Il Movimento di Lotta per la casa sui fatti di martedì al Consiglio Regionale

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Ieri (martedì Ndr) pomeriggio eravamo in tanti sotto la Regione Toscana a manifestare per il diritto alla casa, contro la Legge Saccardi, contro la devastazione sociale che quotidianamente va in scena a colpi di sfratti e sgomberi.
C’erano le famiglie sfrattate, morose perchè impossibilitate a pagare affitti che si aggirano tra gli ottocento e i mille euro, che con la Legge Saccardi perderanno anche quella piccola possibilità di accedere ad una casa popolare.
C’erano gli inquilini delle case popolari che rischiano di vedersi aumentare i canoni di affitto e di essere etichettati come (finti) ricchi e quindi perdere i diritto all’alloggio in cui vivono per essere rispediti su un mercato degli affitti inaccessibile.
C’erano gli abitanti degli stabili occupati. Occupanti per necessità che dopo essere stati sfrattati si sono visti abbandonati dalle istituzioni e si sono organizzati dentro il movimento per riprendersi il diritto a una casa, occupando stabili vuoti da anni (o decenni) di proprietà di banche e speculatori. Quel pezzo di città che secondo la Legge Saccardi non potrà nemmeno più partecipare ai bandi per le case popolari. Quel pezzo di città che rappresenta gli effetti più drammatici della crisi e dell’austerità e che si vuole non vedere.
C’erano le famiglie sgomberate mercoledì scorso, sbattute da un giorno all’altro in mezzo a una strada (in piena emergenza meteo) per riconsegnare stabili interi all’abbandono e permettere agli operai di murarli e danneggiarli al punto di renderli inabitabili.

Siamo arrivati in tanti. Arrabbiati e rumorosi come era naturale che fosse. Abbiamo chiesto un incontro, convinti che prima di andare a votare una legge così scellerata, il Consiglio dovesse ascoltare le istanze delle persone scese in piazza, che dovesse tenere conto.

Ma più che un “templio della democrazia” la sede della Regione Toscana ieri sembrava una trincea di guerra: i blindati di polizia si perdevano a vista d’occhio, e almeno cento erano gli agenti schierati in tenuta antisommossa di fronte a uomini e donne a mani nude. Erano lì per impedirci di entrare, a fare da guerdia a una classe politica che sa solo nascondersi di fronte alla realtà sociale. A difendere gli indifendibili.

Ma oltre al danno, la beffa. Inizia una trattativa, e il presidente del Consiglio Regionale accetta di incontrare i manifestanti in una sala capace di ospitare almeno 150 persone. Il tempo passa, e l’incontro viene rinviato di 15 minuti in 15 minuti. Dopo circa due ore arriva la comunicazione: “l’incontro è saltato, il consiglio si rifiuta di incontrarvi”.

La comunicazione viene data da dietro ad una cancellata che separa la “gente” dal “palazzo”. Dietro la cancellata, anche lì, carabinieri in tenuta da guerra. Una scena eloquente sullo stato di legittimità sociale in cui versano le cosiddette “istituzioni democratiche”.

E’ a quel punto che torniamo tutti in strada, vogliamo partire in corteo. Sembra tutto tranquillo, ma un reparto di polizia non lascia partire la manifestazione e parte con una carica a freddo sui manifestanti a colpi di manganelli. Gli altri reparti si accodano subito dopo.

Sui giornali di oggi leggiamo versioni dei fatti che definiremmo deliranti, se non conoscessimo la malafede che ci sta dietro: una questura che lancia il sasso e nasconde la mano, delle istituzioni costrette a mentire per salvare la faccia.

“La polizia ha carica dopo un fitto lancio di bottiglie”. Falso.
“L’incontro è stato cancellato dopo un lancio di bottiglie e petardi”. Falso.

I manifestanti si sono limitati a difendersi dalla carica.
L’incontro è stato annullato per una scelta politica precisa da parte del Consiglio: fregarsene e prendere in giro chi vive l’emergenza abitativa e “osa” venire a contestare le politiche renziane.
Non passa neanche un minuto tutti sono già pronti a strumentalizzare il ferimento del nostro compagno Lorenzo, colpito accidentalmente da una bottiglia oltre che da una manganellata. Quello che non si dice è che non è stato l’unico ferito: danni certamente minori, ma pure gravi, hanno provocato i manganelli della polizia ad almeno altri tre manifestanti.

Nell’ultimo anno abbiamo visto una donna paralizzarsi metà del corpo durante uno sgombero violento, un altra donna venire manganellata e poi calpestata da un plotone di celerini, un nostro attivista pestato da agenti in borghese in pieno stile squadrista.

Le istituzioni stanno affrontando l’emergenza abitativa come un problema di ordine pubblico. Stanno utilizzando eserciti di polizia contro uomini e donne sfrattate. Le istituzioni hanno dichiarato guerra agli ultimi, e ci sono anche i feriti. Questo è il punto, e la questione è politica.

La lotta per il diritto alla casa continua. E se l’infame Legge Saccardi verrà approvata ad occupare nelle prossime settimane non ci saranno soltanto i 150 sgomberati degli ultimi giorni ma decine di famiglie sotto sfratto che non avranno altra scelta.

CASA, DIRITTI E DIGNITA’ PER TUTTI!

Movimento di Lotta per la casa

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