Il carcere dagli anni Sessanta ad oggi – Le carceri speciali

LE CARCERI SPECIALI

Anche gli uffici studi del Ministero di Grazie e Giustizia e dei Carabinieri hanno preso insegnamento dall’esperienza. Dalle rivolte precedenti hanno imparato che la scelta di sparpagliare i compagni imprigionati nelle varie carceri, per disperderli, è stato come mettere “il pesce nella propria acqua”. Così con un semplice decreto ministeriale, il n.450 del maggio 1977, sono state istituite le carceri speciali per annientare l’organizzazione e le lotte sviluppate nel decennio precedente  e che continuavano a diffondersi nel circuito carcerario. L’obiettivo è portar via dai grandi carceri giudiziari metropolitani i detenuti più combattivi e i compagni per ostacolare il percorso di aggregazione e organizzazione in continua crescita e per frenare il movimento delle evasioni sviluppatosi enormemente negli ultimi anni.

Questa operazione viene affidata per la sua attuazione all’arma dei carabinieri, al comando del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sia per la scelta e la ristrutturazione degli edifici da destinare a carceri speciali, sia per i compiti di sorveglianza esterna e di controllo e ispezione interna. Cosi la notte tra il 16 e il 17 luglio 1977, in grande segretezza e con ampio spiegamento di forze e mezzi, facendo largo uso di elicotteri (venne definita in codice: “operazione camoscio” e da allora per “circuito dei camosci” ci si riferisce all’insieme delle carceri speciali), alcune centinaia di compagni e proletari detenuti vengono trasferiti nelle prime carceri speciali allestite.

I primi detenuti deportati negli “speciali” (in gergo carcerario verranno chiamati “campi di concentramento” o semplicemente ‘campi’) sono quelli più combattivi che avevano organizzato o partecipato a rivolte, evasioni e proteste nel ciclo di lotte precedente, ed anche quelli che avevano rapporti con l’esterno, col movimento.

Con l’istituzione delle Carceri Speciali il sistema carcerario italiano viene a configurarsi come un sistema a due circuiti: uno “speciale” per i detenuti più combattivi e per i compagni ormai diventati molto numerosi; l’altro “normale” per la massa del proletariato prigioniero.

Nell’arco di tre anni entrano in funzione le seguenti Carceri Speciali: Asinara, Cuneo, Novara, Fossombrone, Trani, Favignana, Palmi, Badu e’ Carros-Nuoro, Termini Imerese, Ascoli Piceno; e per il femminile, Latina, Pisa e Messina, inoltre vengono allestite delle sezioni speciali in tutte le carceri giudiziari delle grandi città dove rinchiudere i carcerati provenienti dal circuito speciale che venivano trasferiti nelle città per processi o altro.

Alcuni operatori sanitari di Medicina Democratica dopo aver visitato le carceri speciali, così le descrivono:

Contro ogni dettame costituzionale e in particolare ignorando quello in cui si afferma che tutti i cittadini sono uguali anche di fronte alle pene detentive, viene oggi, e sempre di più, portato avanti con ottusa violenza un progetto di discriminazione tra detenuto e detenuto, destinando il detenuto politico, o anche coloro sospettati di essere tali in quanto non più recuperabili alla logica del sistema, al carcere speciale, dove con specifiche disposizioni gabellate per motivi di sicurezza, ma che con questi non hanno nulla a che fare, si concretano tecniche raffinate di sperimentata efficacia di deprivazione sensoriale al fine di esasperare il detenuto, di disgregare la sua personalità, arrecando danni talvolta irreversibili per la sua salute fisica e mentale. Le misure messe in atto … vanno dall’isolamento individuale o di piccoli gruppi 22 ore su 24, alle brusche interruzioni del ritmo sonno-veglia con perquisizioni notturne, alla eliminazione della naturale alternanza del giorno e della notte per mezzo di lampade sempre accese …

