Quadrifoglio e i Casalesi

Il malaffare si nasconde sotto ogni sasso, persino un’azienda amichevole e rassicurante come Quadrifoglio che viene a casa a prenderti i vecchi materassi e mobili da buttare, con un nome accattivante e un’immagine simpatica sembra avere connessioni con il clan dei casalesi. Ma si sa, smaltire le innumerevoli tonnellate di rifiuti prodotti dalla società dei consumi capitalista è un problema in realtà irrisolvibile e quelli pericolosi o inquinanti vengono regolarmente spazzati sotto il tappeto: nei cimiteri dell’high-tech in Cina, nei paesi poveri africani, in fondo all’oceano o nei campi dei bifolchi campani. Questo non si può fare in maniera trasparente e a norma di legge, perciò bisogna subappaltare a ditte esterne che in maniera più o meno illegale li facciano scomparire rapidamente e silenziosamente.

Non solo non è un problema per nessuno che questo accada regolarmente ma è un’ulteriore occasione di guadagno per gli arraffoni e approfittatori di vario genere che sempre si aggirano intorno ad ogni azienda pubblica. Che questo succeda anche nella bella Firenze del presidente Renzi non stupisce e non deve stupire nessuno.

Firenze, 30 gennaio 2015 – UNA BOMBA su Quadrifoglio, l’azienda fiorentina dei rifiuti. Tre indagati fra i massimi dirigenti; perquisizioni e acquisizioni di atti in quattro città e in società collegate a Quadrifoglio stessa (Firenze, Pistoia, Piacenza e Cremona); massima allerta per i mancati controlli della radioattività, previsti per legge, sui rifiuti metallici; assenza della tracciabilità del percorso e delle tipologie dei rifiuti, medicinali scaduti compresi; infine (ma è una pista tutta da valutare), accertamenti sulle recenti gare d’appalto di Quadrifoglio che, secondo fonti investigative, potrebbero aver fatto emergere anche inquietanti contatti indiretti con la criminalità organizzata. La nuova inchiesta viene condotta nel massimo riserbo dalla procura di Firenze e dalle sezioni di polizia giudiziaria dell’Arpat e del Corpo forestale.

Tutto è nato da un banale controllo, nel corso del quale sarebbero emerse irregolarità e discrepanze amministrative fra Quadrifoglio e le ditte esterne che avevano vinto gli appalti per raccolta e smaltimento dei rifiuti. Prima cosa a saltare all’occhio è stata la mancanza delle cosidette «verifiche radiometriche», previste dal decreto legislativo 230 del 1995 e sanzionato penalmente: si tratta del controllo dei valori di radioattività sui rottami metallici poiché, in caso di esito positivo, il rifiuto diventa «speciale» e va trattato diversamente. In un registro recuperato dagli inquirenti durante una perquisizione, si faceva riferimento alla necessità di contattare un esperto per l’intervento: non solo quell’esperto non sarebbe mai stato chiamato, ma nel frattempo avrebbe anche cambiato mestiere.

PER QUESTO – e in senso più ampio, per la mancata tracciabilità dei rifiuti – sono indagati Livio Giannotti e Giorgio Moretti, rispettivamente amministratore delegato e presidente di Quadrifoglio, e Franco Cristo, l’ingegnere responsabile dell’impianto di San Donnino. Gli inquirenti si sono poi chiesti: perché Quadrifoglio delega ad altri quel che, con oltre mille dipendenti, potrebbe fare da sé? Per rispondere a questa domanda gli investigatori hanno acquisito gli atti delle gare d’appalto con ditte esterne. E qui sarebbe emersa una singola, presunta, contiguità con la criminalità organizzata della Campania, fors’anche con il famigerato clan dei Casalesi che, col traffico di rifiuti, da anni ingrassa.

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