Carrara – Quando di capitalismo si muore: sull’ennesima morte di un cavatore
Quando di capitalismo si muore
Ancora un morto! Ancora una volta a cadere è stato un lavoratore del settore del marmo, un precario sessantenne che doveva essere assunto “a tempo indeterminato” dopo che aveva perso il lavoro nell’azienda in cui lavorava prima.
Ora, dopo un altro morto a due settimane dalla duplice tragedia di Colonnata, tutti (politicanti e sindacalisti di regime) sparlano di “sicurezza”, di “formazione”, di “troppa confidenza con una lavorazione che si conosce” come se morire sul lavoro (magari precario) sia colpa dei lavoratori stessi.
Invece gli assassini sono sempre gli stessi, sono quelli che abbiamo individuato e più volte indicato: i padroni ed il meccanismo di sfruttamento estremo che possono applicare impunemente grazie al modo di produzione capitalista che da loro la piena libertà in tema di organizzazione del lavoro e orario.
È a causa di queste concause che è morto il lavoratore a Carrara, i due cavatori a Colonnata e tutti gli altri che, in ogni settore, sono caduti. No, non sono morti, sono caduti in una guerra che da una parte vede i padroni accrescere i loro profitti sulla pelle di coloro che, dall’altra parte, sono sfruttati e che da questo sfruttamento vengono uccisi.
Non esistono morti bianche, esistono solo lavoratori assassinati, per questo non versiamo lacrime di coccodrillo falsamente pietose ma lacrime di rabbia nei confronti per i NOSTRI e contro coloro che sono gli ASSASSINI dei nostri compagni: i padroni!
Dobbiamo liberarci dalla schiavitù del lavoro salariato, di un modello di produzione basato sul profitto di pochi e solo cosi non piangeremo più i nostri morti. Per questo ci auguriamo che un giorno non lontano, la morte volti lo sguardo altrove e non più verso i proletari di tutto il mondo.
Areaglobale
Movimento politico
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