Renzi, Maria De Filippi e la comunicazione politica

La partecipazione del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, alla trasmissione Amici diretta da Maria De Filippi, ha destato non poche sorprese e qualche ilarità. Le ragioni non sono certamente difficili da comprendere. Il programma, che per la prima volta ospiterà un uomo politico, si caratterizza infatti per l’esaltazione del successo e della notorietà televisiva come valori assoluti e per un livello culturale alquanto modesto. Nonostante questo, pensiamo che la maggior parte delle critiche rivolte all’iniziativa di Matteo Renzi siano caratterizzate da scarsa riflessione sui mezzi e gli strumenti attraverso i quali si cerca e si crea il consenso politico. Permetteteci al riguardo di essere più chiari con un lungo salto indietro al 1936, anno di elezioni presidenziali in America.

Il democratico uscente Franklin Delano Roosevelt viene sfidato dal repubblicano Alfred Landon. Un giovane ricercatore, George Gallup, nei mesi che precedettero le elezioni lanciò un’ambiziosa sfida alla famosa rivista Literary Digest, che da anni conduceva dei sondaggi pre-elettorali tra i suoi lettori. Gallup predisse con largo anticipò che la Literary Digest avrebbe previsto la vittoria del repubblicano Landon, quando in realtà Roosevelt, secondo le sue ricerche, sarebbe stato confermato con circa il 55% delle preferenze.
I fatti diedero ragione a Gallup. La domanda che sorge spontanea è quindi la seguente: Gallup era un giovane ricercatore dotato di qualità soprannaturali oppure aveva compreso qualcosa che la nota rivista ancora non coglieva? Ovviamente la risposta corretta è la seconda. L’errore della rivista era infatti di stampo metodologico. I suoi lettori, per quanto numerosi, non costituivano in alcun modo un campione rappresentativo degli elettori americani, essendo mediamente più istruiti, maggiormente benestanti e generalmente ostili alle riforme introdotte da Roosevelt. Dal 1936 quindi, la randomizzazione del campione che viene scelto per condurre una survey è divenuta una pietra miliare degli studi demoscopici. Spesso però questa elementare considerazione non viene ricordata. Probabilmente vi starete chiedendo, peraltro con piena ragione, quale sia il filo rosso che lega George Gallup e le sue riflessioni metodologiche all’imminente apparizione di Matteo Renzi alla trasmissione Amici.
Ci spieghiamo immediatamente.

La sequela di critiche e sberleffi caduti sul sindaco di Firenze ci sembrano infatti in gran parte attribuibili a quella che potremmo chiamare la sindrome della Literary Digest. I commentatori politici ed i giornalisti, ma in misura non minore i compagni di qualsiasi risma, tendono a trascorrere per il proprio lavoro, la propria attività politica o semplicemente per piacere, una buona fetta del proprio tempo con persone che hanno un elevato grado di istruzione, sono attenti conoscitori delle vicende politiche e tendono a posizionarsi rispetto alle tematiche dell’attualità con un elevato grado critico e razionale. Questo spaccato di società, indiscutibilmente nobile, è però solamente una parte, per di più alquanto minoritaria, del mondo fuori. La realtà è infatti ben diversa. L’elettore medio, se la nostra riflessione è focalizzata sul momento elettorale, è tendenzialmente disattento rispetto alle vicende politiche, dispone di limitati mezzi per comprenderne la complessità e nella formazione delle proprie opinioni è affetto da numerose scorciatoie cognitive, tra le quali primeggiano la leadership ed il simbolismo partitico. In breve, l’irrazionalità è il suo marchio di fabbrica. Appare quindi evidente come per il primo campione, peraltro e purtroppo non rappresentativo, il comportamento di Renzi sia alquanto discutibile e probabilmente anche fastidioso. Tuttavia, nel momento in cui le nostre lenti distorte della realtà, come quelle che usava la Literary Digest, vengono sostituite con quelle che ci garantiscono una comprensione maggiore della complessità esterna, l’apparizione di Renzi si mostra immediatamente in un’altra luce.

Tutto questo non significa ovviamente copiare il suo modello comunicativo, cosa che inoltre sarebbe palesemente sbagliata. Suggerisce semplicemente di comprenderne le ragioni.

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