#OccupyExpo

Nel libro Shock economy Naomi Klein descrive una serie di catastrofi – dall’invasione dell’Iraq allo Sri Lanka post-tsunami – che ha permesso, sull’onda dell’emergenza economica e sociale, di trasformare il “politicamente impossibile” in “politicamente inevitabile”. E’ quanto sta succedendo in piccolo qui da noi con l’accordo sui contratti flessibili per l’Expo di Milano. Il premier Enrico Letta ha dichiarato che tale evento “si conferma un laboratorio per il Paese e un volano per la nostra economia”, sottolineando che “il contributo delle parti sociali è stato molto produttivo”.

Il protocollo che disciplina le modalità di assunzione e impiego del personale nei sei mesi dell’esposizione universale – firmato dai rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl, Uil, Filcams Cgil, Fisacat Cisl e UilTucs con l’ad di Expo 2015 Giuseppe Sala – serve a flessibilizzare ulteriormente la forza-lavoro, mentre lo sdoganamento di stage e lavoro volontario è funzionale all’abbassamento del salario normale medio.

Si valuta che saranno in 18.500 a lavorare gratis durante lo svolgimento dell’esposizione milanese.

“Si tratta di una piattaforma importante – ha spiegato al Sole 24 Ore Giuseppe Sala – che può diventare un utile riferimento per le intese nazionali cui si sta lavorando per garantire maggiore flessibilità nel mercato del lavoro.”

Secondo la Cgil l’accordo “segna un passo positivo verso l’idea che a ragioni straordinarie si possa rispondere con la contrattazione [...] Come avevamo detto da tempo – prosegue la nota – dopo i tanti accordi già sottoscritti su materie quali la sicurezza, la legalità e la realizzazione di opere e servizi, quello sottoscritto oggi dalle organizzazioni sindacali e la società Expo risponde alle esigenze di eccezionalità, derivanti da questa opportunità di sviluppo, attraverso la contrattazione e non l’impianto legislativo derogatorio.”

Traduciamo dal burocratese: con la scusa dell’eccezionalità si introducono delle novità normative e contrattuali che, una volta passate in un grande cantiere, si prestano ad essere applicate ovunque. Insomma, quello che era impossibile diventa inevitabile e l’eccezionale diventa la regola. I sindacati prendono atto e si adeguano, come sempre.

Milton Friedman e i suoi potenti seguaci hanno perfezionato questa strategia: attendere il verificarsi di una grande crisi o di uno shock economico, quindi sfruttare il disorientamento della popolazione per agire rapidamente e rendere “permanenti” le riforme.
Detto ciò, non bisogna disperare e nemmeno darsi per vinti perché è possibile individuare una simmetria: al processo di dissolvimento del vecchio modello contrattuale e delle relative “garanzie” si contrappone un processo di ricomposizione della forza-lavoro ad un livello superiore.

Coordinamento dei lavoratori in lotta = rete + organizzazione territoriale + parole d’ordine unificanti.

Ch86

Facebook

YouTube