Livorno – Con il rigassificatore bollette più pesanti. Lo dice il Corriere della Sera

Il conto del rigassificatore: un altro aumento in bolletta

bollette_careLa prima nave ad attraccare, tra fine agosto e inizio settembre, potrebbe trasportare gas liquefatto algerino o nigeriano. Una volta riportato al suo stato naturale il gas transiterà per il tubo di ventidue chilometri che collega il «bombolone» al largo di Livorno con la costa e la rete nazionale della Snam. Il «bombolone», come lo hanno definito i quotidiani locali, è l’impianto (il rigassificatore appunto) della Olt Offshore, la società a grande maggioranza della multiutility Iren (Torino, Genova, Reggio Emilia, Parma) e della tedesca E.On.

Una nave riadattata, lunga trecento metri con quattro enormi serbatoi. Tra Pisa e Livorno, in questi ultimi anni, allarmi ambientali e timori di sicurezza sono stati elevati, forse a dismisura. Ma da tempo c’è anche un’altra questione che pende: chi pagherà per un’opera costata più o meno 900 milioni di euro ora che il mercato del gas è ai minimi di sempre e l’impianto potrebbe marciare a regime bassissimo? Tra la Olt e l’Autorità per l’energia si è aperto un contenzioso con tanto di ricorsi al Tar e possibili controricorsi al Consiglio di Stato. Al momento (fine giugno) il Tar lombardo ha dato ragione a Olt: secondo il tribunale, lo scorso novembre l’Autorità non avrebbe potuto eliminare il sistema di garanzie finanziarie messo in piedi a favore dei costruttori di infrastrutture energetiche a metà anni Duemila. Quando cioè l’Italia rischiava di essere strangolata dalla mancanza di gas. Con quelle garanzie la società del «bombolone» potrebbe in teoria avere diritto a un sostegno stimato tra i 60 e 70 milioni l’anno (decrescenti) per un decennio. Potrebbero essere di meno, ma solo in dipendenza dal gas che Olt riuscirà a vendere. Chi pagherà in questo caso? Le tariffe, vale a dire le tasche dei consumatori.

La vicenda è complicata. ma resta significativa. Inizia nel 2006, quando la Olt riceve l’autorizzazione a costruire il rigassificatore. Nel 2008 i suoi soci decidono di partire con l’investimento, e lo stesso anno chiedono l’esenzione dall’obbligo di condividere parte del gas con altri operatori. Una misura, quella dell’esenzione, decisa in altri tempi: allora si temeva che in pochi si sarebbero sobbarcati il rischio di realizzare infrastrutture energetiche essenziali per il sistema Italia senza un adeguato ritorno. Lasciare a un operatore il diritto di utilizzare tutto il suo impianto senza dover condividere i guadagni con altri era ritenuto un incentivo adeguato. Il sistema ne avrebbe beneficiato in sicurezza e offerta abbondante.

Una volta chiesta l’esenzione e lanciatosi sul mercato, però, lo stesso operatore non avrebbe più avuto diritto alla copertura stabilita dal sistema regolato delle tariffe. E con esso anche al cosiddetto «fattore di garanzia», un sussidio potente, una misura decisa per coprire a spese del sistema (e quindi a valere sulle bollette) fino al 60% dei ricavi stimati con il gas, anche se le vendite restassero a quota zero.

Ma da allora il mercato dell’energia si è ribaltato: con la crisi la domanda è crollata e i prezzi sono drasticamente scesi. Il gas è diventato abbondante, anche per il progressivo affermarsi della rivoluzione dello «shale gas». A marzo dello scorso anno l’Autorità interviene: il mondo è cambiato e non si può più riconoscere indiscriminatamente a tutti il «fattore di garanzia», dice in sostanza, ma solo agli impianti realmente strategici e importanti. Con un provvedimento del novembre 2012 le garanzie indiscriminate vengono eliminate. L’Autorità si impegna a riconoscerle solo agli impianti dichiarati strategici dal ministero dello Sviluppo. A quel punto la Olt, che non risulta aver sottoscritto ancora alcun contratto internazionale per l’acquisto del gas per il suo «bombolone», fa ricorso al Tar.

Il tribunale, a fine giugno, dà ragione alla società, che subito dopo, il 12 luglio, mette nero su bianco una richiesta al Ministero dello Sviluppo: quella della rinuncia all’esenzione di cui sopra per ritornare sotto il regime regolato, e quindi godere del «fattore di garanzia» pagato in bolletta. Secondo la Olt la decisione di ritornare all’aiuto pubblico era in discussione da un paio d’anni anche con il ministero, prima cioè dell’intervento dell’Autorità.

Gli uomini di Bortoni, con tutta probabilità, faranno ricorso al Consiglio di Stato. Ma alla fine, a risolvere la questione, potrebbe essere il Mise con un decreto che dichiarerebbe Olt «strategica» e le darebbe una «garanzia depotenziata». Il caso però resta: Olt sarebbe la prima azienda ad aver deciso di rimettersi sotto l’ala del mercato regolato. Cioè dell’ «aiutino» delle bollette dei consumatori.

tratto da

http://www.corriere.it/economia/13_agosto_03/rigassificatore-livorno-bolletta-conto-energia_f8e6cc96-fbf5-11e2-a7f2-259c2a3938e8.shtml

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