Marcia degli scalzi: complicità o compassione?
Ieri, 11 Settembre, è stata organizzata la marcia “delle donne e degli uomini scalzi”, un’iniziativa che si è tenuta in molte città d’Italia e che a Lecce è stata sostenuta anche da Sel e dal Pd. Lo scopo era richiedere alle istituzioni un cambiamento di rotta nelle politiche migratorie europee: più diritti, la realizzazione di un unico sistema d’asilo e la «chiusura dei centri di detenzione per migranti» .
Oltre che ricordare che furono proprio queste sigle politiche a gettare le basi dell’attuale sistema della detenzione amministrativa, con la legge Turco Napolitano (1998, oggi bellamente dimenticata), ci teniamo a evidenziare quale comportamento stanno assumendo tutti gli stati in questo momento, di fronte alla forte pressione degli stranieri sulle frontiere della Fortezza Europa.
Oggi assistiamo ad uno strano teatrino: da un lato il Vecchio Continente dichiara guerra aperta a coloro che fuggono dalla devastazione e dallo sfruttamento (basti pensare a quello che succede a Calais in Francia, dove da circa sei mesi, tantissimi migranti tentano di oltrepassare la frontiera e vengono costantemente bloccati e respinti a suon di manganellate e lacrimogeni dalle forze dell’ordine), dall’altro si sprecano dichiarazioni di solidarietà, e i Capi di Stato giurano, commossi, che i migranti saranno accolti. Intanto si preparano i bombardamenti in Siria e si tace spudoratamente sui massacri della popolazione curda ad opera della Turchia.
Che cosa sta accadendo?
Forse la pressione esercitata da tanti uomini e donne cominciava a preoccupare le classi dirigenti, timorose di esserne travolte, coscienti (forse) di non godere di solida fiducia da parte dei cittadini? Forse le ripetute tragedie del mare rischiavano di sporcare il volto umanitario dell’Europa? Forse.
Quello che è certo è che il livello di consumo dell’Occidente si fonda sullo sfruttamento delle risorse del resto del mondo e non sarà certo il meschino umanitarismo degli stati nè l’indignazione dei suoi immobili cittadini a cambiare la storia.
Quello che crediamo è che questa operazione di “accoglienza” sia solo una manovra mediatica, congegnata a fini politici, per pulire il volto dell’Europa, sottolinearne la ricchezza e, probabilmente generare nuovi introiti economici. In questo, la marcia di ieri e tante altre manifestazioni cittadiniste, trovano la loro ragion d’essere.
L’Italia, come corridoio mediterraneo dell’Europa, costituisce uno dei casi di repressione e sfruttamento più gravi.
Nei centri di identificazione ed espulsione nostrani, la situazione è in fermento. Numerosi sono gli scioperi della fame e le rivolte dei reclusi.
Nel Cie di Torino, negli ultimi mesi, i reclusi hanno messo in atto proteste, rivolte, scioperi della fame e della sete.
Lo stesso succede nel Cie (centro di identificazione e espulsione) di Roma, dove il 5 Settembre, in concomitanza del presidio di solidali organizzato sotto le mura, i reclusi hanno dato fuoco a parte della struttura ed uno sciopero della fame è stato intrapreso nella sezione femminile.
Anche nel Cie di Bari, dopo anni di silenzio, la protesta si sta riaccendendo. Due presidi solidali sono stati indetti fuori le mura, in agosto. Dall’interno la risposta è stata forte: battiture e sciopero della fame!
A Brindisi ed a Crotone nuovi Cie stanno per essere attivati.
Come si può pensare di poter stare al fianco dei migranti supplicando quelle stesse autorità che sono responsabili della loro carcerazione? L’idea caritatevole dell’immigrato bisognoso accentua ancor di più la presunta superiorità che intercorre tra la nostra condizione esistenziale e la loro. Fondamentale è comprendere che l’unico modo per cambiare questa situazione è LOTTARE CON LORO e non SUPPLICARE PER LORO, poiché il sistema delle frontiere, degli stati e del capitalismo opprime allo stesso modo anche le nostre vite.
Sostenere attivamente una rivolta o una protesta all’ interno di un CIE, forzare un blocco di frontiera assieme a loro, attaccare quelle istituzioni e/o aziende che speculano sulle loro vite, sono solo alcune delle tante azioni che possono rendono l’ idea di quello che significhi SOLIDARIETA’ e COMPLICITA’ con i migranti.
CONTRO OGNI FRONTIERA E AUTORITA’!
PER UN MONDO SENZA SFRUTTATI NE SFRUTTATORI!
Binario 68 Occupato
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