Intervista ai docenti precari fiorentini in mobilitazione

Stamattina una cinquantina di insegnanti precari ha dato vita ad un presidio di protesta sotto l’Ufficio Scolastico Regionale, nel quadro della giornata di mobilitazione nazionale dei docenti precari. Assieme ad alcuni insegnanti di ruolo essi hanno denunciato nei loro interventi le responsabilità del ministero, dei sindacati concertativi e della burocrazia provinciale nel riproporre una situazione di incoerenze e disagio per docenti e alunni. Vedere ancora una volta l’indifferenza delle istituzioni verso le loro motivazioni ha spinto il gruppo a irrompere tutti insieme nell’ufficio. I docenti sono così riusciti finalmente a ottenere di poter parlare tutti insieme faccia a faccia col direttore Bacaloni, rifiutandosi di delegare questo compito ad alcuni rappresentanti, come da lui proposto. A questo punto i precari hanno richiesto che il direttore denunciasse ufficialmente i ritardi e le mancanze del ministero, ammesse finora solo a livello ufficioso. Nei prossimi giorni vedremo se l’ufficio persevererà nell’insabbiare i problemi, una strategia sin qui difesa perché eviterebbe complicazioni svantaggiose per tutti o sarà finalmente costretto ad ammettere pubblicamente gli errori del ministero, prendendo atto della carenza di organico nelle scuole, nascosta dal governo per motivi di consenso ma subita dai precari nella loro quotidianità.

Di seguito un’intervista ai docenti precari

Qual è la condizione dell’insegnante precario oggi?

Sembriamo essere diventati soltanto un tappabuchi. Veniamo chiamati dalle scuole come se dovessimo soltanto tenere buona una classe. Ma noi siamo insegnati, formatori. Dare agli insegnanti la sensazione di essere solo una pedina, per coprire solo un impiego momentaneo è devastante, tieni presente poi che questa percezione si trasmette a studenti e genitori, con un senso generale di disagio.

Essere precari oggi significa non sapere dove si insegnerà quest’anno; non sapere se si insegnerà. Significa essere senza stipendio dal 30 di giugno, quindi in regime di disoccupazione. Quando arriveremo nelle scuole saranno già state fatte le cattedre, gli orari e tutto il resto. La mancanza di programmazione didattica va a tutto svantaggio degli alunni, che cambieranno professore ogni anno con degli orari non congrui, perché decisi solo dagli altri colleghi. Questa situazione crea due grossi problemi: da una parte il disagio di noi docenti precari, e dall’altro lato quello altrettanto grosso per didattica e studenti.

Cosa comporta questo modello per gli studenti?

Gli studenti oggi hanno una scuola complicata e banalizzata dalla burocrazia. La Carrozza ha detto che è troppo “vecchia” e in un certo senso è vero. Ma non per come l’ha inteso lei dicendo che gli insegnanti dovrebbero essere giovani: il sapere non può invecchiare, gli insegnanti devono essere preparati, punto. Il problema della scuola è che non è una scuola che prepara: poche ore e spezzettate creano soltanto confusione. Noi vorremmo che la scuola fosse considerata una delle istituzioni principali del paese.

La stabilizzazione dei precari vorrebbe dire avere docenti disponibili per tutto l’anno, e non solo per una parte. Chiediamo poi che vengano reinserite le ore che sono state tagliate alla scuola. Questo perché maggiore è il tempo scuola a disposizione per i ragazzi, che darebbero la possibilità di introdurre una didattica diversa da quella puramente frontale, dove noi si racconta e loro studiano a casa, ma sarebbero di laboratorio e di coinvolgimento. Con un’ora in più per ogni disciplina potremmo alleggerire il carico didattico e assistere l’alunno nello studio. Oltre a questo c’è un’emergenza che ci riporta indietro agli anni ’70: classi che vanno dai 30 ai 35 alunni. Questo è inaccettabile, insegnanti con due ore settimanali non hanno modo di valutare tutti gli alunni tenendo conto delle loro esigenze.

