Appello per la costruzione di un fronte di classe unitario! Per la ripresa delle lotte e contro i licenziamenti politici!

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SOSTENIAMO LA RIPRESA DELLE LOTTE OPERAIE!
OPPONIAMO UN BLOCCO DI CLASSE ALLA REPRESSIONE PADRONALE!
CONTRO LA CRIMINALIZZAZIONE DELLE LOTTE!
NO AI LICENZIAMENTI POLITICI!

Le lotte e le mobilitazioni operaie, in particolare nel settore della logistica, ma non solo, hanno rappresentato negli ultimi anni, un chiaro segnale di controtendenza rispetto al complessivo arretramento della classe operaia in Italia.
Lotte puntualmente colpite dagli attacchi portati direttamente dalla classe padronale con l’appoggio della magistratura, come nel caso del licenziamento politico dei 5 operai di Pomigliano, o addirittura attraverso l’utilizzo dello squadrismo, come accaduto a Roma laddove un gruppo di crumiri (tesserati Cgil) ha aggredito con spranghe lo sciopero dei facchini che si opponevano alla ristrutturazione che SDA/Poste Italiane vorrebbero imporre con licenziamenti di massa.

Teatro di questo scontro è il tentativo incessante da parte della borghesia di ogni Paese di imporre una politica di lacrime e sangue per aumentare la massa dei profitti con un maggior sfruttamento della forza lavoro, a fronte di una crisi di accumulazione capitalista dalle dimensioni mondiali.
Una crisi che, ben al di là della propaganda mediatica che cerca di rassicurare le masse circa una sua fine ormai prossima, tende invece ad approfondirsi, non avendo altra strada da percorrere se non quella di intensificare lo sfruttamento della classe operaia, aumentando la poverta’ e la miseria complessiva delle masse, cancellando i diritti sociali e politici acquisiti dal proletariato metropolitano grazie a decenni di lotte e mobilitazioni negli anni passati.

Un modello padronale che, a partire dall’intensificazione dello sfruttamento nei luoghi di produzione tramite del cosiddetto “Jobs Act” finalizzato alla demolizione sistematica delle garanzie residue e tutele collettive per l’insieme della forza lavoro occupata e disoccupata, si riversa sull’insieme della società con il piano definito “Buona Scuola” (che porta a compimento la trasformazione dell’istruzione in gerarchia aziendalista che si erge a formazione politica e culturale delle nuove generazioni), il “decreto sblocca Italia” (che incentiva investimenti capitalisti in cambio di devastazione territoriale e ambientale), il piano nazionale di cancellazione “manu militari” del diritto alla casa per le masse impoverite dalla crisi.

Insomma ci troviamo di fronte ad un’offensiva politica complessiva, finalizzata a favorire la ricerca spasmodica di investimenti e soluzioni per un improbabile nuovo ed esteso ciclo di accumulazione capitalista, per rispondere ad una concorrenza tra paesi imperialisti che assume in certe aree uno scontro militare e che, per questo, necessità di un progressivo rafforzamento del potere esecutivo, che tende ad essere pervasivo a tutti i livelli, anche a quelli decentrati.

Di fronte a un’offensiva di tale portata ènecessario, da subito, promuovere un fronte di lotta che, a partire dall’unificazione delle lotte operaie e sociali che sono presenti su scala nazionale, sappia porsi come punto di riferimento complessivo per l’insieme degli sfruttati e delle masse proletarie colpite dalla crisi, in una prospettiva di superamento della società capitalista in una visione internazionale ed internazionalista.
Non si tratta quindi di inseguire l’ennesimo e fallimentare coordinamento tra sigle differenti (che siano esse sindacali, sociali o politiche) ma di puntare piuttosto a unificare le vertenze specifiche intorno ad un punto di vista di classe più generale capace di favorire azioni specifiche vincenti (così come il movimento di lotta nella logistica dimostra essere possibile già nell’immediato) e allo stesso tempo, dentro tale movimento, radicare una prospettiva reale di lotta al capitalismo rompendo con le illusioni riformiste e con qualsiasi logica di compatibilità con il sistema.

Un progetto ed un processo che possono avanzare solo se, unitariamente, le forze disponibili a battersi per questa prospettiva sapranno unificare gli sforzi per definire una politica rivoluzionaria e battaglie comuni e concrete basate su obiettivi condivisi.
Ora si tratta di trasformare le diverse specifiche lotte e una larga “solidarietà” in una potente e solida “unità” di classe.

Non sarà un percorso facile, né rapido né spontaneo.
La demoralizzazione, l’avvilimento, lo sconforto seminato da governo, padroni e media uniti al peggioramento delle condizioni materiali hanno prodotto una profonda sfiducia tra le masse proletarie consegnandone una parte alla retorica populista fascio-leghista.

Ma questa devastazione della classe non è un processo irreversibile.

