Gli studenti del Machiavelli-Capponi sull’occupazione della loro scuola

http://www.inventati.org/cortocircuito/wp-content/uploads/2013/10/1002920_10201494219496358_745267367_n.jpgRiceviamo dagli studenti che hanno occupato il liceo Machiavelli Capponi negli scorsi giorni:

Il Comitato d’Occupazione in esilio, riunito oggi in Via del Leone, diffonde questo testo come comunicato successivo alla disoccupazione della scuola.

Vandalismo, voglia di non andare a scuola, canne, banchi nell’Arno, sesso in presidenza, repressione del dissenso, negazione del diritto allo studio. E aggiungeremmo cannibalismo e pedofilia, giusto per completare il quadro a quelli che non vogliono scomodarsi per superare i propri pregiudizi.
La scuola è costruita sulle logiche di mercato e non sui bisogni degli studenti: da qua eravamo partiti. La necessità era quella di interrompere quelle dinamiche che impongono a ciascuno di noi con un tipo di studente: né secchioni né fancazzisti, né intelligenti né stupidi, né primi né ultimi. Insomma, ciò che ci dispone in maniera verticale (voti e competizione) e ricostruire partendo dagli elementi di orizzontalità (essere comunità, condividere un unico ambiente, avere voglia di imparare).

Separarsi da quella parte di noi che ci rende radicalmente diversi (ovvero ciò che è fuori, differenze economiche e culturali) per riuscire invece a collettivizzare un quotidiano in cui condividere esperienze e saperi. Obiettivi resi possibili dai tanti momenti che presentava una giornata di occupazione: quando eravamo seduti in cerchio a parlare e ad ascoltare, quando mangiavamo il cibo raccolto insieme da un futuro da immondizia, quando stringevamo amicizie e creavamo complicità, quando andavamo a letto sapendo che la mattina, fianco a fianco, ci saremmo svegliati in una scuola che sentivamo nostra davvero. Avremmo voluto continuare ad occupare, ne avevamo la forza e l’entusiasmo: la mattina a lezione, il pomeriggio e la notte insieme, non “vivere la scuola” ma “vivere a scuola”. Purtroppo per vicissitudini non gravi, non siamo più a scuola ma siamo ancora con la mente occupata dai ricordi di dieci giorni intensi e dai pensieri e dalle idee che oggi ci stimolano.
“Ci è rimasto ciò che è accaduto tra di noi, ciò che abbiamo imparato a costruire e distruggere insieme”.
Ci rimane la riflessione sul concetto di democrazia che, in quanto minoranza, non abbiamo potuto non fare.
Ci rimangono le esperienze di chi è venuto a parlarci di vita e lotta, quelli che entrando in una scuola occupata si sentono un pò a casa.
Ci rimane l’ abilità di organizzare e mettere in connessione le nostre menti.
Ci mancano un po’ di allenamento e la capacità di produrre saperi … ma non serve preoccuparsi perchè questo non era che l’inizio!

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