Perché gli studenti americani possono far saltare il capitalismo globale
Eccoci di fronte ad una previsione che mancava dagli anni ’70, da prima ancora della codifica del concetto di globalizzazione nelle scienze sociali: gli studenti americani possono far saltare il capitalismo globale. Cosa è accaduto? Un clone di Angela Davis, con tanto di taglio di capelli afro dell’epoca e pantaloni a zampa di elefante, ha preso la testa delle masse giovanili americane? Occupy in segreto ha conquistato le metropoli? Una rete clandestina di nerd è pronta a far scattare il piano di insurrezione tecnologica in America mettendo Ferguson come capitale ? Niente di tutto questo. Più semplicemente, la bolla dei prestiti studenteschi americani può esplodere facendo saltare Wall Street prima e, subito dopo, il capitalismo globale. Fantasie? Non si direbbe. Delle bolle successive a quella dei mutui se ne parla da 2008. Candidate numero uno: quella delle carte di credito americane e quella dei prestiti studenteschi. Quest’ultima sembra proprio stia maturando con un tasso di insolvenza, nella restituzione dei prestiti studenteschi (in Usa un metodo inevitabile per poter studiare. Al prezzo di tassi di interesse da usura), vicino alla soglia di rischio.
Cosa accade nella borsa quando un prestito, nel mondo reale, non viene rimborsato? Una cosina molto semplice: che tutti gli innumerevoli prodotti finanziari legati a questo prestito, sparsi in tutto il mondo, saltano a causa del fatto che il debito reale non è più rimborsabile. Salta il settore americano in questione, salta la finanza Usa correlata e, botto ancor piu’ grosso, tutto il mondo globale legato ai prodotti della finanza Usa che è saltata a causa di quel settore. E’ accaduto nel 2008, quando dai mutui non si rientrava più (infatti sono fallite le compagnie dei mutui e una enorme compagnia che produceva prodotti finanziari anche per i mutui, Lehman Brothers, compagnie assicurative etc.) può accadere ancora oggi con nuovi protagonisti: gli studenti o, meglio, gli ex-studenti entrati in un mercato di lavoro privo di senso che non permette nè di vivere decentemente nè di liberarsi dei debiti.
La dimensione del problema? Maggiore di quelle di quella dei subprime. Come da articolo citato, a metà anni 2000 negli Stati Uniti i mutui subprime raccoglievano un importo totale di 600 miliardi di dollari .
Qui siamo abbondantemente oltre il trillione di dollari già con un tasso di insolvenza del 22 per cento mentre, a metà anni 2000, il tasso di insolvenza dei subprime era al 15. La Federal reserve e il tesoro americani devono quindi lavorare parecchio per impedire un botto che può essere drammatico per il capitalismo globale. Perchè il pianeta è affollato di prodotti finanziari garantiti da soggetti che hanno investimenti strategici negli student loans.
Chi l’ha detto quindi che lo storico antagonismo al capitale di operai e studenti è defunto? Ieri gli operai, con i mutui per la casa, oggi gli studenti, con i prestiti per lo studio, e il capitale va in ginocchio. Astuzia della storia: anche quando pacificati questi soggetti sono una mina per il capitale.
da redazione Senzasoste
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