previsioni auspicate, speranze, mica dati certi. Ci ritorneremo.

E le diossine?

C’è poi la spinosa questione delle diossine, perché l’impatto dell’aeroporto va valutato anche per il fatto che si unisce a quello di un inceneritore, che come è noto, emette diossine. Per valutare ciò, il Rapporto Ambientale si basa sulle vecchie stime della VIS del 2003, con tutte le sue magagne di cui abbiamo già parlato anche noi. E qui c’è già un problema, perché, come ammette lo stesso Rapporto Ambientale, “le stime appaiono molto approssimate… È quindi più che verosimile che il carico emissivo determinato dalle sorgenti diverse dall’impianto di termo-trattamento risulti sensibilmente sottostimato (anche per più del 50%)” (pagina 135). Qui il Rapporto Ambientale ammette una cosa che anche noi diciamo da tempo (diavolo, ci abbiamo fatto una diffida sopra): si sa più o meno quanto inquini l’inceneritore, almeno per stime di massima, ma non si sa nulla delle altre fonti di inquinamento già esistenti sul territorio ancora prima che inceneritore e aeroporto siano costruiti o ampliati. Si rischia insomma, e per la prima volta la Regione lo ammette, che si ripeta ciò che è già successo a Montale, dove, quando si sono misurate davvero le diossine, si è trovato che l’inceneritore si assommava a fonti già presenti di cui non si sapeva nulla.

Questo apre un problema per il Rapporto Ambientale che, infatti, basandosi sulla VIS del 2003, calcola (pagina 135) che dopo l’entrata in funzione dell’inceneritore si possa stimare un’emissione di diossina pari a 0,068 g/anno, con un aumento del… 300% rispetto alle stime precedenti! La faccenda è complicata dal fatto che per la concentrazione della diossina in aria, la normativa vigente non fissa alcuno standard di riferimento. C’è proprio da sentirsi rincuorati. Proprio un bel Parco della Piana, non c’è che dire.

In generale, il Rapporto Ambientale (e, di conseguenza, la VAS) è un confronto tra ipotesi diverse di configurazione dell’intervento aeroportuale: si valuta l’ipotesi pista parallela, l’ipotesi pista obliqua, e così via. Il Rapporto Ambientale conclude che l’ipotesi pista parallela è quella che coinvolge in modo negativo il numero minore di cittadini (ma siamo ben lontani da quanto sostenuto da Rossi secondo cui tutti vincono; il Rapporto Ambientale dice che, forse, sono in meno a perdere). Ma anche qui la stima della minore esposizione dei cittadini all’inquinamento acustico, sbandierata da Rossi come fatto decisivo, si basa solo su stime rispetto alle rotte e al numero dei voli previsto. Ma è facile concludere che, una volta costruita la nuova pista, la società di gestione AdF vorrà sfruttarla al massimo, anche solo per ammortizzare l’investimento. È un fatto evidente; una volta effettuata la spesa, si cerca di cavarne il massimo profitto. E di ciò il Rapporto Ambientale si è accorto benissimo: “Se… le ipotesi di qualificazione della pista, rendendo possibile un aumento del traffico aereo, richiederanno regole per il governo delle modalità operative dell’aeroporto, è particolarmente rilevante verificare se vi siano strumenti credibili per ottenere garanzie di operatività che escludano in ogni caso il sorvolo di aree ad alta densità abitativa” (pagina 177). In altri termini: la pista parallela è stata valutata tenendo presente rotte e numero di voli ottimali; se l’aumento del traffico aereo (e la potenzialità della nuova pista lo permetterà) provocherà allargamento delle rotte rispetto alle ottimali e comporterà il sorvolo di Campi, di Sesto e di Prato, ci saranno (domanda il Rapporto Ambientale) strumenti credibili per impedire che ciò avvenga?

La riduzione del danno, avverte insomma il Rapporto, è possibile soltanto in un unico scenario ipotetico in cui tutto va come si auspica che vada: “Tale scenario può essere conseguito solo imponendo vincoli non ordinari alle modalità operative sull’aeroporto” (pagina 145). Sarà possibile imporre tali vincoli? La risposta alla domanda del Rapporto Ambientale la diamo subito noi: no. Questa domanda era stata posta anche per l’attuale aeroporto (non ampliato). Si era parlato, ed era stato detto agli abitanti della zona, che si sarebbe limitato il traffico aereo nelle ore serali, ad esempio; e mai e poi mai ciò è avvenuto. E chi dovrebbe essere a garantire i cittadini, proprio quelle autorità che contro l’intero fronte politico della Piana si schierano con AdF e i soci privati di quest’ultima società, e che ne comprano le azioni da Monte dei Paschi di Siena? Sai che garanzia.

Ciò detto, la partita dell’aeroporto, a nostro giudizio non ancora chiusa, comporta una questione di fondo: di chi è il nostro territorio? A chi appartiene? È appaltato ai padroni del vapore di AdF e ai loro sodali del PD fiorentino, o è dei cittadini che ci abitano, ci vivono e ci lavorano? La prossima tornata elettorale si incaricherà di chiarire anche quest’ultimo punto.

 

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