Come giudicate il ministro Carrozza? Lei si presenta come una figura di rottura con i precedenti ministri dell’istruzione. Cosa è cambiato?

Non è cambiato nulla: la Carrozza non ha strumenti per imporsi; ne’ lo vuole. Infatti non può andare contro al primo ministro del suo stesso partito, che l’ha nominata. Quindi non fa altro che proclami, che non corrispondono neppure alla realtà. Ma poi visto che tanto i mezzi di comunicazione li hanno loro, noi non possiamo neppure smentirli efficacemente. Riguardo i tagli il nuovo ministro sembra essersi perfettamente omogenizzata alle posizioni di Gelmini e Profumo. Non solo: i ruoli concessi quest’anno sono 30 000 in meno rispetto a quelli della Gelmini e la metà di quelli di Profumo. Quello che noi percepiamo è una sensazione di ulteriore disfacimento di risorse per la scuola.

Dal punto di vista sindacale, cosa si sta muovendo?

La maggior parte dei sindacati della scuola sono nella stessa posizione della Carrozza: alcuni proclami, ma un’opposizione totalmente blanda, anche perchè al governo vi sono referenti politici che stanno all’interno del sindacato. Questa è una specie di anomalia italiana: i principali partiti hanno dei sindacati di riferimento, dove si scambiano fra dirigenti e iscritti (basti vedere il caso di Epifani) e quindi a seconda di chi è al governo il sindacato sceglie se fare una battaglia incisiva o invece mediare con l’intervento del governo.

Come è andata la manifestazione di oggi?

Siamo contenti di aver partecipato alla manifestazione nazionale: ci siamo messi d’accordo con tutti i collettivi precari d’Italia. Abbiamo così dato spazio a questa manifestazione anche a Firenze. La partecipazione è stata buona, e siamo riusciti ad ottenere un incontro col direttore dell’ufficio scolastico regionale, che ha dovuto rispondere sul perchè del loro ritardo. Non ha preso nessun impegno con noi, anche se il confronto c’è stato.

Perché oggi siete entrati dentro l’Ufficio Scolastico Regionale, come è avvenuto il colloquio?

Sostanzialmente abbiamo provato a vedere se nell’Ufficio Scolastico Regionale c’è la presa di coscienza della nostra situazione. Volevamo avere una smentita istituzionale dei proclami del ministero. Noi siamo entrati in tanti, chiedendo che il direttore scendesse e parlasse con noi. Lui dovrebbe lavorare per scuola e insegnanti, e deve quindi darci spazio, ascoltare le richieste e le sensazioni dei precari. La percezione è che in realtà non sia in grado di mantenere alcuna promessa. Noi abbiamo fatto una richiesta: se siete sotto organico e quindi il provveditorato di Firenze non ha il personale per svolgere le operazioni nei tempi congrui, peraltro stabiliti dal ministero, deve farlo presente al ministero stesso, avviare una lotta per ottenere il personale necessario. altrimenti si insabbia un problema che però di fatto c’è. Non abbiamo però ottenuto una dichiarazione in tal senso.

La protesta dei precari andrà avanti?

Sì, sicuramente. Con la speranza che la protesta sia condotta in tanti. il problema della scuola non può essere gestito anno per anno, serve coesione e continuità. Speriamo il 10 settembre di manifestare di fronte ai vari sindacati presenti a Firenze.

Chi sono quindi gli attori della vostra battaglia?

Quest’anno nella gestione delle scuole sono stati fatti grossi errori, e a pagarne le conseguenze siamo noi. Nessuno si adopera a risolvere questa situazione, siamo da soli, proveremo a coinvolgere di nuovo le istituzioni, sapendo però che fino ad oggi hanno saputo solo remarci contro. La nostra battaglia è portata avanti da noi stessi e da piccoli movimenti che non fanno parte di quelli che si spartiscono il potere nel parlamento e nel governo.

Qui un’altra intervista, in occasione del secondo presidio indetto dai docenti

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