Con i proletari immigrati, nostri fratelli di classe

Editoriale del n. 42 di “Alternativa di Classe”

“Migrant files”, un consorzio di giornalisti, continua ad aggiornare i dati sulle morti degli immigrati. Dal 1988 a fine Maggio 2016 le persone morte cercando di raggiungere l’Europa sono state 32.040, un calcolo che però non tiene conto delle tante imbarcazioni naufragate senza notizia, o dei “morti di sete” nel deserto mai ritrovati, come, invece, i 34 (tra cui venti bambini), trovati in Niger Giovedì 16, mentre cercavano di raggiungere la Libia per imbarcarsi verso l’Italia. Siamo di fronte al più grande esodo di profughi degli ultimi decenni, provocato dai diversi tipi di conflitti in Medio Oriente, Nordafrica e Asia meridionale. Secondo L’ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI (Unhcr), nel mondo CI SONO 59.5 MILIONI DI PROFUGHI, tra cui 19.5 rifugiati.

Il piano UE sui “migranti” presentato Martedì 7 a Strasburgo dalla Commissione europea, rilancia il “migration compact”, già proposto dal Governo Renzi. Propone incentivi finanziari a quei Paesi capaci di collaborare per arginare i flussi verso l’Europa. Il modello è quello dell’accordo con la Turchia. La UE intende avviare negoziati anche con Paesi come la Tunisia, la Giordania, il Libano, il Niger e l’Etiopia, con l’obiettivo di creare un “cordone sanitario” anti-immigrati. Nell’immediato mette 500 milioni di Euro, che dovrebbero aiutare i Paesi mediorientali e africani. Dopo il tentativo del Summit di Malta [vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno III n.35 a pag. 3], organizzato dalla UE nel 2015, e già sostanzialmente fallito, per avviare una cooperazione con i Paesi africani, negli ultimi mesi abbiamo assistito al chiaro tirarsi indietro dei Paesi membri della Ue, al momento di contribuire al Fondo per l’Africa. Su proposta del Governo Renzi ci saranno inoltre 1500 nuovi posti nei C.i.e. (“Centri di identificazione ed espulsione).

Alcuni medici continuano a svolgere un lavoro eroico nelle zone di guerra, pur subendo attacchi ripetuti e spesso deliberati. Ogni giorno c’è gente che muore per malnutrizione e mancanza di cure. Cibo e medicina di base raggiungono le zone sotto assedio quando è troppo tardi. Un buon modo per cominciare una seria analisi è concentrarsi su quella che è bene chiamare “economia dei rifugiati”. Questo ci consente di acquisire una chiara consapevolezza di che cosa e di chi provochi spostamenti di massa così ingenti.
Il primo passo è individuarne la causa nelle dinamiche del capitalismo, nonchè nell’aggressione militare dei Paesi imperialisti. E’ stato l’intervento militare dei paesi imperialisti europei in Libia a gettare il Paese nel caos. Sono stati gli attacchi degli imperialisti americani in Iraq a creare le condizioni dell’ascesa dell’ISIS. La guerra civile nella Repubblica Centrafricana fra il sud cristiano e il nord musulmano non è una semplice esplosione di odio etnico… Quell’esplosione è stata innescata dalla scoperta del petrolio nel nord del Paese: la Francia (legata ai musulmani) e la Cina (legata ai cristiani) combattono per procura con l’obiettivo del controllo delle risorse petrolifere.

Esiste un’economia del trasporto dei rifugiati (una industria che vale milioni di dollari). Le dinamiche del capitalismo hanno condotto a una vigorosa rinascita della “schiavitù”, che ha assunto una miriade di nuove forme: i milioni di lavoratori immigrati nella penisola saudita, privi dei più elementari diritti civili; il controllo totale esercitato su milioni di lavoratori nelle officine asiatiche, l’uso diffusissimo di lavoro forzato e minorile nello sfruttamento delle risorse minerarie in Paesi dell’Africa (Congo,ecc).

