Attenzione gas pericolosi: shale gas fra rischi e rivoluzione energetica

Lo shale gas statunitense sta rivoluzionando il mercato dell’energia ma anche preoccupando cittadini e governi

Global-Shale-Gas-BasinsNelle guerre e nei successivi trattati di pace c’è sempre una risorsa naturale nel mezzo, sia un giacimento da sfruttare, un gas da trasportare o un minerale da estrarre e utilizzare a fini commerciali. Ma ci sono anche scoperte e innovazioni che modificano indirettamente le strategie politiche, e di guerra, del paese che riesce a ottenerle e utilizzarle.

Negli ultimi anni un fattore che può essere annoverato in quest’ultima categoria è lo shale gas, o gas di scisto, che si ottiene perforando il terreno per centinaia e centinaia di metri in profondità per poi spappolare le rocce con la tecnica del fracking per ottenere il gas che vi è racchiuso.

Per l’economia Usa ha significato energia a basso costo e abbattimento delle emissioni di anidride carbonica, oltre a coltivare il sogno americano dell’indipendenza energetica. Tuttavia non sono mancati articoli di esperti che indicano il boom dello shale gas come la prossima bolla pronta a esaurirsi nel giro di pochi anni. Altri analisti, invece, vedono nello shale gas un fattore di futuro e progressivo disimpegno degli Usa dal Medioriente.

Ma la pericolosità di questo gas non sta certo nelle strategie geopolitiche o nella possibile creazione di un nuovo boom speculativo. Lo shale gas, infatti, ha un fortissimo impatto ambientale dovuto alle tecniche di perforazione e spappolamento delle rocce (frantumazione idraulica detta fracking) ed è stato fin dall’inizio avversato dai gruppi ambientalisti. Nelle scorse settimane il Sole24ore ha ripreso un articolo del Wall Street Journal, dove uno studio denuncia il rischio terremoti causato dal fracking. Una teoria che già da tempo circolava fra gli addetti ai lavori, tanto che anche in occasione del drammatico terremoto in Emilia venne evocato il fracking e poco dopo il governatore Errani sospese tutte le autorizzazioni alle aziende che stavano perforando la pianura padana per oltre 600 km quadrati, alla ricerca di un combustibile ad alto rischio e ad alto consumo di acqua.

Lo shale e l’UE. Gli Usa stanno pressando l’Europa affinché porti avanti ricerche e investimenti per l’estrazione del gas di scisto. Ma in Europa i dubbi sono più delle certezze e al momento l’indirizzo è quello di non puntare su questo tipo di combustibile fossile, a eccezione di Polonia e Inghilterra che vorrebbero sfruttarlo. Poi c’è l’Ucraina, che nel suo ruolo subalterno alla Russia punta sullo shale per riconquistare terreno sugli odiati cugini. In queste settimane ha fatto molto scalpore un documento di esperti tedeschi che definiscono il fracking inutile e rischioso, dubitando che lo sviluppo di shale gas sia redditizio e utile per la transizione energetica del loro Paese anche in vista della decisione di chiudere tutti i reattori nucleari entro il 2022. In ogni caso il potenziale di shale gas sfruttabile in Germania, in Italia e in Francia è così piccolo che non avrebbe alcun impatto sui prezzi energetici. In Francia il fracking è stato vietato nel 2011, mentre in Italia il ministro Zanonato e i vertici Eni vedono nel fracking il sol dell’avvenire. Non c’era dubbio che questo paese governato da comitati di affari e lobby drizzasse le antenne di fronte alla possibilità di sfruttare ulteriormente il territorio per farne profitto.

Shale e GNL. L’effetto shale gas statunitense ha travolto anche il mercato del GNL, cioè il gas naturale liquido che dovrebbe essere pompato nel rigassificatore OLT a largo di Livorno. Con l’immissione massiccia di shale gas nella rete, i rigassificatori statunitensi hanno visto azzerare le loro forniture, perciò il GNL cerca nuovi mercati in Europa e nell’est asiatico. Una parte è stata dirottata in Giappone, che dopo la tragedia di Fukushima ha dovuto cambiare strategia energetica. In Europa per ora la richiesta è nulla, vista la crisi e l’abbondanza di gas. In Italia ancora meno, perché la domanda è crollata e di gas ne arriva in eccesso. Forse, in futuro, di fronte a un deprezzamento ulteriore del GNL, qualche spiraglio di mercato potrebbe trovarlo. Ma ad oggi e nel futuro prossimo, il rigassificatore OLT, così come i possibili gasdotti TAP (Azerbaijan-Puglia) e Galsi (Algeria-Sardegna-Piombino), rischiano di essere infrastrutture che pesano esclusivamente sulle bollette degli italiani. E pensare che a Livorno qualcuno promuoveva il rigassificatore con lo slogan BOLLETTE MENO CARE…

Franco Marino

tratto da Senza Soste n.85 (settembre-ottobre 2013)

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