Dopo le cariche a freddo a Pisa, una lettera indirizzata al “Signor Matteo Renzi”

da https://www.facebook.com/CasaRossaOccupata/?fref=nf

Abbiamo deciso di scriverle perchè abbiamo letto le sue dichiarazioni di ieri, in cui definisce “Incomprensibili” gli scontri di Pisa e in cui si felicita a quattro colonne, sul fatto che l’Istat abbia segnato una flessione della disoccupazione, merito che lei attribuisce al suo Jobs Act.

Abbiamo deciso di scriverle perchè siamo perfettamente consapevoli che “non comprendere” non è una colpa, soprattutto quando fra il mondo di sopra e quello di sotto, non c’è solamente un mondo di mezzo composto da servi, lacchè e forze dell’ordine, ma c’è anche una fitta nebbia. Quindi le scriviamo per aiutarla a percepire quegli scontri come un po’ più “comprensibili”. Dopotutto siamo quasi coetanei (chi più chi meno), ma mentre lei faceva i primi passi nella società di servizi di marketing della sua famiglia, noi ci barcamenavamo fra un lavoretto e l’altro. In fondo non avremmo mai potuto parlarci neppure sui campi di calcio, perchè mentre noi scegliemmo di giocare, lei già allora scelse il ruolo del comando, quello di arbitro.
Intanto che lei è impegnato fra un caffè con Joe Biden e una videoconferenza sull’importanza di internet, fra una E-News per ridefinire il 25 aprile come “la festa della libertà” e una coreografia da provare per la prossima Leopolda, qualcuno, qualche decina di milioni di persone del nostro paese, ha qualche problema. Ognuno il suo problema particolare, sia chiaro.
C’è chi, in questo fottuto mondo di sotto, un lavoro non ce l’ha, nonostante la laurea e il master, nonostante le decine di colloqui e le centinaia di domande. C’è chi invece ha la fortuna di averlo; un lavoro serio e dignitoso, per il quale percepisce 1.000 euro al mese, diventati 1.080 grazie al suo assegno. 1.080 splendidi euro dai quali dover togliere 500 euro di affitto, le tasse, le spese sanitarie, ecc.
C’è chi per una salute cagionevole è costretto a spendere mensilmente centinaia di euro in ospedali fatiscenti, per i ticket che il vostro sistema politico ha imposto, salvo poi dover rinunciare a molti degli esami, in fondo il curarsi è un moderno Status symbol.
Ci sono poi gli studenti, il mondo della scuola e quello delle Università. La sua cosiddetta “Buona Scuola” si propone il compito di accorciare la distanza fra mondo della formazione e mondo del lavoro, con stage, selezioni alla base, ottimizzazioni dei costi. Si faccia un giro nelle nostre scuole pubbliche, nelle nostre università. Guardi le strutture fatiscenti, osservi le condizioni di lavoro dei docenti. Provi per una volta a non vederli come portatori di cultura e quindi come avversari (si sa la cultura fa paura al potere), li osservi come lavoratrici e lavoratori: noterà che la sua riforma, fra una digitalizzazione e un registro elettronico, ha tolto la vera radice e funzione a quel mestiere: quella di formare cittadini critici, liberi e consapevoli.
Osservi poi cosa significa quel Jobs Act di cui tanto si vanta: lavoratori e lavoratrici piegati e spezzati di fronte alla catena della produzione, supini e silenti nella consapevolezza che una qualsiasi voce discordante può portare alla repressione, al ricatto, al licenziamento. Il sistema dei voucher, che tanto le piacciono, utilizzati per coprire il lavoro nero, per pagare una miseria, legalizzando lo sfruttamento.
Signor Matteo Renzi, lo sappiamo siamo prolissi, quasi stancanti. Ma converrà che questa mini fotografia della società in cui vive, di cui detiene il monopolio politico, quello della forza e quello dell’informazione, è un tantino preoccupante. La nebbia che non permette al suo mondo di sopra di percepire tutte queste cose, è la stessa che ci tiene nelle nostre case e nei nostri luoghi di lavoro, silenziosi, accontentandoci della Tv per divertirci e delle elezioni per illuderci.
Poi, improvvisamente, nei capricci atmosferici determinati anche dalle scelte politiche del suo mondo come il No al referendum sulle trivelle, appare una giornata di sole. Ed alcuni di quelli in basso, alcuni di noi, decidono di alzarsi in piedi e di provare a vedere oltre quella nebbia. E lì finalmente si vede oltre la caverna, oltre la coltre di grigio. E si vedono un manipolo di privilegiati che decidono le sorti di milioni di persone, sempre col sorriso sulle labbra e la pancia piena, con l’auto di lusso e il conto a Panama. E allora ecco la rabbia.
Adesso forse la giornata di ieri le sembrerà un po’ più “comprensibile”. O forse no. Non han tempo i sovrani di ascoltare le lamentele dei sudditi e il “nostro piangere fa male al re”. A noi intanto comincia ad essere un po’ più comprensibile una cosa: che se davvero abbandoniamo i nostri timori, cominciamo ad uscire dalla caverna, a guardare oltre la nebbia, se davvero cominciamo a dare una forma a questa insoddisfazione a questa rabbia, le prospettive di vita cambiano, ma cambiano davvero.
Ed allora pensare di calpestare il mondo di mezzo per arrivare ad invadere ed occupare quel mondo di sopra, affinchè non ci siano più tre mondi ma uno solo, non rimane più un sogno ma diventa un preciso obiettivo.
Cordiali saluti
Una lavoratrice o un disoccupato o una studentessa o un precario
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