… pressione psicologica ai colloqui tra il detenuto e i propri familiari molto dilazionati e realizzatisi in condizioni sub-umane … per l’uso di strumenti aberranti come interposizioni di vetri insonorizzati e citofoni che alterano timbri di voce … Si tratta di un fenomeno in cui si evidenzia in modo inequivocabile una realtà di tortura psicologica  particolarmente feroce e distruttiva dell’intera struttura psicofisica del  detenuto in palese contraddizione con l’articolo 5 della “Convenzione dei  diritti dell’uomo”…

LE  CONDIZIONI  NELLE  CARCERI  SPECIALI

all’esterno

–   Vengono eseguite opere murarie: innalzamento dei muri di cinta esterni e viene rafforzato il controllo delle guardie sul muro perimetrale; vengono aggiunti numerosi cancelli  per separare le  Sezioni Speciali dalle altre aree del carcere; vengono “blindate” le celle aggiungendo la doppia porta blindata e doppie sbarre alle finestre.

–   Viene istituito il controllo fisso dei carabinieri all’esterno delle carceri, con jeep blindate e successivamente con piccole ma armatissime autoblindo.

–   TRASFERIMENTI – Il detenuto viene svegliato alle 4 di mattina dalle guardie che lo avvertono di “prepararsi la roba” perché è in partenza, non gli viene detto dove sarà destinato e non gli è permesso di salutare i suoi compagni di carcere; spesso succedeva che i familiari di quel detenuto in viaggio o in procinto di partire per fare un colloquio, dopo centinaia di chilometri percorsi in treno o in nave, dopo una notte di viaggio disagiato, sentirsi dire alla portineria del carcere che il proprio familiare detenuto è stato trasferito dall’altra parte della penisola. I trasferimenti, in gergo “traduzioni” vengono effettuati con i “cellulari blindati” ossia dei furgoni nei quali sono ricavate due piccole cellette in ciascuna delle quali vi sono due sedili, i detenuti vi sono rinchiusi ammanettati (con gli “schiavettoni”: una strumento che obbliga a tenere le mani una distante dall’altra), non vi è posto nemmeno per alzarsi in piedi e sgranchirsi le gambe durante il viaggio che spesso dura molte ore considerate le distanze tra carceri speciali.

–  COLLOQUI – I colloqui  con i familiari sono di 4 ore al mese -un’ora a settimana- se i familiari risiedono molto distante può essere concesso, a discrezione della direzione, di suddividere le 4 ore mensili in due colloqui da 2 ore da effettuare ogni 15 giorni. Per ogni richiamo che subisce il detenuto vengono sospesi i colloqui. I familiari sono anch’essi sottoposti a perquisizione personale, spesso  costretti a spogliarsi del tutto. I colloqui sono effettuati con una lastra di vetro interposta tra i detenuto e familiari e con i citofoni per potersi parlare.

–  I COLLOQUI TELEFONICI vengono aboliti o concessi solo in casi eccezionali.

–  LA CORRISPONDENZA dei detenuti in arrivo e in partenza viene sottoposta a censura. Vengono addirittura sequestrati i giornali e documenti provenienti dal movimento.

–  ASCOLTO RADIO, è vietato l’ascolto della radio sulle modulazioni di frequenza, per impedire di ascoltare le emittenti radio del movimento.

–  DISTANZE, i detenuti destinati alle Carceri Speciali vengono trasferiti negli istituti penitenziari più distanti dalla residenza della propria famiglia.

all’ interno

–  GUARDIE: aumenta il rapporto tra guardie e detenuti, ogni volta che il detenuto esce di cella viene accompagnato da almeno tre guardie;

–  MOVIMENTI dalla cella: vengono ridotti al minimo gli spostamenti del detenuto dalla cella. 4 ore d’aria al giorno in cortili che sono vasconi di cemento, nessun’altra forma di socialità, successivamente le ore d’aria giornaliere verranno ridotte a 2 e poi a 1. Nei passeggi (aria) si può stare in numero limitato: inizialmente non più di 15 poi venne ridotto a 10 e poi a 5 con l’articolo 90.

