Presidio sotto la questura: con Guled nel cuore, con la libertà negli occhi, con la rabbia nelle vene

Il 13 giugno scorso Mohamud Guled si è buttato da una finestra dello stabile occupato di Via Slataper. Un episodio che rivela l’insostenibilità delle condizioni di vita di chi, dopo aver lasciato la propria terra, in fuga dalla guerra e dalla fame, si ritrova in situazioni analoghe a quelle da cui era fuggito, sfruttato sul lavoro e senza la certezza di trovare una dimora. “Questo non è vivere, è sopravvivere” dichiara uno degli occupanti. Per questo stamattina gli occupanti di via Slataper, gli occupanti del Kulanka e il Movimento di Lotta per la casa hanno presidiato sotto la questura di Firenze per chiedere che i diritti di rifugiato politico vengano concessi e rispettati: diritto alla casa, all’assistenza, al lavoro, i diritti minimi per la sopravvivenza. Infatti ad oggi la situazione è più drammatica che mai: le istituzioni non solo restano cieche di fronte a tali richieste, ma arrivano a osteggiarle con l’uso della forza, inscenando talvolta chiari episodi di razzismo: gli esempi più eclatanti sono il recente fatto con protagonista il cosiddetto “nucleo antidegrado” renziano (vedi qui), e lo sgombero, con calci e pugni sempre da parte della Polizia Municipale, della tendopoli degli stessi ragazzi che all’indomani dell’occupazione di via Slataper stavano lottando per questo diritto alla casa che appare raggiungibile solo attraverso la pratica dell’occupazione. Senza risposte dai piani alti, non resta che prendere una posizione indipendente da essi, e di qui la legittimità a occupare stabili sfitti da anni che altrimenti resterebbero vuoti e inutilizzati per chissà ancora quanto tempo.

Su Repubblica già appare un’interpretazione fasulla del motivo che ha spinto Guled a lanciarsi dalla finestra cinque giorni fa: era “ossessionato dal permesso di soggiorno”. Ridurre in questi termini la vicenda è la solita scappatoia per tagliare corto sulle responsabilità istituzionali: ossessionato, sì, ma perchè il permesso di soggiorno significa una prima speranza per la ricostruzione di una vita in Italia, è un passo essenziale quanto difficile da ottenere a causa delle leggi e della lunga e faticosa burocrazia. Quindi contro chi puntare il dito? Contro la fragilità di una singola persona o contro ciò che crea le condizioni che lo hanno portato a tale scelta?

Qui di seguito il video del presidio di stamattina:

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