Maschere del Maggio musicale: quando la precarietà è anche umiliazione

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L’uscita a metà Febbraio del bando che annunciava nuove assunzioni di maschere al Maggio Musicale Fiorentino ha inizialmente lasciato stupiti i media e chi in generale aveva saputo che il Teatro Comunale di Firenze ha problemi sempre maggiori di bilancio. Si è presto, però, capito che non si trattava realmente di nuove assunzioni, ma della sostituzione di chi lavorava già precedentemente nel teatro. Il personale di sala, arrivato alla scadenza del contratto, ha dovuto infatti risostenere il concorso di assunzione, senza che venisse minimamente considerato nelle graduatorie del concorso il fatto che loro fossero già precedentemente lavoratori del teatro. Inconsapevoli della situazione che stava dietro al bando in questione e spinti dal fatto che in esso non venivano richieste qualifiche particolari, si sono presentati alle selezioni 1070 persone, tra cui molti giovani tra il 18 e i 21 anni non laureati. Dopo che il concorso si è svolto in modalità poco chiare, con selezioni non motivate e con l’aggiunta di fasi selettive durante lo svolgimento del concorso stesso, tutti coloro che avevano già lavorato come maschere si sono trovati esclusi dalle assunzioni e molti dei partecipanti sono rimasti perplessi sia per come il concorso si è svolto, sia per come questo è stato raccontato sui giornali.
Riportiamo di seguito il racconto di una ragazza che ha partecipato al concorso, certi che vecchi e “nuovi” sacrifici, debbano essere rispediti, prima o poi, al mittente.

Come molti giovani e meno giovani da qualche tempo sono affetta da una sorta di “bulimia da ricerca di lavoro”; per questo motivo ogni volta che leggo o sento le parole: bandi, concorsi, posto di lavoro e simili scatta in me il pensiero incondizionato e incontrollabile: “ci devo provare!”; anche se l’offerta di lavoro in questione non è nemmeno troppo attinente con il mio percorso di studi universitari. Quindi quando mi è stato segnalato il bando del Maggio Musicale Fiorentino per 26 posti come personale di sala sono corsa all’ufficio postale per spedire la mia candidatura.

Ecco quanto recitava il bando pubblicato sul sito del Maggio riguardo ai criteri di selezione del personale:

“Le prove di selezione consisteranno in un colloquio tendente ad accertare le capacità di comunicazione del candidato e le sue attitudini allo svolgimento delle mansioni oggetto del presente bando, e in una prova orale della lingua inglese tendente ad accertarne la buona conoscenza.

La Commissione esaminatrice determinerà la graduatoria degli idonei in base all’esito del colloquio, della prova della lingua straniera, della valutazione del profilo del candidato per un punteggio massimo attribuibile di 30 punti così suddivisi:

a) Esito del colloquio: massimo attribuibile 13 punti

b) Prova di lingua: massimo attribuibile 10 punti

c) Valutazione curriculum: massimo attribuibile 7 punti

Risulterà idoneo chi avrà conseguito una valutazione complessiva di almeno 24/30 ma con una

votazione minima di 8/10 per la prova della lingua straniera di inglese.

[…]

La selezione si effettuerà nella giornata del 22 febbraio 2014 a partire dalle ore 9.00 tramite

colloquio individuale finalizzato ad accertare le attitudini del candidato allo svolgimento delle

mansioni di cui trattasi. Gli interessati dovranno presentarsi muniti di un valido documento di

riconoscimento.”

 Sabato 22 Febbraio mi presento fiduciosa al teatro munita del mio documento di riconoscimento. Insieme a me una cinquantina di altre persone convocate nella mia stessa fascia oraria. Per lo più ragazzi e ragazze di età tra i venti e i trent’anni, quasi tutti iscritti ad un corso di studi di livello universitario oppure con un diploma di laurea già in tasca ma senza un lavoro. Il giorno prima avevo letto sui giornali che al Comunale erano state presentate ben 1070 domande. Significativo considerando che si tratta di contratti della durata di due anni per lavori a chiamata con un compenso ” pari al 100% del minimo tabellare”. Circa dieci euro l’ora. Millesettanta domande per ventisei posti in palio. Ho la probabilità del 2,4% di entrare. Mentre sono immersa in questi pensieri arriva il mio turno: entro, firmo e dopo pochi minuti arriva il mio turno. Ci sono circa 5 micro commissioni composte da due persone: una è un personale del comunale e l’altra una persona di madrelingua inglese. Ogni coppia analizza un candidato. Di fatto si tratta di un colloquio della durata di pochi minuti tenuto tutto in inglese, con domande tipo: parlami di te, perché vuoi lavorare qua, cosa puoi apportare a questo lavoro e simili. Chi prende almeno 8/10 a questa prova sarà selezionato al secondo colloquio. Quando giovedì sera pubblicano sul sito la lista degli ammessi alla seconda prova il mio nome compare insieme a quello di altri 374 candidati. Adesso la probabilità di essere presa è salita a 6,9%: in realtà con i colloqui in inglese non hanno scremato molto. Infatti non siamo passati direttamente ai colloqui in italiano ma ad una prova intermedia, superare la quale è condizione necessaria per accedere ai colloqui veri e propri. Quindi per il secondo sabato di fila mi presento di buon mattino al teatro comunale. Questa volta l’attesa è lunga: prima fanno le selezioni dei ragazzi poi quelle delle ragazze, in ordine di arrivo. Ma la commissione inizia in ritardo e questa volta l’attesa prima della prova è in media di due ore o più. Questa prova funziona così: a gruppi di dieci si arriva davanti alla commissione composta questa volta da cinque esaminatori. A turno ognuna delle candidate si presenta avendo a disposizione 10 secondi di tempo. Dopo che tutte si sono presentate ognuna deve indicare un’altra del gruppo che prenderebbe a lavorare come maschera e spigare le motivazioni della scelta. Anche in questo caso in massimo 10 secondi. Più di due ore di attesa per parlare un totale di 20 secondi. Torna a casa chiedendomi quali informazioni potessero essere tratte da una persona con una prova del genere; ma evidentemente alla commissione sono bastati quei 20 secondi perché gli ammessi al colloquio finale sono solo una sessantina. In proporzione hanno selezionato molto più con questa prova che con l’intervista in inglese. Purtroppo questa volta il mio nome non compare insieme agli altri 59 finalisti e il mio percorso per diventare maschera di teatro si interrompe. Sui giornali leggo che i candidati che hanno presentato domanda erano per la maggior parte di alto profilo: con una laurea, ottimo livello di inglese e conoscenza spesso anche di una seconda lingua straniera. Allora mi viene un sorriso amaro al pensiero che nelle ultime due settimane un migliaio di “giovani di alto profilo” si sono sfidati per ventisei posti di lavoro a meno di dieci euro l’ora.

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