Sullo sgombero dell’Occupazione di Via Toselli – comunicato degli ex occupanti

 Toselli non si arresta

Un edificio morto, abbandonato e inutile a tutti. Tre piani ampi ,vuoti e polverosi. In questa carcassa di cemento e mattoni abbiamo immaginato, scommesso e trovato un luogo per sperimentare, condividere, diffondere nuove possibili forme di (r)esistenza. Vita in comune, ricerca artistica, scambio di idee e saperi contro la monotonia e l’isolamento a cui siamo costretti in un mondo governato dal denaro.

Chi mette in gioco la sua vita e mette in discussione i modelli di esistenza in cui siamo incastrati è una minaccia e va tolto di mezzo nel modo più feroce. Un esercito è stato mobilitato, automi in divisa hanno attaccato e distrutto tutto quel che trovavano. Con violenza cieca e ottusa si sono accaniti su libri, dipinti, strumenti musicali ed effetti personali.

Dodici persone, coi loro corpi e le loro presenze, hanno lottato per difendere lo spazio. Paura, rabbia, adrenalina, fiducia reciproca e voglia di reagire. Uniti, per oltre due ore e mezzo, contro scudi, caschi, manganelli, lacrimogeni e ogni forma di tecnologia progettata per distruggere e devastare.

La resistenza degli occupanti ha incontrato la solidarietà di chi non si riconosce nei ritmi e modelli della Metropoli. Per due giorni le strade sono state bloccate, il tempo del capitale si è fermato.
Complicità, rabbia, voglia di esserci, di lottare, di difendere spazi, idee e persone che li abitano.
La solidarietà si è espressa con cortei, presidi, blocchi e la presenza costante in supporto ai ragazzi sul tetto.
In pochi mesi di vita tante persone sono passate e molto forti sono stati alcuni dei legami costruiti in questo tempo, molta anche la rabbia che in quelle poche ore è esplosa spontanea contro la palese brutalità dello stato e dei suoi servi. Sentimenti ed emozioni che hanno fatto riempire le strade del quartiere e i cuori di chi, o da più di 15 metri di altezza o rinchiuso ai domiciliari, si viveva la scena.
Eravamo tutti lì.

Una semplice equazione descrive la relazione esplicita tra repressione e solidarietà, dove molteplici corpi si uniscono e rispondono a gran voce all’infame attacco della polizia e all’autoritarismo di una città che ci vede a volte come rifiuti altre volte come carne da macello.
È vero, ora i dodici occupanti dovranno rispondere, dietro al banco degli imputati, per aver resistito alla violenza dello stato. Accuse pesanti e misure cautelari, provvedimenti penali che mirano come al solito ad isolare. Questo è il prezzo per chi si ribella, lo sapevamo e sapremo come rispondere, sempre uno accanto all’altro. Sta solo a noi costruire la forza per non cadere nella trappola dell’isolamento, la sfida più difficile, ma anche la più importante.

Le idee non hanno mura e non si possono sgomberare. Il percorso nato con l’Occupazione di via toselli non muore con il suo sgombero. Saremo ovunque, nelle strade, nei parchi e nelle piazze per continuare a costruire legami, sperimentare forme di socialità basate su spontaneità, complicità e autonomia, pronti e decisi nell’inseguire i nostri sogni.

Gli sgomberati di via Toselli

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