Ma anche in “CASA NOSTRA” accadono cose pesanti. Tre anni fa nella zona industriale di Prato, uno stabilimento tessile di proprietà cinese andò in cenere: morirono sette operai. Recentemente, sempre a Prato, la Guardia di finanza, durante un controllo ordinario, nella Tintoria Superlativa ha trovato una situazione incredibile: 21 lavoratori irregolari che lì dormivano e lavoravano. I dormitori erano stati ricavati all’interno della grande fabbrica tessile, al secondo piano nel lato degli uffici e della mansarda. Imprenditori tessili cinesi impiegano lavoratori africani che arrivano tutti i giorni in treno nel Pratese dalla zona di Pisa. Per loro un periodo di prova e la vana promessa di un contratto a tempo indeterminato. Su un totale di 2917 aziende del settore tessile sottoposte a controlli da parte delle autorità competenti, nel 2015 si è verificato il 59% di casi di violazioni in materia di orari di lavoro, mentre nell’autotrasporto è frequente il mancato rispetto delle disposizioni sui tempi di riposo.
Prato ospita circa quindicimila cinesi legalmente registrati, ed oltre quattromila imprese di proprietà cinese. Ma si ha la certezza che molte migliaia di altri cinesi vivano illegalmente in città, lavorando fino a sedici ore al giorno per una rete di grossisti e laboratori che sfornano capi poco costosi. Una schiavitù si trova quindi anche qui, in casa nostra. Questa esplosione sistematica di forme di nuova schiavitù è una necessità strutturale dell’odierno capitalismo.

I media ed i partiti borghesi, quando parlano di integrazione dei proletari immigrati, vogliono dire inclusione nello sfruttamento e nella precarietà. E’ un’inclusione che indebolisce la forza potenziale dei nostri fratelli di classe. E’ contro la logica del capitale che dobbiamo lottare. Abbiamo bisogno di costruire una autonoma politica di classe. La classe non è un dato naturale: è una questione di collocazione dentro i rapporti di produzione e sfruttamento, ed è una questione di lotta contro questi rapporti. Ci sono volute tante lotte perchè i poveri diventassero classe. Un capitale che non è in grado di mantenere alcuna promessa, deve educare a pretendere sempre di meno. La crisi è usata dai capitalisti per produrre una soggettività subalterna, con la complicità delle burocrazie sindacali. Senza organizzazione e autonomia di classe, il lavoratore, italiano o immigrato, è stato trasformato in attore dell’innovazione e della precarietà. Più lavoro e meno soldi è la parola d’ordine dei capitalisti. Negli ultimi decenni l’ideologia del capitale è entrata a vele spiegate nel Movimento operaio. Critica del lavoro salariato, critica delle nuove forme di schiavitù, critica della scienza borghese e delle tecnologie devono andare insieme.
Se ci si colloca passivamente nei flussi di immigrati, comandati dal capitale, si rinuncia ad orientare in senso classista anche le sacrosante proteste per l’accoglienza disumana nelle strutture predisposte dal Governo. Sul fronte dell’accoglienza agli immigrati è emerso il lavoro truffaldino di cooperative “sociali” gestite da boss di varia appartenenza politica; “Mafia capitale” il caso più significativo. E’ un grosso errore vedere le forze di estrema destra come contrapposte a quelle liberali, riformiste ed europeiste. Le posizioni xenofobe sono funzionali al progetto europeista di sfruttamento del lavoro degli immigrati (e non solo): la contrapposizione tra proletariato autoctono ed immigrato disinnesca la possibilità di un’azione politica autonoma di classe. PD e Lega sono due facce della stessa medaglia, entrambi al servizio degli interessi del capitale.

La mobilità della forza lavoro e dei proletari immigrati ha un peso rilevante. La mobilità non è determinata solo dalla miseria, ma ancor più dalla spinta soggettiva a fuggire da condizioni di oppressione conosciute, verso condizioni di sfruttamento ignote. Con i proletari immigrati viaggiano anche comportamenti, soggettività e culture del conflitto, da studiare ed analizzare. La mobilità dei proletari immigrati può essere capovolta, da strumento di disponibilità della forza lavoro per il capitale, a spazio di circolazione della lotta di classe nel nostro Paese e nel resto del nostro continente.

Alternativa di Classe

Leggi anche:

BANCA DATI DNA: SI SCHEDANO I SETTORI DI CLASSE “PERICOLOSI”

NON CI DIVIDE “LA RAZZA”, MA LA CLASSE SOCIALE

Facebook

YouTube