– PERQUISIZIONI  PERSONALI:  ad ogni spostamento dalla cella del detenuto, per andare all’aria, o per recarsi al colloquio con i familiari o con l’avvocato o magistrato, il carcerato viene sottoposto a perquisizione completa (spogliarello o strip-searches)

– PERQUISIZIONI IN CELLA:  avvengono di mattina, intorno alle 5,30 – 6,00, le guardie entrano nelle celle per la perquisizione. Come si svolge? Varia ovviamente da carcere a carcere, ma in genere le guardie si impegnano a buttare all’aria le poche cose che si hanno in cella; spesso vengono vuotati i contenitori dello zucchero e del sale e mescolati insieme, vengono sfogliati i libri in modo tale da rovinarli, vengono sparse sul pavimento le foto dei familiari o altri oggetti cari ….

– LIMITAZIONE DEGLI OGGETTI DA TENERE IN CELLA:   non si possono tenere più di 5 libri, un quaderno, due penne e due matite;  per gli  indumenti, una tuta, due maglioni, due pantaloni e un paio di cambi di biancheria, due paia di scarpe, un asciugamano e un accappatoio;  il materiale per radersi doveva essere tenuto in uno stipetto esterno alla cella e chiederlo alla guardia quando lo si doveva usare.

RIPRESA DELLE LOTTE

giugno 1978, Regina Coeli e Rebibbia in sciopero della fame per una “vera” amnistia che non escluda nessuno (difatti l’indulto del 78 escludeva i “reati che destano allarme sociale”);                                  

giugno 1978, carcere di Padova in lotta per un indulto senza esclusioni, per abolire le carceri speciali, contro i trasferimenti punitivi, per la piena attuazione della riforma carceraria;

luglio 1978, Poggioreale (NA) sciopero per gli stessi obiettivi;

luglio 1978, Modena: per migliori condizioni di vita e sanitarie interne;

luglio 1978, Bergamo: per migliorare il vitto e per l’assistenza medica;

luglio 1978, Fossombrone: sciopero della fame per maggiore socialità e più ore d’aria;

luglio 1978, 4 detenuti per chiedere l’avvicinamento ai familiari prendono in ostaggio 8 guardie, viene evitata per un pelo (ossia per il buon senso dei detenuti) la strage;

–  agosto 1978, Asinara: rifiuto di rientrare nelle celle dopo l’aria per protestare contro i citofoni e i vetri divisori;  per protestare concretamente contro le condizioni di isolamento  vengono praticati dei buchi nei muri divisori tra le celle attraverso i quali è possibile passare, cosicché la sezione Fornelli (massima sicurezza) diventa una sezione unica, consentendo il massimo di socialità.

settembre 1978, Perugia femminile e Le Nuove (TO) femminile: per la completa attuazione della riforma e per le condizioni sanitarie;

–  agosto- settembre 1978, Asinara, Cuneo, Fossombrone, Termini Imerese e Trani: i detenuti al colloquio rompono i citofoni per protestare contro quello strumento indegno;

–    marzo 1979, Poggioreale (NA), Nuove (TO): i detenuti della sezione speciale protestano contro il trattamento differenziato;

–  maggio 1979, Novara: i detenuti lottano per ottenere il riconoscimento del comitato di lotta; per rappresaglia vengono messi in celle di massimo isolamento senza finestre al buio e senza lenzuola e coperte;

–     settembre 1979, Termini Imerese: rivolta contro il carcere speciale, i detenuti chiedono il trasferimento in istituti normali;

–   2 ottobre 1979, Asinara: dopo ulteriori restrizioni in violazione anche delle norme i detenuti decidono la rivolta, distruggendo la sezione di massima sicurezza “Fornelli”.     

–   novembre 1980, Nuoro, rivolta al carcere Badu ‘e Carros. Viene distrutta la sezione speciale.

dicembre 1980, Trani rivolta e distruzione della sezione speciale (qui  e qui ). L’obiettivo della rivolta, la chiusura del carcere dell’Asinara, viene raggiunto nel Marzo 1981.

Questo articolo fa parte di un testo in cinque parti tratto da contromalestrom (link di seguito)

Il carcere dagli anni Sessanta ad oggi

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Il carcere dagli anni Sessanta ad oggi – Lotte e repressione

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