Turchia: dilaga lo sciopero dei metalmeccanici per ottenere aumenti salariali
Uno sciopero senza precedenti interessa in questi giorni la Turchia. La mobilitazione è iniziata durante il turno di mezzanotte del 14 maggio negli stabilimenti Oyak Renault di Bursa, dove circa 5.000 lavoratori hanno interrotto la produzione. Già dal giorno successivo migliaia di metalmeccanici provenienti da altre fabbriche, tra cui Tofas (una joint venture del fondo militare turco Koç Holding e FIAT in cui lavorano 4500 dipendenti), Coskunöz, Mako, Ototrim e Türk Traktör, hanno scioperato a sostegno dei colleghi; i lavoratori della Ford di Kocaeli sono scesi in sciopero il 19.
I metalmeccanici chiedono aumenti salariali del 60% (al pari di quelli ottenuti dai dipendenti dello stabilimento della Bosch) e pretendono che il Türk Metal (sindacato riconosciuto dalle aziende) lasci immediatamente le fabbriche, specie dopo la firma dell’accordo di categoria con l’associazione degli industriali, la Turkey’s Metal Industrialists Union (MESS). Vogliono inoltre che ogni operaio sia libero di scegliere il proprio delegato sindacale e che nessuno possa firmare accordi senza prima aver consultato la base.
Le linee produttive di Bursa, la quarta città turca e capitale dell’automotive, sono situate a circa 150 km a est di Istanbul e sono considerate il cuore dell’industria automobilistica, uno dei settori trainanti per l’industria nazionale. La lotta dei lavoratori metalmeccanici risale al 2012, quando in migliaia rassegnarono le dimissioni dal sindacato Türk Metal sostenendo che quest’ultimo non lottasse per i lavoratori. Dopo diversi scioperi, lavoratori provenienti da diverse fabbriche hanno dato vita a un nuovo organismo di lotta al fine di adottare misure autonome di lotta e organizzazione.
In seguito dello sciopero la Renault ha minacciato di riconsiderare gli investimenti e l’attività produttiva nella Oyak Renault, la testa della casa automobilistica francese in Eurasia.
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