A fianco dei lavoratori francesi e belgi in lotta: e qui, cosa aspettiamo ?

Volantini distribuiti alla Fincantieri di Marghera:

Da più di tre mesi la Francia è scossa da un movimento di scioperi operai e di dimostrazioni di piazza forte e determinato che prepara per il giorno 14 giugno lo sciopero generale.

La lotta è contro la legge Khomri (Loi Travail) varata dal governo Hollande-Valls, che come il Jobs Act di Renzi, dà ai padroni totale libertà di licenziare, allunga gli orari di lavoro, riduce l’assistenza sanitaria, garantisce alle imprese di poter imporre ai lavoratori tutte le ‘flessibilità’ che vogliono.

Questa lotta ha un obiettivo: il ritiro della legge Khomri. Ed è una lotta energica, come deve essere ogni autentica lotta operaia, fatta di picchetti, scioperi e manifestazioni molto partecipati e ripetuti, decisi direttamente dalle assemblee dei lavoratori. Le raffinerie di petrolio, le centrali nucleari, le ferrovie, gli aereoporti, i porti, la metro e i bus parigini, i cantieri navali, le fabbriche di auto Psa, i siti Amazon… sono stati finora i gangli vitali della produzione e dei trasporti più coinvolti.

La forza di questa lotta ha coinvolto importanti settori di giovani e ha conquistato il consenso della maggioranza dei cittadini francesi. Di più: ha incoraggiato un analogo movimento di protesta in Belgio, dove il 31 maggio c’è stato un grande e partecipato sciopero generale contro le misure di austerità decise dal governo Michel, e un altro è in programma per il 24 giugno.

Il governo francese ha risposto con misure repressive senza precedenti, prese sulla base della legge d’emergenza ‘anti-terrorismo’ impiegando elicotteri, droni, cannoni ad acqua, lacrimogeni, pallottole di gomma, spray urticanti, ferendo centinaia di manifestanti, con la polizia impegnata ad attaccare i picchetti operai e scatenata nel fare centinaia di feriti, oltre 1.600 fermi, 1.000 arresti – con stampa e tv impegnate, su ordine delle banche e del padronato, a presentare i dimostranti come ‘terroristi’ e ‘delinquenti’. Tutti uniti, i socialisti, la destra di Sarkozy e la destra di Le Pen nel pretendere la fine della lotta e il ritorno all’ordine, l’ordine dello sfruttamento capitalistico. Quell’ordine invocato anche dall’Unione europea, dalla Bce e dagli altri governi, quello italiano in testa.

Ma i lavoratori e i giovani francesi in lotta non si sono piegati, e hanno rilanciato la sfida a governo, padronato e parlamento con lo sciopero generale del 14 giugno. Questa sfida va sostenuta anche qui da noi perché la sua vittoria darebbe forza, fiducia, speranza a milioni di lavoratori in tutta Europa che stanno subendo la stessa aggressione. Una prima iniziativa in questa direzione c’è stata sabato 4 a Milano su iniziativa del SI-Cobas e altri sindacati di base. Bisogna proseguire manifestando con ogni forma e mezzo la solidarietà ai lavoratori francesi e belgi: la loro lotta è la nostra lotta!

Raccogliamo il loro grido di battaglia e rilanciamo anche qui la lotta per rimettere in discussione il Job’s Act del governo Renzi, la brutale contro-riforma del diritto del lavoro che ha prodotto solo la più devastante precarietà e incoraggiato l’arroganza di padroni e padroncini.
Costituiamo coordinamenti e comitati di lotta di lavoratori che, abbiamo o meno la tessera di questo o quel sindacato, siano d’accordo nella difesa delle necessità operaie e proletarie!

Comitato di sostegno ai lavoratori Fincantieri

E qui, cosa aspettiamo a dare battaglia al padronato e al governo Renzi?

Lavoratori, lavoratrici,

mentre in Francia i lavoratori di tutte le categorie e la gioventù combattiva preparano lo sciopero generale per il 14 giugno, qui siamo fermi o, al massimo, andiamo avanti come le lumache.