Le lotte avanzate e finalmente non di sola resistenza e risposta agli attacchi padronali, come nella logistica, l’hanno ampiamente dimostrato.
In questo periodo assistiamo anche al crescere di un malessere, indotto da questa crisi e dall’aumento dello sfruttamento, che si può trasformare in rabbia e azione organizzata.
È possibile realizzare questa trasformazione, ma non sarà, anche qui, un processo semplice, né spontaneo, né avverrà per decisione di qualche “comitato centrale”, né di qualche “illuminato”, né di qualche maître a penser.

Nessuno di questi nodi può essere infatti sciolto con scorciatoie politiche o strette organizzativistiche nella consapevolezza di un livello generale ancora troppo basso di coscienza di classe e che è ancora troppo poco quello che riusciamo ad organizzare e rendere organico all’interno di un processo di maturazione politica in senso esplicitamente anticapitalista.

Potrà essere prodotto soltanto dall’azione quotidiana, dura e continua, nei posti di lavoro, invece nei terrori, nelle scuole, ovunque, facendo in modo che questi diversi momenti della condizione proletaria si riuniscano ai tanti altri aspetti che oggi spezzettano la condizione complessiva della classe: la rigidità operaia sul posto di lavoro, la lotta per un salario dignitoso, la casa, il trasporto, la disoccupazione, il caro prezzi, il caro servizi, la scuola, la salute, ecc., e si ricompongano in un’unica lotta. Una lotta per la liberazione dallo sfruttamento e dall’oppressione (nelle diverse forme che assumono), per l’abbattimento del modo di produzione capitalistico e della devastazione sociale che questo trascina con sé.

Quali i tempi di questo percorso?

Non esiste una soluzione unica pronta per l’utilizzo e la riproduzione meccanica in ogni contesto. Neanche con la semplice enunciazione a parole dell’importanza dell’unione tra le diverse figure proletarie e la conseguente spinta a riprendersi salario in tutte le sue forme. Bisogna lavorare affinchè questa unione di lotte, i cui risultati positivi sono e saranno forse i soli spendibili in un contesto di generale arretramento, possa diventare il riferimento per altri settori proletari che per debolezza oggettiva o condizionamento ideologico hanno scelto la strada di un compromesso passivo illudendosi che passata l’attuale fase si possano salvare dalla trappola della disoccupazione e della miseria.

Questo fronte di lotta deve essere in grado di intercettare e coinvolgere le masse di migranti che, fuggendo dalla devastazione portata dalle guerre imperialiste e dal saccheggio di risorse, sono oggettivamente una parte rilevante del nuovo proletariato metropolitano e contadino.
L’esperienza della logistica ha infatti dimostrato la capacità, la radicalità e l’efficacia di un processo di autodeterminazione e autorganizzazione sulla base di un protagonismo decisivo che li spinge a mettere complessivamente in discussione la condizione di sfruttamento che li vorrebbe ridotti, anche in virtù di un razzismo diffuso, al ruolo di servi o comunque soggetti subordinati.

Sulla base delle indicazioni emerse dall’assemblea nazionale del 14 giugno a Bologna, e a partire dalla scadenza del 7 luglio a Napoli (Concerto in piazza contro i licenziamenti politici alla FIAT di Pomigliano con interventi dal palco), questo appello si propone la costruzione di una calendario di iniziative a livello territoriale (Roma, Firenze, Bologna, Milano, Torino) capaci di realizzare un incontro effettivo fra le realtà di lotta effettive (operai della logistica, comitati di lotta nelle fabbriche, movimenti popolari contre le devastazioni territoriali, movimenti a difesa dei servizi pubblici, coordinamenti di lotta di precari e disoccupati) e avviare un percorso reale di unificazione dal basso che possa sfociare in un’assemblea nazionale e capace di lanciare una giornata di mobilitazione nazionale ad ottobre effettivamente rappresentativa delle lotte che, a partire dalle loro specificità, si collocano apertamente in opposizione al governo Renzi

Le prime scadenze che siamo già in grado di indicare sono:

Martedì 7 luglio: a Napoli in Piazza Dante concerto in piazza contro i licenziamenti politici alla FIAT di Pomigliano con interventi dal palco;

Venerdì 10 luglio: a Firenze incontro/confronto al Centro Sociale Camilo Cienfuegos di Campi Bisenzio tra i licenziati politici di Pomigliano, i lavoratori delle fabbriche della cintura cittadina in lotta e tutte le strutture sindacale e politiche (e cena di finanziamento della cassa di resistenza);

Sabato 11 luglio: a Milano al Centro Sociale Vittoria assemblea generale dei delegati e dei lavoratori della logistica e di fabbriche di altri settori, aperta a tutti i movimenti di lotta presenti sul territorio con i licenziati politici di Pomigliano

Torino: incontro dei licenziati politici di Pomigliano con i lavoratori Fiat-FCA di Torino e movimenti di lotta locali

da http://www.sicobas.org/

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