Eppure Confindustria, Federmeccanica e Fincantieri ci hanno dichiarato guerra. Non vogliono aumentare i salari. Pretendono di allungare gli orari. Puntano ad aumentare produttività e profitti a spese dell’occupazione e della salute dei lavoratori. Non vogliono limiti agli appalti. Hanno già assicurata dal Jobs Act la libertà di licenziare – la banda di Bono l’ha usata per licenziare Giuseppe Muzio, 41 anni, magazziniere, da 11 in Fincantieri a Palermo, reduce da un infarto e assegnato a un turno di notte in cui si è sentito male… Non solo, ma le organizzazioni sindacali, invece di fare un mea culpa e rimettere in discussione gli accordi peggiorativi sottoscritti in tutti i cantieri, a Castellamare, Sestri e Ancona, con le flessibilità coatte, si preparano a chiudere un contratto integrativo, se mai l’azienda lo vorrà fare, che accetta la divisione normativa e salariale tra i dipendenti di una stessa azienda. E lo stesso rischio si corre con il contratto nazionale dei metalmeccanici.

Anche i burocrati-culi di pietra di CGIL-CISL-UIL e FIOM-FIM-UILM hanno capito che tira una brutta aria. Di mala voglia hanno deciso di bloccare gli straordinari nel comparto metalmeccanico e indire qualche ora di sciopero. Ma il tutto fatto senza molta convinzione, male organizzato, senza trasmettere ai lavoratori nessuna intenzione di dare realmente battaglia. Però con scioperi annunciati con settimane o mesi di anticipo, che non mordono gli interessi e l’organizzazione aziendali, invece di accumulare forze, si consumano forze.

Per piegare l’aggressività dei padroni e del governo serve ben altro! Serve una lotta vera, dura, ben organizzata, auto-organizzata, sulla base delle necessità operaie di aumentare i salari e gli occupati, ridurre gli orari e i carichi di lavoro senza contropartite, azzerare le ‘flessibilità’ concesse, imporre la parità di trattamento tra gli operai degli appalti e i dipendenti diretti.

Sappiamo bene che tra i lavoratori c’è paura, c’è sfiducia, c’è rassegnazione, e divisione seminata ad arte dai padroni e anche dalle burocrazie sindacali complici del padronato e del governo. Ma se non vogliamo perdere la salute e la dignità solo per arricchire pescecani come Marchionne, Bono &Co. e i loro tirapiedi alla Renzi; se non vogliamo farci la pelle gli uni con gli altri, pagandone alla fine il prezzo tutti quanti; abbiamo davanti una strada obbligata: rimboccarci le maniche ed entrare in campo in prima persona, organizzare da noi le nostre forze che sono potenzialmente grandissime, perché siamo noi classe lavoratrice a mandare avanti la società e perché siamo milioni e milioni!

Un primo passo è stato compiuto in questa zona con l’assemblea operaia del 21 maggio a Marghera, che abbiamo organizzato assieme ai compagni dell’opposizione in CGIL in solidarietà con i delegati della Fiat di Termoli e Melfi in lotta contro Marchionne. L’assemblea è riuscita, ha posto all’ordine del giorno la formazione di Coordinamenti di lavoratori disposti a organizzare una vera lotta per i contratti e contro il governo. Ora si tratta di passare dalle parole ai fatti.

Prendiamo esempio dai lavoratori francesi e belgi e dalla lotta della Fiat di Termoli e di Melfi! Lì i lavoratori e i delegati più combattivi si sono ribellati ai sabati obbligati di straordinario, ma sono stati lasciati soli e denunciati dalla stessa FIOM perché organizzavano ed organizzano scioperi che la direzione FIOM non vuole, nonostante siano sostenuti dalla maggioranza dei lavoratori.

Opponiamoci anche noi a questo attacco con la lotta e in modo organizzato, non lasciando spazi ad accordi separati o unitari, nazionali o aziendali, che peggiorino la vita di chi lavora e spianino la strada al carrierismo sindacale e alla totale libertà di azione dei padroni sulla pelle dei lavoratori.

Marghera, 10 giugno 2016

Comitato di sostegno ai lavoratori Fincantieri

Piazzale Radaelli, 3 – Marghera

comitatosostegno@gmail.com

https://pungolorosso.wordpress.com

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